È un po’ un peccato ritrovarsi nel 2020, a inizio nuova generazione, con il pathos spento all’improvviso da generatori scarichi e altri banali puzzle ambientali
Molto più sensati e contemporanei, per permettere al giocatore di tirare il fiato, i momenti esclusivamente ludo-narrativi, come una cena di Natale dove sembra di sentire il profumo delle pietanze e quel calore familiare, avvolgente, tipico della festa, andando a cercare un disco tra quelli preferiti del padre, poliziotto rimasto ucciso in un attacco terroristico l’anno prima, per accendere l’atmosfera e lasciarsi cullare da ricordi che diventano un po’ nostri.
UNA SCENEGGIATURA CHE SI CONCENTRA SUI DETTAGLI E NON SUL FACILE PIETISMO
SPIDER-SPETTACOLO
E così come Spider-Man in famiglia torna ad essere Miles Morales, togliendosi la maschera e mettendosi a nudo, l’opera Insomniac su PS5 comincia a mostrare i muscoli della macchina alle prese con un mondo denso, vivo, un formicaio che si sviluppa tanto in orizzontale quanto in verticale, ben lontano dai curatissimi ma piccoli e graziosi mondi di Astro’s Playroom.
È nel passaggio dal macro al micro e viceversa che Marvel’s Spider Man: Miles Morales trabocca dai suoi 4K per restituire una sensazione di vertigine e scala scioccante, impetuosa, fenomenale. Questione di proporzioni, metrature, altezze, per uno degli open world più credibili mai visti, e non solo per aver reso virtuale la città più famosa al mondo. Stare appollaiati sulla punta dell’Avengers Tower, osservare un orizzonte sterminato, che prosegue ben oltre le aree giocabili, il nevischio più credibile mai realizzato che sferza il viso. Sotto di noi distese di isolati, grattacieli, strade brulicanti di traffico e pedoni caricati istantaneamente a qualsiasi distanza si trovino, senza pop-up di sorta, con un’immagine pulitissima ai confini della realtà.
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