Metro Awakening - Recensione

PC PS5 VR

Non è un guerriero, ma il medico Sedar incarna la parte migliore di noi, mentre si avventura tra le tenebre di un mondo da ricostruire nella realtà virtuale di Metro Awakening.

Sviluppatore / Publisher: Vertigo Games Prezzo: € 39,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PSVR2, Meta Quest, Steam VR

È un mondo buio e pericoloso quello in cui vive Sedar, uno che può facilmente trasformare gli uomini in bestie, così come tirare fuori la parte migliore di loro. Quando le bombe iniziano a piovere su Mosca, i più fortunati riescono a guadagnare la salvezza nei tentacolari tunnel della metropolitana, solo per trovarsi di fronte al gravoso compito di riorganizzare dal caos una società altrimenti condannata all’estinzione.

Venti anni dopo, gruppi di sopravvissuti cercano di aggrapparsi alla speranza che in poco tempo sono stati costretti a creare nella più disperata delle situazioni, mentre tutto attorno mutanti nati dalle radiazioni e predoni privi di scrupoli rappresentano il naturale contrappasso alla loro virtuosa celebrazione della vita. Come medico, Sedar veste un ruolo di tutto rispetto, tuttavia un tragico evento rimbomba dal suo passato: anni prima la morte del figlio ha segnato in maniera indelebile la psiche della moglie, tormentata da sensi di colpa e incubi a occhi aperti.

La ricerca dei farmaci per la moglie costringono Sedar ad avventurarsi nelle budella della Metra, colme di radiazioni, creature e anomalie

Cocciutamente aggrappata ai ricordi e al pensiero di quello che sarebbe potuto essere, la donna rischia di sprofondare nell’abisso senza l’aiuto dei suoi farmaci, un bene estremamente raro che costringe l’eroico dottore ad avventurarsi nelle budella della terra, attraversando tunnel strariparti di morte e tenebre pur di donare alla donna che ama un attimo di sollievo in più, per quanto effimero. Ce la farà a raggiungere incolume la fine del suo viaggio? Direi di sì, basta che al termine dell’attrazione si diriga verso l’uscita, lì in fondo tra la biglietteria e la macchina dello zucchero filato.

LA LUNGA MARCIA DI METRO AWAKENING

Ti piace vincere facile se basi il tuo gioco sull’universo postatomico nato dalla mente dello scrittore e giornalista Dmitry Glukhovsky: male che vada, l’atmosfera e l’ambientazione saranno comunque di prim’ordine. Vertigo Games lo sa, e da subito tutto scorre liscio seguendo alla lettera un copione giù scritto, con Sedar che muove i primi passi in un crudele flashback prima di riaprire gli occhi tra – letteralmente, ma lo vedrete da soli – gli incubi di un presente da dimenticare, se non fosse per la flebile luce rappresentata da sua moglie e dalla piccola comunità che con fatica sono riusciti a creare. Gli scenari descritti dalla penna di Glukhovsky prendono vita in maniera assolutamente convincente una volta indossato il visore, e la tensione diventa un vero e proprio comprimario nei dodici, lunghi capitoli che compongono il gioco.

Ogni introduzione che ti mette a disposizione un M60 con munizioni infinite contro mutanti talpa è degna di essere vissuta.

Impossibile non provare ansia e tensione mentre si esplora un buio cunicolo della zona contaminata, con le gocce di condensa che limitano la visibilità della maschera antigas, la necessità di sostituire i filtri nervosamente ricordato dal ticchettio dell’orologio e la torcia che decide di restare a secco proprio mentre un mutante sbuca fulmineo da una galleria, pronto a fiondarsi sul nostro volto.

esplorare gli angoli più nascosti alla ricerca di munizioni o medicinali e farsi venire un mezzo infarto per gentile concessione dell’audio 3D

Ricaricare il generatore portatile mulinando la manovella al buio, esplorare gli angoli più nascosti alla ricerca di munizioni o medicinali e farsi venire un mezzo infarto per gentile concessione dell’audio 3D mentre tutto attorno le zampette di qualche aberrazione ballano la rumba nei condotti d’areazione fa parte di un attento lavoro di regia, e sono giunto alla conclusione che, di base, chi ha curato l’audio di Metro Awakening ha bisogno di un aumento. Il problema risiede nell’anima del gioco, rivelata appena si decide di sbirciare sotto la straordinaria scenografia: in altre parole Metro Awakening è un lungo corridoio continuo, dove l’interazione è limitata a quei movimenti che gli appassionati di VR hanno oramai mimato un milione di volte, come salire scale, ricaricare pistole o spalancare porte.

Lo zaino è un alleato prezioso, e conserva vitali attrezzi come l’indispensabile generatore.

A parte gli attrezzi che fanno parte del corredo del perfetto avventuriero non è possibile spostare oggetti, con il motore che effettua una bizzarra selezione (gli armadietti possono essere aperti, ma i cassetti socchiusi no, chissà perché) riguardo cosa possa entrare in contatto con il giocatore e cosa no, trasmettendo praticamente da subito una sensazione artificiosa, agli antipodi della magistrale opera di immedesimazione che regia e messa in scena hanno egregiamente creato.

BIGLIETTI, PREGO

Anche gli scontri a fuoco, esauriti i primi, straordinari incontri si rivelano poco interessanti; è come se i mostri attendessero il loro turno per colpire, correndo a nascondersi dopo un attacco per dare il cambio ai compagni, e il danno tutto sommato irrisorio che riescono a procurare (per lo meno al livello intermedio di difficoltà) non contribuisce a rendere pericolosi simili incontri. La cosa migliora un po’ andando avanti con l’arrivo degli avversari umani, quando le pallottole faranno un male cane e il confronto diretto risulterà caldamente sconsigliato.

Max è il leader della comunità. Narcisista e goffo quanto basta.

Per un gioco contraddistinto da una marcata semplicità di fondo, l’elemento furtivo appare stranamente curato, con l’immancabile immondizia da lanciare per creare diversivi e avversari che riescono a scorgere il giocatore anche nelle tenebre, se non perfettamente nascosto.

La necessità di trovare un riparo restando in movimento crea attimi di disorientamento che camuffano la costante linearità

La necessità di trovare un riparo restando in movimento crea attimi di disorientamento che camuffano la costante linearità, ma complessivamente Metro Awakening resta una glorificata attrazione da luna park con la sua dose di jump scare che compensa un’innegabile banalità grazie a trama (il fatto che Sedar non sia un guerriero pone di fronte a situazioni particolari che non voglio svelarvi) e tensione, confezionando un prodotto più che discreto grazie alla somma delle singole parti, assai lontano però dall’essere un “Alyx del mondo di Metro 2033” che i fan avrebbero voluto.

In Breve: L’atmosfera di Metro Awakening è straordinaria, realizzata con sapienza grazie a un’ambientazione di assoluto pregio e a una grande cura per la tensione. La linearità del percorso e una certa ripetitività di meccaniche generalmente già viste rischiano di banalizzare il tutto, anche alla luce del prezzo non esattamente basso. Se siete in grado di chiudere un occhio sarete ricompensati però da una trama che merita di essere vissuta, specie se amate la distopia creata da Dmitry Glukhovsky.

Piattaforma di Prova: PSVR2
Com’è, Come Gira: Nonostante nel gioco le sparatorie rivestano un ruolo importante, Sedar non è precisamente un uomo d’azione. Gli spostamenti risultano dunque molto sedati e difficilmente avrete bisogno di movimenti fulminei, uno scenario che crea un comfort adatto a tutti gli stomaci, tanto da farmi consigliare immediatamente lo spostamento fluido al posto dei più placidi teletrasporti per massimizzare l’immedesimazione nel mondo di Glukhovsky. Sicuramente si tratta di uno dei giochi più riusciti sul fronte artistico per il nuovo visore SONY.

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Pro

  • Ambientazione riuscita e tensione garantita. / Tecnicamente convincente. / Trama interessante

Contro

  • Molto lineare e a tratti superficiale.
8

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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