Pedro è uno di quegli amici casinisti che non ha neanche finito le medie, un figlio di buona donna di scarso fascino e intelletto ma sempre in grado di piazzare la battuta giusta, a tradimento. Un senso dell’umorismo grezzo, sboccato, che fa contrasto con l’estrema eleganza di doti atletiche innate, educatissime. My Friend Pedro è il brutto della compagnia Devolver, almeno fin quando non lo si vede saltare da un muro all’altro con due 9mm in mano. Il tempo sembra rallentare, i caricatori si svuotano su due malviventi, mentre nell’aria lo si vede dipingere piroette che nemmeno Evgenij Pljuščenko sotto acidi. È lì che ci si rende conto di volergli un bene dell’anima, nonostante il vizio di parlare con una banana immaginaria.
BANANARAMA
E se questo è proprio il tratto distintivo del tuo videogioco, il “segno particolare” sulla carta d’identità, caratteristica che si scoprirà anche essere meno incisiva e divertente del previsto (almeno nella prima metà di gioco), probabilmente devi fare all-in sul gameplay. DeadToast Entertainment ha quindi saggiamente virato sulla spettacolarità di un’azione al fulmicotone, estremamente infiammabile come le pellicole di John Woo, frenetica quanto la voglia di tenere attivo il moltiplicatore delle combo con una vena freestyle alla Tony Hawk in versione killer-parkour. “Hai una pistola in tasca o sei solo felice di vedermi?”. Entrambe le cose, sicuramente, perché come riesce a gonfiare l’ego My Friend Pedro non lo sanno fare tutti. Il run ‘n’ gun si fa stylish, danza acrobatica su scenografie decadenti, tanto anonime da sembrare asset predefiniti di Unity che non corrono il rischio di distrarre dalla nostra letale azione. Gli stessi personaggi, nelle animazioni come nelle fattezze sono poco più che crash test dummy dal grilletto facile, bersagli di un poligono a scorrimento orizzontale dove il tempo è relativo, malleabile.
Un’azione al fulmicotone, estremamente infiammabile come le pellicole di John Woo, frenetica quanto la voglia di tenere attivo il moltiplicatore delle combo
Max Payne in versione rave party, figlio ribelle del genere che rifiuta di adeguarsi a certi valori produttivi, anarchico
My Friend Pedro è tutto quello che serve per emulare una classica sparatoria hollywoodiana anti-fisica. Una sequenza di livelli brevi, intensi, ricchi di potassio, che obbligano moralmente alla spettacolarità esasperata, esaltando come pochi altri run ‘n’ gun. C’è poi tutto un contorno di puzzle ambientali apatici, situazioni bizzarre sfruttate a metà e un’estetica tra l’agghiacciante e l’anonimo. Tutta roba che si dimentica quando ci si trova appesi a una corda a testa in giù, con due Uzi in mano e il meteo che prevede grandinate di piombo in slow motion. Certo, il mio voto moralmente deve risentire di certi difetti, ma l’opera DeadToast è un piccolo e divertentissimo cult in puro stile Devolver. Pedro, sei proprio il pirla della combriccola.