Disciples: Liberation – Recensione

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Dopo più di dieci anni, era anche ora di fare una capatina a Nevendaar. Finalmente, Kalypso Media ci dà la possibilità di visitarne le tetre lande con Disciples: Liberation, quarto capitolo della serie di tattica a turni.

Sviluppatore / Publisher: Frima Studio / Kalypso Media Prezzo: 39,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Competitivo Online PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Steam), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: 21 ottobre

L’incipit di Disciples: Liberation ha luogo in un sotterraneo che fa anche da fogna. Ora, io non so se si tratta di una strana fascinazione degli sviluppatori di giochi di ruolo per un’ambientazione che a quanto pare li attira inesorabilmente, o forse è un voluto richiamo ad altre pietre miliari del genere come Elder Scrolls: Oblivion, ma sta di fatto che trovarmi fin dall’inizio in uno dei tòpos più visti e rivisti di sempre non mi aveva fatto sperare per il meglio in un’ottica di innovazione e varietà delle località da esplorare.

DISCIPLES FOREVER

Non sempre la prima impressione viene confermata nelle ore successive, e il titolo degli eclettici Frima Studio mi ha progressivamente convinto per la bontà della scrittura dei personaggi e per il modo in cui viene sviluppato il lore dell’universo narrativo.

A LIVELLO NARRATIVO DISCIPLES: LIBERATION È DAVVERO CONVINCENTE

Va comunque detto che gli sviluppatori sono rimasti all’interno di alcuni paletti già ben noti ai conoscitori della serie, che ritroveranno il solito tono cupo da medioevo spinto; nel corso della lunga avventura di Avyanna e soci, comunque, qua e là si trova qualche quest secondaria che aggiunge note più leggere o quantomeno più curiose e ci offre una salutare pausa dalla generale solennità degli eventi e personaggi che ci circondano. La struttura di gioco di questo capitolo di Disciples si distacca in maniera piuttosto netta dal predecessore del 2010: niente più missioni separate, ma spazi aperti che fanno da campagne a se stanti. L’eroina di cui vestiamo i panni, la già citata Avyanna, si pone fin da subito (cioè, dopo la sua esperienza nelle fogne) a cercare alleati nei territori di quattro fazioni diverse: Elfi, Umani, Demoni e Non-morti. Anche questa volta niente nani, purtroppo.

Disciples Liberation apertura

Esplorando la mappa, il nostro party incontrerà PNG con storie interessanti.

Ogni razza occupa una determinata area della mappa del mondo, e l’ordine in cui visitarle è del tutto libero. Una volta arrivati, possiamo muovere il nostro party come preferiamo: sta a noi scegliere se puntare a finire quanto più in fretta la main quest per proseguire nella storia principale, o esplorare ogni angolo alla ricerca di missioni secondarie, equipaggiamenti e, ovviamente, esperienza per aumentare di livello. Ogni ambientazione offre una quantità di contenuto più che buona e la qualità generale della scrittura ha più volte premiato la mia curiosità nell’andare a parlare con PNG nascosti negli angoli più remoti. In qualsiasi momento abbiamo a disposizione un portale per tornare alla nostra base, la fantastica e ormai abbandonata città di Ylian, dove costruire strutture militari per addestrare le unità sbloccate fino a quel momento. Le risorse necessarie si ottengono conquistando edifici nella parte open world, ma ne servono così poche che la componente gestionale diventa di fatto poco consistente: avrete sempre tutto ciò che vi serve per arrivare al cap delle unità addestrabili. I combattimenti, ve lo dico subito, sono il vero tallone d’Achille (o era “da killer”?) di Disciples Liberation. Volete sapere perché? State con noi e lo scoprirete prestissimo. E ora, consigli per acquisti.

NEVER DISCIPLES

Eccoci tornati insieme, vediamo quindi cosa non mi ha soddisfatto della parte tattica dell’ultimo prodotto distribuito da Kalypso Media. Mettetevi comodi perché purtroppo di roba ce n’è parecchia. In primissima istanza, gli scenari dove avvengono gli scontri sono piccoli e in gran parte estremamente simili tra loro, difetto purtroppo simile a quanto già riscontrato dal nostro Daniele Dolce in King’s Bounty II. Le conseguenze a livello tattico si fanno sentire: tutte le unità sono raggiungibili nel giro di un turno o due, diminuendo di molto l’utilità di un posizionamento intelligente. Oltre a ciò, la varietà delle unità addestrabili è abbastanza scarsa: arcieri elfici o demoniaci, per esempio, presentano stat line del tutto identiche e si distinguono unicamente per una abilità. Gli eroi invece non soffrono di questo problema e ciascuno di loro può far davvero male se usato in linea con il suo ruolo; Avyanna, in particolare, si adatta a tanti stili di gioco grazie alla libertà di scelta tra quattro classi diverse e tre skill tree, cui poi si aggiungono numerosi incantesimi da imparare.

Disciples Liberation apertura

Le abilità speciali sono ben caratterizzate.

Purtroppo, come ulteriore limite è da segnalare è il basso livello di difficoltà, per lo più dovuto a un’intelligenza artificiale che di intelligente ha ben poco. Un paio di esempi, così ci capiamo senza tanti giri di parole: è interessante l’idea di mettere delle unità nelle retrovie, da cui lanciano specifiche abilità, ma se poi gli healer bersagliano soldati già al massimo dei punti vita, allora buona notte al secchio. In un’altra situazione, mi sono ritrovato in una boss fight in cui quel geniaccio del cattivone si è piazzato subito in mezzo all’arena, rendendosi facilissima preda del mio intero party, che ha posto fine a quello che sarebbe dovuto essere un duro scontro al secondo turno. E per fortuna che era un Gran Maestro Assassino elfico.

NEL GIRO DI POCHE ORE SONO ARRIVATO A PREFERIRE LE QUEST CHE OFFRIVANO UNA SOLUZIONE PACIFICA

Insomma, dopo qualche ora sono arrivato al punto di ringraziare tutti gli dei di Nevendaar per le (poche) occasioni in cui una quest offriva una soluzione pacifica. Decisamente un cattivo segno, ma giustificato, visto che i combattimenti tendono a risolversi in semplici esercizi di pulizia degli avversari dopo un turno o due, in mappe piccole e scialbe che sminuiscono la possibilità di sviluppare tattiche elaborate. Non vorrei essermi soffermato troppo a lungo su questo aspetto, ma d’altro canto lo ritengo davvero fondamentale, in fondo stiamo parlando della meccanica principale di gioco. Non brilla per eccellenza neanche il quest design, che spesso si risolve nel solito ciclo “parla con Tizio-vai a ammazzare Caio-raccatta la ricompensa da Tizio”. Ciò stona in particolare per le missioni dedicate ai propri compagni d’avventura, le quali, per lo meno, godono di una cura superiore alla media, già buona di suo, dal punto di vista della scrittura dei dialoghi.

In Breve: Mannaggia, mannaggia, la saga di Disciples proprio non riesce a spiccare il volo. Frima Studio sfrutta molto bene il lore della serie riuscendo a mettere insieme un mondo di gioco convincente con diverse sfumature interessanti. La qualità della scrittura non riesce però a sostenere del tutto una struttura delle quest troppo semplice, e proprio nulla può fare per sollevare un combat system che non riesce ad appassionare quanto dovrebbe. E siccome passiamo la maggior parte del tempo proprio a incrociare le spade contro avversari di fazioni diverse ma dal comportamento fin troppo simile tra loro, si tratta di un marcato difetto che sminuisce anche le parti degne di lode, come le abilità dei singoli eroi.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i7-7700k (4.2 Ghz), Geforce GTX 1080 8GB, 8GB RAM, HDD
Com’è, Come Gira: Tutto assolutamente liscio senza alcuna parvenza di rallentamenti. E ci mancherebbe altro, il mio Rudi è in grado di gestire ben altro senza battere ciglio. Non ho riscontrato alcun bug o glitch di sorta, a dimostrazione di un comparto tecnico preciso e pulito.

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Pro

  • Buona scrittura / Gli eroi hanno tratti molto identificativi.

Contro

  • Arene di combattimento troppo piccole / Unità di fazioni diverse troppo simili tra loro / Componente gestionale mal riuscita / Quest dal design troppo semplice.
6.8

Sufficiente

Dopo traverse vicende in alcune cittá italiche, il nostro Solar Nico é sbarcato in terra d’Albione. Se da una parte ancora si da alla ricerca matta e disperata di un parco (ma anche un praticello va benissimo) per approfittare di qualsiasi mezza giornata di sole londinese, dall’altra Nicoló ha rassegnato ogni speranza all’idea di stare al passo della propria, sempre crescente, libreria Steam.

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