Meglio un’esperienza di gioco compatta ma intensa che avere tra le mani un brodo allungato
UN MONDO DI BIT
Ciò che stupisce davvero, però, è l’incredibile direzione artistica che fa sì uso di uno stile grafico pixelloso ormai inflazionato, eppure Studio Koba impiega un tratto particolare nel delineare le diverse sfaccettature del mondo digitale in cui il nostro eroe si ritrova immerso. Viaggiando negli aspri deserti controllati dalla tribù dei gialli, o tra le tristi acque che sgorgano dal raggio blu, fino ad arrivare nelle terre teatro della diaspora dei programmi rubicondi, Narita Boy trasuda una personalità clamorosa da ogni poro virtuale.

La narrazione fa costantemente uso di flashback che servono a ripercorrere le fasi salienti della vita del creatore.
Un carisma che si rispecchia anche nelle purtroppo brevi sequenze action che tentano di mischiare un po’ le carte in tavola e offrire quel pizzico di varietà in più che male non fa. Mi riferisco alle sessioni a cavallo di un destriero digitale, per non parlare di quella volta in cui ho visto il mio alter-ego trasformarsi in una creatura della foresta per attraversare un lussureggiante bosco di stringhe di codice, e che dire della scazzottata tra il mio colossale robot e i nemici giganti con sullo sfondo i grattacieli della capitale del regno virtuale? Peccato che queste sezioni rappresentino una percentuale estremamente bassa del tempo trascorso in compagnia di un videogioco dalla longevità già di per sé ridotta. Basti pensare che si arriva a vedere i titoli di coda in poco più di sei ore, quando di cose da dire Narita Boy ne avrebbe avute ancora tantissime.
Certo, non deve essere facile offrire contenuti con una qualità così elevata per una decina o più di ore, pertanto forse va bene anche così. Meglio un’esperienza di gioco compatta ma incredibilmente intensa che avere tra le mani un brodo allungato. Resta un po’ di amaro in bocca perché è impossibile negare che ne vorrei ancora. Anche perché siamo al cospetto di un titolo senza particolari sbavature, se non qualche lieve imprecisione nella registrazione dei colpi durante i combattimenti, un problema a dire il vero trascurabile considerato il già citato livello di difficoltà generalmente basso. Insomma, l’opera prima di Studio Koba vince e convince, e chi se ne importa se il viaggio nel mondo virtuale di Narita Boy dura poco.
In breve: Narita Boy non è il classico platform 2D in pixel art che ricorda i bei tempi andati soltanto per puntare sul fattore nostalgia. I ragazzi di Studio Koba sono riusciti nella non facile impresa di donare una personalità unica a un videogioco le cui meccaniche di base potrebbero apparire a tratti derivative. Il titolo prodotto da Team17 fa dell’ottima atmosfera generale e della direzione artistica davvero ispirata i suoi punti di forza, riuscendo a divertire ed entusiasmare il giocatore durante tutte le circa sei o sette ore che occorrono per arrivare ai titoli di coda.
Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, Come Gira: Un videogioco 2D leggerissimo che può girare praticamente su qualsiasi hardware moderno, anche con più di qualche anno sulle spalle. Inutile dire che Narita Boy non ha presentato alcun problema sulla configurazione impiegata.
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