RoboCop: Rogue City - Unfinished Business – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

A due anni di distanza da Rogue City, Teyon prova a far rivivere il fascino del cyborg più iconico degli anni ’80 con un’espansione stand-alone che ricalca la formula originale, ma fatica a lasciare il segno.

Sviluppatore / Publisher: Teyon / Nacon Prezzo: € 29,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: Steam, PlayStation 5, Epic, Xbox Series X/S

Sono passati due anni, ma la voglia di dispensare giustizia al gusto di piombo, impersonando lo sbirro di latta più tosto della storia, non è certo venuta meno. RoboCop: Rogue City – Unfinished Business è un’espansione stand-alone di quella che è stata una delle mie più piacevoli sorprese del 2023: un gioco semplice, tutto sommato lineare, dal fascino vecchia scuola, capace di regalare adrenaliniche scariche di entusiasmo a tutti i fan dell’eroe creato da Verhoeven.

Va detto che Unfinished Business prende molto sul serio la sua natura di espansione, limitandosi a svolgere il compitino senza strafare, riproponendo l’azione originale senza particolari variazioni. Il tutto è condensato in una decina di ore che scorrono via rapidamente, lasciando però una sensazione di déjà vu. Le novità, infatti, sono poche: qualche nuovo nemico, un paio di armi non eccessivamente sfiziose ma, soprattutto, una nuova ambientazione – una vera e propria prigione di cemento e mattoni – che fa un po’ rimpiangere le ronde nella vecchia Detroit del gioco base, per quanto ripetitive ci fossero sembrate nel 2023.

LA SBRIGATIVA VENDETTA DI ROBOCOP: ROGUE CITY – UNFINISHED BUSINESS

Diciamoci la verità: RoboCop: Rogue City ci ha conquistati con la sua atmosfera. RoboCop parlava con la voce di Peter Weller e avanzava con l’inarrestabile fascino della sua controparte in celluloide, aprendo il fuoco con la fida Auto-9 per far detonare arti vari come fossero petardi. La debole ma comunque apprezzabile componente ruolistica permetteva di combattere come avrebbe fatto il vero cyber sbirro – ad esempio facendo rimbalzare i proiettili su superfici apposite per colpire i nemici con micidiali carambole – e tutto il contorno contribuiva a farti sentire sul set di una terza, inedita pellicola.

Una delle nuove abilità consiste nel giustiziare automaticamente un cattivo nei pressi di un aggetto giallo. Qui sto accompagnando il mio amico dentro la TV, Persona style.

Perché, ribadiamolo anche qui: RoboCop 3 non è mai stato girato. Il suo ricordo è solo un disgraziato effetto Mandela collettivo, fidatevi di me. Tornando a bomba, la stazione di polizia ricreata con grande cura e le luride strade di Detroit erano un extra pregevolissimo. Sicuramente meno intriganti dell’azione vera e propria, ché a nessuno interessava vedere un torreggiante cyborg poliziotto intento a fare multe per sosta vietata nel quartiere più becero della città, ma comunque oro colato per i fan. Unfinished Business, invece, è ambientato quasi interamente in una torre che, chissà perché, sfugge alla giurisdizione della polizia. È lì che RoboCop è costretto a intervenire per vendicare un attacco subito nel suo distretto, tuttavia la varietà viene meno sin dai primi minuti, mentre si attraversano corridoi e stanzoni tutti con la stessa estetica, affidandosi alle medesime abilità già viste nel capitolo principale, qui ottenute più in fretta per compensare la durata contenuta dell’espansione.

Durante la strada, la ripetitività presenterà inevitabilmente il conto

I poveri, indifesi bersagli in fila per la carneficina sono stavolta mercenari ben equipaggiati, guidati da un’enigmatica figura legata al passato di Murphy: il classico “buono spinto al limite”, frustrato dall’inadeguatezza delle forze dell’ordine. Un canovaccio potenzialmente interessante, ma sviluppato in modo poco incisivo e difficilmente memorabile. A spezzare un po’ la monotonia ci provano i brevi flashback ambientati nel passato, in cui controlliamo un Alex Murphy ancora vulnerabile.

LO COMPREREI PER UN DOLLARO… MA NON MOLTO DI PIÙ

Questo tuffo nel tempo sarebbe stata l’occasione perfetta per dare un senso all’arsenale secondario, ma purtroppo il vecchio Alex pare inchiodato alla solita, noiosa pistola d’ordinanza. Colpa probabilmente dello spirito di emulazione nei confronti di T.J. Lazer, vai a sapere. Nel presente, invece, la semiautomatica di RoboCop resta talmente efficace (soprattutto dopo aver sbloccato modalità di sparo alternative e potenziamenti) da far sembrare il resto dell’armamentario semplice ferraglia da rottamare, un po’ come nel gioco originale. Verso la fine le cose si fanno più interessanti, con momenti involontariamente spassosi dovuti ad alcune sequenze piuttosto divertenti (diciamo che i fan dell’ED-209 resteranno soddisfatti) e ai limiti del motore che, durante le scene al rallentatore, spesso sparerà i poveri nemici in orbita in seguito a qualche colpo critico! L’idea di introdurre brevi sezioni nei panni di personaggi alternativi conferma la pregevole volontà di aggiungere profondità al contesto narrativo, ma si rivela presto un espediente poco incisivo. La loro brevità, fortunatamente, consente di tornare rapidamente alle ben più riuscite e coinvolgenti sparatorie.

Questi odiosi droni svolazzanti fanno il sollettico, ma attaccano in grossi squadroni, spesso assieme a ben più pericolose truppe terrestri.

Tutto questo non fa altro che rimandare l’inevitabile giacché, durante la strada, la ripetitività presenterà inevitabilmente il conto: l’avanzata di RoboCop viene interrotta ogni tre per due da un’infinità di porte blindate da aprire, previa soddisfazione delle petulanti richieste di NPC talmente piatti che li dimenticherete dieci secondi dopo averli congedati. Va detto che non è facile reggere il passo di Peter Weller, tornato a interpretare quello che forse è il suo ruolo più iconico, ma il doppiaggio dei comprimari contribuisce non poco alla loro inconsistenza. Unfinished Business ha il sapore di una razione d’emergenza, capace di placare la vostra fame di cinema anni Ottanta per qualche ora, ma nel complesso non riesce a lambire il risultato ottenuto dall’originale Rogue City. Il cuore del gioco resta lo stesso, ma due anni fa la somma delle singole parti era perfettamente bilanciata.

Unfinished Business si limita a svolgere il compitino senza strafare, riproponendo l’azione originale senza particolari variazioni.

Qui, monotonia e un contorno trascurabile – e per certi versi persino fastidioso – faticano davvero a tenere il giocatore incollato allo schermo, seppur solo per poco tempo. Anche stavolta conviene affrontare il gioco ai livelli di difficoltà più alti, perché l’abbondanza di kit riparatori disseminati ovunque è tale da rendere la schermata di game over un miraggio che solo i più sprovveduti riusciranno a vedere. Del resto, impersonare il futuro della legge dovrà pur offrire qualche vantaggio.

In Breve: Unfinished Business non è un disastro, ma nemmeno qualcosa che rimarrà impresso nella memoria dei fan di RoboCop. È un’espansione conservativa, che si limita a replicare in scala ridotta ciò che aveva funzionato nel gioco base, senza però aggiungere abbastanza personalità da renderla un acquisto imprescindibile. Il feeling è sempre quello giusto grazie a sequenze d’azione esaltanti e – perché no? – a qualche momento di genuina ignoranza videoludica, ma il ritmo piatto, la ripetitività e l’ambientazione blanda spengono presto l’entusiasmo. Piacerà a chi vuole far cantare per un’ultima volta la fida Auto-9, ma chi sperava in un contenuto realmente significativo farebbe bene ad abbassare le aspettative.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di prova: Ryzen 7 5800X, RTX 4070 12Gb, RAM 32Gb 3600Mhz, SSD
Com’è, Come Gira: Dal punto di vista tecnico, Unfinished Business si mantiene sugli stessi livelli del gioco base. Senza nemmeno ricorrere al DLSS, l’azione è risultata stabile e fluida per la maggior parte del tempo, con un framerate che si è attestato intorno ai 120 fps sulla configurazione di prova. Tuttavia, non sono mancati alcuni fastidiosi episodi di stuttering durante l’ingresso in nuove aree, accompagnati da ritardi nel caricamento delle texture, talvolta piuttosto evidenti. La patch più recente ha attenuato in parte il problema, ma non lo ha eliminato del tutto. Nulla che comprometta seriamente l’esperienza, ma resta una nota stonata per chi si aspetta una fluidità impeccabile da un’espansione così contenuta in termini di scala e ambizione.

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Pro

  • Sparare nei panni di RoboCop è ancora divertente / Qualche momento esilarante nella parte finale

Contro

  • Ambientazione ripetitiva e artisticamente anonima / NPC piatti e quest secondarie dimenticabili / Longevità contenuta e ritmo spezzato da inutili interruzioni
6.2

Sufficiente

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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