Un tempo i videogiochi non erano di certo complessi e realistici come quelli attuali, anzi: omini e astronavine stilizzate, nei primi tempi addirittura monocromatiche, si muovevano in arene altrettanto semplici, sparando a qualsiasi altra cosa transitasse sullo schermo. Non c’erano trofei, non c’era una trama, c’era soltanto la sfida – dalle meccaniche sempre uguali – a chi sforacchiava più nemici, a chi totalizzava più punti, a chi superava più livelli o, addirittura, a chi faceva durare più a lungo le sue sudatissime duecento lire (10 centesimi di oggi), il costo di una partita.
VINTAGE MODERNO
Scintillatron 4096 sembra proprio essere uno di quei giochi lì, cascato per sbaglio in un varco spazio-temporale e piombato sulla PlayStation 4 dopo aver acquisito, quasi per magia, tutti quegli effetti visivi e quelle animazioni di contorno che ci aspetteremmo oggi. Il nostro avatar sullo schermo è una sfera e i nostri nemici hanno forme geometriche altrettanto semplici, arricchite però da qualche piccolo particolare nel disegno e da un’aura luminosa. Si dividono in almeno due colori e il nostro obiettivo sarà colpire in sequenza tutti i nemici dello stesso colore, passando agli altri solo successivamente.
a decidere su quale colore concentrarsi per primi siamo noi
UN GAMEPLAY ISTINTIVO
L’interazione non potrebbe essere più semplice: ci spostiamo nell’area di gioco con le levette a sinistra del pad e spariamo, nelle quattro direzioni cardinali o in diagonale, con le levette e i pulsanti sulla destra. Proprio come nei giochi degli anni Ottanta, il fuoco iniziale non è gran che: spara un solo proiettile alla volta ed è necessario attendere che un colpo abbia raggiunto il limite dell’arena, o colpito un nemico, prima di spararne un altro.
L’interazione non potrebbe essere più semplice
DIFFICOLTÀ PROGRESSIVA
La natura degli avversari cambia in base alle ondate e ai livelli. A mano a mano che si prosegue, fanno la loro comparsa mine, navicelle che sparano, kamikaze attratti dal nostro avatar, incursori rapidi dalle traiettorie imprevedibili e, allo scadere del tempo previsto per completare ogni livello, anche due emuli del “barone Von Blubba” di Bubble Bobble: da evitare con rapide manovre evasive, si avvicineranno in maniera sempre più minacciosa fino a ucciderci, se non faremo rapidamente piazza pulita di tutti i nemici rimanenti. Le ondate di avversari non sono state ideate a caso, ma fanno il verso a quelle di decine di classici vintage, dai giochi del Vectrex ai capolavori di Jeff Minter, passando per gli arcade che popolavano le sale giochi. Affrontando Scintillatron 4096, insomma, i più attempati riconosceranno dozzine di citazioni coltissime che riguardano vari aspetti del gioco, dai nemici agli effetti sonori, fino al nome stesso. Quel 4096, infatti, corrisponde al numero di colori che poteva generare la prima generazione di computer Commodore Amiga (a cui i programmatori devono molto, e che hanno deciso di omaggiare in questo e altri modi). Scintillatron 4096 si può affrontare da soli o in due, in modalità cooperativa o in una sfida l’uno contro l’altro, però non è detto che piaccia a tutti: è uno di quei giochi “antichi” capaci di farsi apprezzare immediatamente da chi era bambino ai tempi di Scramble e Space Invaders, ma che più difficilmente farà presa sulle nuove generazioni. Qualora steste pregustando una sfida con vostro figlio, insomma, non aspettatevi di leggere lo stesso entusiasmo negli occhi di un ragazzino cresciuto a FIFA e a Fortnite, potreste restarne delusi. Se non altro, giochi come questo mi hanno fatto capire come passerò il mio tempo, da vecchio, invece di sostare imbambolato a guardare un cantiere.
Scintillatron 4096 sembra essere uscito direttamente da un’elucubrazione di Jeff Minter e questo, lasciatemelo dire, è forse il migliore complimento che io gli possa fare. Frenetico e divertente, a tratti frustrante, ma dotato anche di un inatteso spessore strategico, questo gioco sembra essere piombato qua direttamente da una sala giochi degli anni Ottanta, acquisendo come per magia gli effetti grafici e sonori che ci si aspetterebbe da una produzione attuale. Come tutti i “giochi semplici, ma non banali di una volta”, anche questo trova nel suo gameplay immediato anche il suo limite: il rischio della ripetitività è sempre dietro l’angolo ma, per fortuna, le sfide a due possono risollevarlo nei momenti di stanca.