Gundam Breaker 4 – Recensione

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Se dopo Armored Core IV: Fires of Rubicon la voglia riconciliante e totale di mecha e robot che se le danno di santa ragione è ancora in circolo, Gundam Breaker 4, sviluppato da CRAFTS & MEISTERS, potrebbe essere la vostra nuova cosa preferita tra un Astro Bot e Black Myth: Wukong.

Sviluppatore / Publisher: CRAFTS & MEISTERS / Namco Bandai Entertainment Prezzo: 59,99 euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Competitivo online PEGI: 12 Disponibile su: PC (Steam, Epic), Nintendo Switch, PlayStation 5, Xbox Series X|S Data d’uscita: Già disponibile

Ammetto che i mecha e i loro derivati siano le cose migliori mai inventate dall’uomo fin dall’alba dei tempi. Insomma, quanto sono affascinanti dei robot alti e furibondi che trovano poetico farsi del male fino ad annientarsi, tra scontri epici e momenti di pura meraviglia? A questa domanda ha risposto Gundam Breaker 4 che, a differenza del suo predecessore, ha creato e proposto un sistema di gioco molto più maturo e trattato meglio sin dal suo preludio, opera che mi ha tenuto incollato per circa trenta ore di gioco allo schermo del PC facendomi dimenticare chi sono.

Roba che, sottolineo, aveva fatto Armored Core IV: Fires of Rubicon in modo del tutto casuale. Non mi nascondo dietro a un dito, prima che qualcuno pensi male: il videogioco di FromSoftware fu la mia prima opera sui mecha. Di Gundam avevo poi visto l’anime anni fa, per poi appassionarmi serenamente quando ho capito che potevo occupare la mensola con i Gunpla, ovvero i robot in un formato più piccino e, a detta di mia sorella, alquanto puccioso.

Al momento, è il miglior videogioco su Gundam sulla piazza

A distanza ormai di qualche anno dall’ultimo Gundam Breaker, datato al 2018, questa nuova opera, ben più enorme e di notevole impatto, conquista attraverso il suo game design, facendo leva sulle caratteristiche narrative che hanno reso grande l’universo creato da Yoshiyuki Tomino e Hajime Yatate. Al momento Gundam Breaker 4, in Giappone, svetta primo completamente indisturbato, con alle sue spalle Black Myth: Wukong. E pure in Occidente, a quanto pare, ha saputo come presentarsi alla grande.

DI MERAVIGLIE E GAME DESIGN

Di solito mi abbandono completamente alla spiegazione del racconto, del contesto e di cosa ruota attorno al gameplay. Ammetto, tuttavia, che narrare una bella storia non è affatto l’obiettivo del team di sviluppo. È comunque importante sottolineare che l’opera è interamente fedele a ogni singolo aspetto che contraddistingue Gundam sin dalla sua creazione. La stessa si evince dalla moltitudine di nemici e di varietà che offre nel corso dell’avventura. Suddivisa in vari capitoli, la storia trasporta il giocatore in un racconto tanto semplice quanto d’impatto. Serve dunque sapere questo per coinvolgersi completamente con il game design, il suo reale punto di forza sin dal primo all’ultimo momento.

I boss daranno letteralmente del filo da torcere.

In Gundam Breaker 4 si viene accolti all’interno di un immenso hub principale in cui è possibile dedicarsi a varie attività. Molte di esse, importanti per migliorare l’assetto del proprio Mobile Suit, permettono di interfacciarsi con varie modalità di gioco, sbloccabili nel corso dell’esperienza. Oltre a poter seguire le missioni principali della trama, sono inoltre garantite altre due diramazioni: una basata sulla caccia alle taglie, in cui è possibile affrontare nemici temibili, mentre l’altra è sulle missioni secondarie. Entrambe, oltre a garantire di massimizzare punti esperienza e di guadagnare danaro, aumentano in modo categorico il numero di ore di gioco al suo interno.

I boss sono tanti, sono enormi e sono cattivi

Gundam Breaker 4 è un videogioco d’azione allo stato pure con dinamiche hack and slash classicissime, ma comunque di ottima fattura. Il combattimento con gli altri Mobile Suit avviene in ampie aree in cui è possibile affrontarli e avere la meglio, servendosi di armi, doppie armi, spade laser, lance laser e asce, tantissime asce che possono fare in modo brutale. Le meccaniche di gioco, se si riflette unicamente sul combattimento, si traducono quindi in tanti scontri che si differenziano tra loro grazie al sistema di combattimento. Il team di sviluppo ha saputo coniugare i contenuti del passato con delle nuove aggiunte che hanno reso, inevitabilmente, l’opera estremamente più variegata dal punto di vista del gameplay. Il sistema di combattimento, come accennavo, è alla base dell’intera esperienza ludica dal primo all’ultimo momento. I combattimenti sono frenetici ed entusiasmanti: su schermo intrattengono in un mare di esplosioni e di particellari che sanno il fatto loro. E tra schivate, colpi bassi, attacchi simultanei e molto altro, il sistema di combattimento raggiunge il suo apice senza troppi sforzi.

Oh guarda, la Terra… Sembra dica ciao. Ciao, Terra.

Esso coinvolge, intrattiene e riempie di esaltazione per merito di un’attenta direzione dei combattimenti. Il Mobile Suit che si controlla può schivare gli attacchi, attaccare contemporaneamente e creare diverse sinergie tra le offensive attraverso le armi a distanza e quelle ravvicinate. Se arrivate da Armored Core VI: Fires of Rubicon non aspettatevi di premere in modo compulsivo il pad o la tastiera, poiché in realtà l’obiettivo è ben diverso rispetto a quello che immaginiamo. Lo scopo è rendere ogni scontro certamente diverso, ma anche studiato. Entra in gioco la propria abilità quanto, tuttavia, l’altro aspetto su cui si sorregge l’impianto di gioco che, be‘… ora vi dico. No, non si tratta dell’online, se qualcuno se lo sta chiedendo. È giusto entrarci a gamba tesa: l’inserimento del multigiocatore competitivo è un colpo di genio assoluto, e rende chiaro e cristallino quanto la campagna principale sia solamente un enorme tutorial per imparare a destreggiarsi. L’altra modalità è, nientepopodimeno…

GUNDAM BREAKER 4: COME TI PERSONALIZZO LA VITA

Cosa sarebbe un Gundam Breaker o un qualunque videogioco sui mecha senza la personalizzazione? Sul migliorare, potenziare e rendere sempre più efficiente il mio Mobile Suit ci ho speso un’ora e mezzo buona. La mezz’ora era per decidere il colore della corazza, optando per il nero, così da far capire che il mio mecha era letteralmente uscito da una canzone di Burzum. La grande personalizzazione che garantisce l’opera è notevolmente enorme e dettagliata in modo preciso e fluido, con elementi che si possono incastrare tra una vittoria e l’altra.

Personalizzare i Mobile Suit è la parte migliore del viaggio

Per sbloccare la maggior parte di pezzi, infatti, è bene battere un numero generoso di nemici. Tutti loro rilasciano armi, propulsori, armature per il busto, per le braccia e vari potenziamenti utili per aumentare le capacità offensive e difensive del Mobile Suit. Particolarmente azzeccata e avvincente, la personalizzazione permette di vedere i parametri con precisione senza andare in un’altra pagina. È tutto selezionato in una lunga lista di elementi che si differenziano in base alle stelle che palesano le rarità degli elementi che si possono implementare, fino al livello delle armi e non solo che si decide di implementare sul robot.

Si personalizza di brutto.

La personalizzazione è costruita ottimamente quanto il sistema di combattimento: essi si uniscono in una sola anima quando si combatte per le varie arene proposte all’interno dell’opera. Poteva essere molto complesso riuscire ad amalgamare questo insieme di approcci e filosofie diverse, eppure il team ha saputo coniugare saggiamente le due anime, facendo leva sulla nostalgia ma anche sull’ammodernamento. Graficamente la produzione non eccelle, preferendo restare su standard meno pretestuosi. Alcune arene, infatti, le ho trovate spoglie e poco affascinanti. Resto comunque dell’idea che, grazie al sistema di combattimento e alla personalizzazione elevata, Gundam Breaker 4 sia attualmente il miglior videogioco sull’universo su Gundam mai pubblicato. Come riassume il voto in fondo alla pagina, si tratta di un’opera da non lasciarsi sfuggire.

In Breve: Incredibilmente variegato e immenso, tra modalità varie ed eventuali, Gundam Breaker 4 presenta un gameplay ben implementato al suo interno e un’elevata e studiata personalizzazione del Mobile Suit. È eccellente il modo in cui si possono connettere e implementare armi diverse per creare il mecha per antonomasia. La storia non è il reale punto di forza dell’opera e non intende esserlo, preferendo puntare tutto e maggior ragione sul game design. Scelta che ho apprezzato davvero molto.

Piattaforma di Gioco: PC
Configurazione di Prova: i5-12400F, 16 GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, come gira: Sulla mia configurazione ho settato tutto al massimo. L’opera, salvo in alcune occasioni, non soffre di cali di frame e neppure di problemi legati all’ottimizzazione. Peccato solo per qualche lieve compenetrazione, su cui si può comunque soprassedere.

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Pro

  • Game design eccezionale, curato e godibilissimo / Personalizzazione elevata, nonché piena zeppa di accessori / Il sistema di combattimento regala emozioni

Contro

  • Particolarmente semplice
8.7

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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