NARRAZIONE E GAMEPLAY DI THE ARTFUL ESCAPE SI MUOVONO NELLA MEDESIMA DIREZIONE, COLLABORANDO TRA LORO CON UNA COERENZA ECCEZIONALMENTE RARA
STARWAY TO HEAVEN
Torniamo al punto di domanda di prima e proviamo ad allontanarlo lavorando per accumulo. Dicevamo: un walking simulator in 2D. La strada verso il successo galattico di Francis Vendetti (che arriverà, giusto in tempo per tornare in tempo al Festival in onore dello zio nella sua cittadina, ovviamente) si percorre lateralmente e letteralmente, passo dopo passo fino alle stelle. La progressione laterale però contribuisce a trasmettere il senso di crescita, di aumento di scala che è senza dubbio la qualità migliore di The Artfull Escape. Francis parte dalla sua cameretta, esplora la bizzarra cittadina, strutturata come una versione hipster anni 2020 di Stars Hollow, poi si ritrova suo malgrado ospite del Polmone Cosmico, la nave di Lightman, e da lì si avventura nelle trame psichedeliche del creato, in un’escalation di forme, colori e sensazioni che non conosce limite.

A volte si ha la sensazione di essere finiti in un video dei Pink Floyd girato con un budget illimitato.
THE ARTFUL ESCAPE È UN GIGANTESCO VIDEOCLIP CHE MESCOLA ATMOSFERE E SONORITÀ IN UN TRIP ACUSTICO E VISUALE
WHAT’S MY AGE AGAIN
Al di sotto di questa tempesta sensoriale si muove un gameplay superficialmente semplice, se interpretato secondo la classica chiave della sfida alla coordinazione occhio-mano, ma che impone invece al giocatore di farsi forza motrice della crescita di Francis. Non sono tanto gli sparuti salti o gli assoli a colpi di sequenze di tasti a mettere in difficoltà chi impugna il pad, quanto piuttosto le decisioni via via più grandi e impattanti da compiere per conto di Francis, che partono dal norme d’arte e sfociano nella direzione da imprimere alla propria vita e carriera.
Se è vero che si gioca poco, nel senso più classico del termine, narrazione e gameplay di The Artful Escape si muovono nella medesima direzione, collaborando tra loro con una coerenza eccezionalmente rara al fine di trasmettere a chi gioca tutta la difficoltà di un adolescente in quella fase della vita in cui è ormai necessario compiere scelte pesanti, che condizioneranno il proprio futuro, quando non si è ancora realmente dotati degli strumenti necessari a farlo.
In Breve: The Artful Escape è un gioco che sfugge alle definizioni, che prende svolte imprevedibili, sospinto da una narrazione da cui non si sa mai cosa attendersi e sorretto da una potenza visiva e acustica che trasuda epicità e psichedelia. Il mix di generi di cui si compone il suo gameplay si amalgama alla perfezione con la trama per portare il giocatore sul delicato terreno delle scelte importanti in una fase della vita in cui non si è ancora pronti a compierle. Su tutto, però, spicca un comparto artistico oltre modo ispirato che scaraventa la mente in un viaggio intergalattico di note e colori.
Piattaforma di Prova: Xbox Series X
Com’è, Come Gira: Più che per la potenza, The Artful Escape stupisce per la portata dell’immaginazione. Dalla cittadina di partenza ai panorami siderali solcati da balene volanti, Xbox Series X non patisce l’aumento di scala e palleggia il tutto senza battere ciglio e con caricamenti immediati.
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