UN RICCO COMPENDIO INIZIALE RIASSUMERÀ GLI EVENTI PASSATI, MA ASPETTATEVI UN BOMBARDAMENTO DI NOMI E DI RIMANDI

Tanti, troppi volti da ricordare: buttarsi a capofitto nella trama senza l’adeguato background causerà parecchi mal di testa.
DIRETTO SEGUITO DELL’EPISODIO PRECEDENTE, NE CONDIVIDE PREGI E DIFETTI
SCHERMO PICCOLO, GRANDE DIVERTIMENTO
Su Switch ancora una volta la resa è apprezzabile particolarmente nella modalità handheld, dove l’aliasing viene parzialmente mascherato dalle dimensioni dello schermo; discorso diverso su un televisore bello grosso, dove occasionali cali di fluidità (spesso e volentieri ottenuti giocando con la telecamera all’aperto) contribuiscono a “impastare” il risultato finale. Complessivamente il framerate si attesta sui 30fps per la maggior parte del tempo, e il compromesso di sacrificare parte della pulizia grafica a favore della portatilità è da accettare a occhi chiusi di fronte alla longevità di un’avventura che può tranquillamente sfiorare le cento ore tra grind e sottogiochi vecchi e nuovi.
In Breve: Per godervi The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel IV dovete almeno aver finito il capitolo precedente: è semplicemente imperativo. In realtà la cosa migliore sarebbe aver giocato anche gli altri, visto che il gioco è il gran finale di una narrativa portata avanti attraverso una decade su diverse piattaforme, ma credo di aver iterato abbondantemente il concetto. Al netto delle raccomandazioni si tratta di un gioco di ruolo eccellente, tecnicamente non al passo con i tempi ma che dimostra la maestria di Nihon Falcon nel genere.
Piattaforma di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: Anche stavolta una veste grafica modesta viene elevata da una buonissima direzione artistica; per lo Switch significa prendere in prestito un motore che nasce su PlayStation 4 tra alti e bassi. Prediligete il gioco handheld, se potete.
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