The Outer Worlds – Recensione Switch

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La fluidità dell’esperienza ne esce compromessa durante le situazioni più concitate

Inutile dire che le sparatorie risultano molto più entusiasmanti e immediate sfruttando lo stick destro per impostare la direzione dell’arma, per poi correggere la mira inclinando i Joy-con, o direttamente la console quando si gioca in modalità portatile; ma tale feature è utilissima anche durante l’esplorazione per ovviare alla poca corsa degli analogici e selezionare molto più rapidamente gli oggetti con i quali interagire. Tra le novità esclusive buona anche l’implementazione dell’HD Rumble; mentre manca del tutto il supporto al touch screen, che invece non avrebbe guastato per navigare con più facilità tra le varie schede del diario e dell’inventario.

ULTIMA FRONTIERA

Peccato che sul versante della resa visiva, invece, il lavoro sia stato piuttosto approssimativo. Gli sviluppatori hanno dichiarato il classico “target” dei 1080p con la console collegata al televisore e 720p in modalità portatile, mentre il frame rate dovrebbe essere di 30 fotogrammi al secondo in entrambe le situazioni. La realtà dei fatti è purtroppo ben diversa: raramente si raggiungono quegli obiettivi, sia in modalità docked che portatile, dunque il gioco restituisce un’immagine spesso sporca e impastata, tanto che per la prima volta in assoluto mi è venuto più volte il mal di testa mentre giocavo e cercavo di decifrare cosa stesse accadendo sullo schermo; laddove la fluidità dell’esperienza ne esce compromessa durante le situazioni più concitate, per esempio negli scontri a fuoco contro gruppi numerosi di nemici. Dove “numerosi” sta per più di tre o quattro, cioè quasi sempre.

The Outer Worlds Recensione Switch 06

Sulla Pioniera la mia testa stava letteralmente per esplodere.

In più il livello di dettaglio è fin troppo basso, i filtri anti-aliasing e delle texture sono praticamente assenti, e la distanza di visualizzazione di oggetti è talmente ridotta che pop-up e pop-in sono praticamente una costante. Scordatevi poi di correre: non appena si accelera un po’ il passo ci si imbatte subito in caricamenti che possono durare anche mezzo minuto nelle aree all’aperto, con l’eventualità che alla fine del processo compaia all’improvviso un nemico di fronte al nostro eroe, pronto a fargli lo scalpo. Il problema dei tempi di caricamento è purtroppo sempre presente giacché oltre a quelli all’interno dei livelli bisogna far fronte ad attese estremamente lunghe in caso si opti per il viaggio rapido, che si protraggono per oltre un minuto al passaggio da un pianeta all’altro. Considerando che The Outer Worlds richiede spesso al giocatore di fare la spola tra luoghi diversi per portare a termine le quest, capirete che il ritmo di gioco su Switch ne esce massacrato.

In breve: Al di là della resa di questa conversione, l’ultima fatica di Obsidian Entertainment resta uno dei migliori giochi di ruolo degli ultimi tempi. La qualità dell’opera firmata da Tim Cain e Leonard Boyarsky non è in discussione, ma questa per Nintendo Switch è senza ombra di dubbio la versione peggiore di The Outer Worlds attualmente in circolazione. Da prendere in considerazione solo se non siete in possesso di altre piattaforme, oppure se siete disposti ad accettare i tanti compromessi mentre cercate di godervi questa conversione ovunque voi siate e sfruttare anche le feature esclusive introdotte per l’occasione da Virtuos.

Configurazione utilizzata: Nintendo Switch
Com’è, come gira: The Outer Worlds sulla console ibrida della Casa di Kyoto scende a molti compromessi, tra frame rate altamente instabile e qualità visiva davvero troppo bassa.

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Pro

  • La qualità intrinseca dell’opera non si discute.
  • Ottima implementazione dei controlli di movimento.
  • La portabilità è un valore aggiunto non indifferente.

Contro

  • Davvero troppi compromessi.
  • Tempi di caricamento estremamente lunghi.
  • Attenzione ai mal di testa.
7

Buono

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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