The Riftbreaker – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

Da sola su un pianeta sconosciuto per spianare la strada a una futura colonizzazione umana: è la missione del capitano Ashley Nowak, scienziata e commando d’elite dell’ordine dei Riftbreaker.

Sviluppatore / Publisher: EXOR Studios / EXOR Studios Prezzo: € 29,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12+ Disponibile su: PC (Steam, GOG, Epic Games Store, Microsoft Store), PS5, Xbox Series X|S

In un futuro molto lontano, l’umanità ha imparato a costruire dei portali che permettono di teletrasportare in un istante qualsiasi persona o cosa da un angolo all’altro della galassia. È così che i terrestri hanno iniziato a colonizzare le stelle. Tuttavia, prima di procedere alla costruzione di un avamposto che possa ospitare la vita umana, viene mandato in avanscoperta un singolo individuo. Un Riftbreaker. Uno scienziato temerario addestrato a sopravvivere in condizioni estreme, il cui compito è quello di esplorare e analizzare il pianeta di destinazione prima di erigere l’enorme portale che possa fungere da corridoio tra il mondo alieno e la Terra.

È questa la missione della protagonista Ashley Nowak, inviata sul remoto Galatea 37 assieme alla fida armatura meccanizzata con intelligenza artificiale incorporata, Mr. Riggs. Insieme, Ashley e l’IA hanno l’ordine di sondare il pianeta e stabilire se possa o meno ospitare la vita umana, dovendo però fare costantemente i conti con l’agguerritissima fauna locale.

SOPRAVVIVERE SU GALATEA

Sin dall’inizio, The Riftbreaker si presenta come un ibrido tra uno strategico in salsa survival incentrato sulla costruzione di una base da difendere dagli attacchi nemici, e un action con visuale dall’alto che ricorda un twin-stick shooter.

the riftbreaker recensione

Non c’è nulla che un po’ di affettuoso calore non possa risolvere.

Non vi è una distinzione netta tra queste due anime del videogioco targato EXOR Studios, che dunque riescono ad amalgamarsi in maniera organica. Controllando Ashley, ben protetta dalla mech-armatura di Mr. Riggs, dobbiamo esplorare il mondo alieno, raccogliere risorse essenziali per la costruzione e la manutenzione delle strutture, analizzare la flora e la fauna del pianeta, ed eliminare i tantissimi nemici che proveranno in ogni modo a metterci i bastoni tra le ruote.

Le due anime del videogioco riescono ad amalgamarsi in maniera organica

Man mano che si procede lungo la campagna, molte delle attività basilari potranno essere automatizzate, per esempio costruendo degli estrattori di minerali e delle stazioni di ricerca scientifica. Tuttavia queste strutture saranno sempre vulnerabili alle offensive della fauna locale, pertanto diventerà essenziale costruire mura e torrette automatiche a difesa della base. In questi frangenti, The Riftbreaker si trasforma in una sorta di tower defense in cui la protagonista può partecipare attivamente alla mischia sfruttando le armi montate sulla sua armatura meccanizzata. Bisognerà stare attenti anche agli eventi casuali che potrebbero verificarsi in qualsiasi momento, mettendo in crisi la stabilità di tutti i sistemi connessi alla base. Una tempesta di meteore potrebbe distruggere i condotti che trasportano acqua e altri liquidi agli impianti di produzione, un tornado potrebbe devastare tutte le strutture che incontrerà sul suo cammino, un terremoto è in grado di distruggere i connettori che trasportano la corrente, le tempeste ioniche rischiano di mettere in crisi l’intera griglia elettrica, e così via.

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Per costruire ogni edificio bisogna attendere un intervallo di tempo più o meno lungo, che per le strutture avanzate può arrivare anche a superare i cinque minuti.

The Riftbreaker spinge il giocatore a pensare in anticipo a tutte queste eventualità, costringendolo a progettare il proprio quartier generale mettendo in conto tali imprevisti, magari stabilendo delle ridondanze nelle condutture e nelle strutture produttive. Una buona pianificazione è alla base della vittoria, soprattutto considerando che la difficoltà cresce man mano che ci si espande su Galatea, laddove gli attacchi delle creature autoctone diventano sempre più brutali con il passare del tempo.

L’ARSENALE DEL RIFTBREAKER

Dal canto suo, Ashley può contare su molte armi e diversi potenziamenti che rendono la sua sopravvivenza sul mondo alieno un po’ meno problematica rispetto a quanto si possa inizialmente pensare. Dopo aver ricercato le apposite tecnologie, la protagonista può iniziare a produrre minigun, lanciafiamme, lanciarazzi, spade a energia, nonché armi un po’ più esotiche come granate antigravitazionali, o strumenti devastanti come lo sparamissili nucleari. L’equipaggiamento va poi montato negli appositi slot dell’armatura meccanizzata, e può essere a sua volta potenziato con delle modifiche raccolte dai cadaveri dei nemici.

i ragazzi di EXOR Studios hanno deciso di strizzare un po’ l’occhio agli hack & slash

Qui i ragazzi di EXOR Studios hanno deciso di strizzare un po’ l’occhio agli hack & slash, nella misura in cui le mod sono in tutto e per tutto equiparabili al loot casuale presente in Diablo e nei suoi emuli. Non aspettatevi la stessa profondità e varietà della serie targata Blizzard, però: si tratta di una feature che fornisce semplicemente un gradito livello di personalizzazione aggiuntivo. Peccato che per installare queste modifiche sia necessario passare attraverso dei menù a dir poco anacronistici e controintuitivi. In linea di massima, tutta l’interfaccia di The Riftbreaker sembra uscita da un videogioco dei primi anni Duemila, quando per svolgere la più semplice delle operazioni – perlomeno sulla carta – bisognava affrontare una serie di passaggi dopo aver cliccato su diversi pulsanti che occupano un sacco di spazio sullo schermo.

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Dopo aver eliminato un bel po’ di nemici, ecco come si presenta il loot sul terreno.

Quella legata all’interfaccia è tuttavia l’unica critica che mi sento di muovere nei confronti di The Riftbreaker. Siamo al cospetto di un videogioco davvero divertente e ben fatto, che riesce a fondere più generi per offrire un’esperienza ludica appassionante, impegnativa e stimolante. Inoltre è un titolo molto rigiocabile considerando che sia la campagna che la modalità sopravvivenza possono contare sulla generazione procedurale delle mappe, facendo sì che ogni partita sia diversa dalle precedenti.

In breve: L’ultima fatica di EXOR Studios fonde quasi alla perfezione le dinamiche di uno strategico di stampo survival con un action/shooter con visuale dall’alto. Il risultato è un videogioco impegnativo praticamente privo di tempi morti in cui è essenziale mantenere sempre alta l’attenzione per non lasciarci le penne. L’unica nota stonata di The Riftbreaker è rappresentata da un’interfaccia poco intuitiva che richiede che il giocatore compia troppi passaggi persino per le operazioni più basilari. Si tratta in ogni caso di una singola sbavatura in un titolo altrimenti ineccepibile.

Piattaforma di Prova: Ryzen 5 3600X, 16 GB RAM, GeForce RTX 2070 Super, SSD
Com’è, Come Gira: Inaspettatamente solido, anche abilitando le impostazioni legate al ray tracing, The Riftbreaker ha mantenuto i 60fps a 1440p con qualche calo fisiologico durante le battaglie più impegnative con centinaia di creature sullo schermo. Da segnalare anche i caricamenti molto lunghi.

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Pro

  • Mix perfetto di strategia e azione. / Estremamente rigiocabile. / Da vedere è uno spettacolo.

Contro

  • Interfaccia anacronistica. / Lunghe attese durante i caricamenti.
8.7

Più che buono

Le leggende narrano che a Potenza ci sia un antro dentro al quale vive una misteriosa creatura chiamata Alteridan. In realtà è solo il nostro Daniele, che alterna stati diurni di brillantezza ad altri notturni dove i suoi amici non hanno ancora capito che non conviene fargli assumere troppo alcol.

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