Until Dawn – Recensione Remake

PC PS4 PS5

Una rimpatriata tra amici, una fredda serata invernale, una baita di montagna dispersa nel nulla… cosa può andare storto, in Until Dawn? Tutto, davvero tutto.

Sviluppatore / Publisher: Ballistic Moon / Sony Publishing Prezzo: € 69,99 Localizzazione: Completa Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PS5, PC Data d’uscita: Già disponibile

Sono trascorsi quasi 10 anni dall’uscita di Until Dawn, titolo di Supermassive Games che ci ha portato a vivere una fredda nottata invernale in un solitario chalet di montagna in compagnia di un gruppo di amici.

Un viaggio nel terrore che è ora possibile rivivere in una nuova edizione, che riporta Josh, Ashley, Emily, Jessica, Chris, Matt, Mike e Samantha ad affrontare una letale minaccia che li costringerà a mettere a nudo i propri sentimenti, a confrontarsi con le proprie paure e a cercare di sopravvivere “fino all’alba” con una sola certezza: ogni decisione, anche quella all’apparenza più piccola e insignificante, può fare la differenza tra la vita e la morte.

UNTIL DAWN REMAKE: COSA FUNZIONA?

La risposta alla domanda appena posta nel titolo è molto semplice: funziona tutto quello che funzionava anche senza la necessità di aggiungere la parola Remake. In primo luogo, convince nel suo complesso l’impianto narrativo, con una storia che si sviluppa aprendosi capitolo dopo capitolo in diversi percorsi, incanalando le vicende dei protagonisti su differenti binari e portando avanti trame che si incrociano, progrediscono o si stoppano improvvisamente a seconda delle scelte fatte. Il tutto, sorretto da un gruppo di personaggi che, chi più chi meno, ha tutte le carte in regola per fare breccia nei cuori degli appassionati del genere.

In Until Dawn Remake funziona tutto quello che funzionava anche senza la necessità di aggiungere la parola Remake

Senza inventare nulla, anzi, andando a pescare a piene mani dalla tradizione dei teen movie di stampo horror, Supermassive Games ci mette di fronte alla tipica “fauna” pronta a diventare il bersaglio di qualche pazzo assassino o di qualche oscura minaccia di natura sovrannaturale: non manca davvero nessuno, dal belloccio al timidone, dalla perfettina all’ultra acida, tanto che si potrebbe utilizzare il cast del gioco per dare vita a un vero e proprio disciplinare del genere. Come diretta conseguenza di quanto appena scritto, affetto e antipatia verso questo o quel personaggio sono sentimenti che si sviluppano sin dai primi capitoli, anche grazie a dialoghi azzeccati che partono con toni leggeri in stile comedy (il simpatico battibecco tra Emily e Jessica nelle fasi iniziali è un piccolo classico del trash) e mutano via via perdendo qualunque parvenza di allegria e spensieratezza a favore di paura, disperazione e tensione.

I numerosi bivi narrativi garantiscono a Until Dawn una notevole rigiocabilità, con la possibilità tanto di fare una vera e propria strage quanto di salvare tutti i personaggi.

Capita che, durante le lunghe ore di gioco, ci siano confronti e situazioni che si rivelano leggermente sopra le righe, ma tutto sommato l’intero pacchetto si dimostra coerente dai titoli di testa a quelli di coda, senza mai eccedere in una deriva da film di serie Z e al tempo stesso senza mai perdersi in inutili elucubrazioni mentali e in strani voli pindarici. Until Dawn mantiene quindi sempre una direzione ben precisa, evitando qualunque deriva di tipo psicologico a favore di un terrore tangibile, concreto, che potrei quasi definirlo “pratico”, in cui il jump scare è sempre in agguato, pronto a regalare tanto momenti davvero spaventosi quanto falsi allarme da accompagnare con un liberatorio “vaffa”.

A livello narrativo, le (poche) sequenze extra non aggiungono nulla a una trama che spiegava già tutto in maniera chiara nella sua versione originale

Cambiando completamente argomento, ma rimanendo nel campo del “cosa funziona”, impossibile non citare il restyling grafico di personaggi e ambientazioni, che traggono giovamento dal passaggio del tempo (e dalla nuova generazione di console) in maniera piuttosto evidente, pur con animazioni non sempre impeccabile e con qualche calo di framerate che, considerando tutto, risulta davvero difficile da spiegare. Promosso anche l’arricchimento del comparto opzioni, che consente di modellare almeno in parte l’esperienza di gioco per renderla accessibile a qualunque tipo di utenza.

COSA NON FUNZIONA?

Secondo paragrafo, seconda domanda, risposta altrettanto semplice: funziona poco tutto ciò che è connesso alla parola Remake, e alla necessità di investire una settantina di euro per una versione riveduta e corretta di un gioco che, a conti fatti, non aveva più di tanto bisogno di modifiche. A livello narrativo, le (poche) sequenze extra non hanno un impatto clamoroso, e non aggiungono nulla a una trama che spiegava già tutto in maniera chiara e dettagliata nella sua versione originale. C’è qualcosa di succoso da vedere a fine credits? Sì, quello c’è, ma considerando che si trattano di dieci secondi o poco più, basta un giro in rete per scoprire di cosa si tratta. In ambito grafico, la scelta di abbandonare una telecamera fissa a favore di una mobile, se da un lato amplifica a dismisura la libertà di movimento, dall’altro ottiene un effetto nefasto per un esponente del genere horror, attenuando il senso di tensione e di paura che deriva dall’essere costretti a fare i conti con un’inquadratura fissa, che può essere utilizzata per celare i pericoli fino all’ultimo momento. Discorso analogo può essere fatto anche riguardo la nuova colonna sonora, che si infila tra le pieghe dell’avventura fornendo un accompagnamento che non penetra sottopelle, che non cattura completamente e che, soprattutto, non risulta al livello di quello composto per il “vero” Until Dawn.

Until Dawn Remake ripropone senza variazioni la struttura di gioco dell’originale con un mix di dialoghi, esplorazione e quick time event.

Assente inoltre, mancanza questa tra le più gravi e pesanti, un set di opzioni che avrebbe potuto dare una spinta considerevole all’esperienza di gioco, trasformandola in un evento da vivere in compagnia. Il multigiocatore da divano presente in altri titoli Supermassive Games, per quanto non semplicissimo da implementare visto il differente “tempo su schermo” dei vari personaggi, poteva davvero essere l’aggiunta di cui tutti gli appassionati avevano bisogno per convincersi all’acquisto, e per trasformare un’avventura esclusivamente single player in qualcosa con cui discutere e spaventarsi per una serata (o più probabilmente, un paio) tra amici.

In Breve:  Trovare il giusto voto per Until Dawn Remake è una complessa operazione di equilibrismo. Da un lato abbiamo un’avventura che funziona e che diverte, dall’altro una riedizione che fa aggrottare non poco le sopracciglia. Tenendo conto della bontà dell’opera è impossibile scendere sotto la sufficienza, ma è altrettanto impossibile salire più di tanto, considerando che la versione originale costa meno di un terzo e, in quanto a qualità dell’esperienza di gioco, non presenta sostanziali differenze.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Ho provato Until Dawn Remake su PlayStation 5, portando a termine l’avventura una prima volta in circa otto ore, per poi tornare in azione nel tentativo di salvare (o forse no?) tutti i personaggi. Da segnalare a livello grafico qualche calo di framerate, davvero poco comprensibile.

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Pro

  • Passo in avanti per personaggi e ambientazioni / Trama e struttura di gioco di buonissimo livello

Contro

  • L’inquadratura libera non è sempre efficace / Colonna sonora meno coinvolgente di quella originale / Aggiunte ridotte al lumicino che non giustificano il costo
6.1

Sufficiente

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