Yakuza: Like a Dragon vanta un equilibrio invidiabile, e riesce a barcamenarsi tra la serietà che il pedigree della serie esige e un pizzico di pura follia

Dragon Kart è Mario Kart per le strade di Yokohama: non ci sono gusci blu in vista, ma non mancano missili e mitragliatrici.
Ogni quartiere di Yokohama è contraddistinto da un indice di pericolosità che determina il livello medio degli avversari che si aggirano tra i suoi vicoli, pronti a iniziare un combattimento qualora Ichiban e compagni entrassero nel loro raggio d’azione.
Dalla seconda metà del gioco i duelli con i boss si trasformeranno in brutali picchi di difficoltà
È UNO SPORCO LAVORO, MA QUALCUNO DOVRÀ PUR FARLO
Con simili penalità in ballo è un bene che la configurazione del party sia altamente flessibile grazie all’introduzione dei lavori, da alternare presso il più vicino ufficio di collocamento a partire dal quinto capitolo. In pratica combattere frutta una doppia dose di esperienza, utile per salire di livello e incrementare il rango del lavoro in uso, che permetterà di migliorare ulteriormente le caratteristiche dei personaggi e conquistare attacchi speciali legati alla professione in corso.

Sebbene il combattimento a turni possa suggerire un’azione tutto sommato sedata, frequenti cutscene donano agli scontri coi boss la giusta teatralità.
Ognuno dei sei protagonisti (ce n’è un settimo in realtà, riscattabile portando a termine con successo uno dei sottogiochi) parte con una professione tutta sua, ma altre si renderanno disponibili col tempo, raggiungendo determinati livelli e approfondendo il legame con i compagni di squadra. Tirando le somme, tutto l’arsenale di un gioco di ruolo tradizionale è presente all’appello, dalle alterazioni di stato al puro danno fisico, solo inquadrato in un contesto urbano in maniera non dissimile da quanto abbiamo apprezzato in passato nel classico Mother di Nintendo o nella (purtroppo sottovalutata) serie Shadow Hearts. A questo va aggiunto quel tocco di follia che rende unico l’universo di Ryu Ga Gotoku: i lottatori ad esempio si muovono costantemente durante lo scontro e non si faranno scrupoli a utilizzare coni stradali e altri oggetti contundenti per cambiare i connotati del nemico, a patto che questi si trovino a portata di mano nel momento di venire alle mani.
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