Non sono convinto che il combattimento a turni rappresenti il futuro della serie, per lo meno non in questo stadio iniziale
Allo stesso modo, un avversario atterrato con la dovuta cattiveria potrebbe restare al suolo quel che basta per permettere al party di infliggere potenti attacchi di opportunità: è l’equivalente delle Heat Actions che tanto rendevano feroce il buon vecchio Kiryu, a disposizione di un gruppo di improbabili eroi. Sulla carta pare funzionare tutto nel migliore dei modi, ma
complessivamente non sono convinto che il combattimento a turni rappresenti il futuro della serie, per lo meno non in questo stadio iniziale
, ancora un po’ acerbo. Si sente ad esempio la mancanza di un attacco preventivo per colpire alle spalle i nemici e iniziare gli scontri in una situazione di vantaggio, mentre lo scenario a volte è causa di
numeri tragicomici, con i combattenti che attraversano per magia muri o sono costretti a scavalcare goffamente e ripetutamente ostacoli vari pur di entrare in contatto col bersaglio di turno; paradossalmente sembra quasi che il sistema di combattimento
sia stato pensato in un secondo momento e poi incollato su un gioco già bello e pronto.

Cosa diavolo sta succedendo qui? Stiamo per reclutare un nuovo pestamico, ecco cosa!
Il peccato più grande riguarda però il ritmo, visto che progredendo nella storia gli scontri tendono a susseguirsi con frequenza sfiancante e durare un po’ troppo; se a questo aggiungiamo una certa lentezza nel guadagnare livelli il risultato rischia di divenire indigesto, barattando l’entusiasmo iniziale con una vera e propria prova di pazienza.
IL GIUSTO COMPROMESSO
Certo, ottenere armi e protezioni migliori permette di velocizzare la scalata, ma la creazione del nuovo equipaggiamento richiede soldi e materiali che andranno ovviamente guadagnati sbattendo la testa contro tanti, tanti nemici. Parliamo ovviamente di meccaniche abbondantemente messe in conto da ogni amante degli JRPG, ma questa nuova dimensione potrebbe non toccare le corde degli appassionati storici della serie, abituati a risse decisamente più dinamiche, rapide e – per certi versi – soddisfacenti.

Ichiban è un protagonista adorabile, distante dalla figura di Kiryu ma non per questo meno interessante.
YAKUZA FA CENTRO PER QUEL CHE RIGUARDA IL COINVOLGIMENTO E L’ALCHIMIA FRA I PROTAGONISTI
Yakuza: Like a Dragon
fa però centro per quel che riguarda il coinvolgimento e l’ottima alchimia che intercorre tra i suoi protagonisti. Messe da parte le follie legate all’animo nerd di Ichiban, la storia scava nelle fondamenta della malavita di Yokohama e mette a nudo i delicati meccanismi che impediscono a tre potenti fazioni di saltarsi reciprocamente alla gola: di fronte a una minaccia destinata a far crollare questo precario equilibrio come un castello di carte,
ogni pedina avrà il suo ruolo in una storia avvincente, recitando la propria parte tra colpi di scena e cliffhanger per donare il giusto sapore cinematografico a ognuno dei quindici capitoli che compongono il gioco.
Continua nella prossima pagina…