Devo ammettere di aver sottovalutato Nioh. Sin dal suo primo annuncio ho sempre inquadrato il titolo di Team Ninja come un action che punta tutto sulla padronanza di un sistema di combattimento complesso, un sotto-genere cui riconosco l’indubbio valore nel panorama videoludico ma che, nonostante abbia avuto modo di giocare a qualche capitolo della serie Ninja Gaiden, non ho mai approfondito con interesse, più che altro per la mia assoluta incapacità di coordinare i movimenti di più di tre dita contemporaneamente. L’alpha demo di Nioh, pubblicata in questi giorni da Koei Tecmo sul PlayStation Store, mi ha però fatto ricredere: aver avuto la possibilità di provare una piccola anteprima del gioco che sarà mi ha fatto capire quanto mi sbagliassi sul conto di questa esclusiva PS4.
L’ANIMA DEL SAMURAI
Impersonando un sosia dagli occhi a mandorla di Geralt di Rivia ho iniziato a esplorare la prima porzione della demo, scoprendo così di trovarmi di fronte a quello che sembra essere in tutto e per tutto un Dark Souls ambientato nel Giappone feudale. I primi passi nel mondo di Nioh sono spiazzanti e, come prevedibile, la prima morte arriva dopo appena una manciata di secondi. Una volta presa familiarità con i comandi inizio pian piano a scoprire un combat system molto più vario di quelli impiegati da Miyazaki nelle sue opere: ai due attacchi di base, rapido e poco incisivo oppure lento e più potente, si affiancano ben tre posture di combattimento che governano l’intero impianto di combo. Certo, continuo a morire spesso, ma almeno ora riesco a eliminare alcuni banditi prima di soccombere e abbandonare sul terreno il mio spirito guardiano a difesa della preziosissima amrita, l’equivalente delle anime raccolte dal protagonista della serie targata From Software.
Così come i falò di Dark Souls, anche i santuari di Nioh fungono da punto nevralgico dedicato alla progressione del personaggio
DISINTEGRAZIONE SPIRITUALE
Pur tenendo presente che quanto scritto si riferisce alla demo di un titolo ancora in lavorazione, non si possono non citare alcuni problemi che si spera vengano risolti prima del completamento dello sviluppo. Ciò che desta maggiori perplessità è la gestione della stamina del personaggio (o ki, come viene chiamata in Nioh): una volta esaurita l’energia, magari perché sono stati sferrati troppi colpi o perché un attacco avversario ha attraversato la nostra difesa sfiancando il protagonista, l’eroe resta fermo per una manciata di secondi prestando il fianco all’offensiva nemica, un assalto che nella maggior parte dei casi si risolve con la morte. Questo costringe il giocatore a effettuare frequenti attacchi mordi e fuggi, piuttosto che affrontare a muso duro le minacce; un approccio che può anche essere calzante nel caso sia stata scelta la strada del ninja, ma che nei panni di un samurai armato di tutto punto risulta poco pratica, oltre che incoerente.
Nioh ha tutte le carte in regola per seguire le orme delle opere di Miyazaki
AZIONE CINEMATOGRAFICA
Tra le feature presenti nella demo bisogna citare l’opzione per scegliere il livello di dettaglio grafico. Trattandosi di un action RPG in cui la velocità di reazione può fare la differenza, sarebbe lecito aspettarsi un frame rate quanto più vicino possibile ai sessanta fotogrammi al secondo, non a caso si possono modificare le impostazioni grafiche affinché la frequenza di aggiornamento sia elevata e relativamente stabile: il risultato è una riduzione della risoluzione, che scende da 1080p a 900p, al fine di guadagnare i già citati e fatidici 60 fps. Chi invece vuole godersi un’esperienza più cinematografica può sempre decidere di mantenere il formato Full HD, con un conseguente calo drastico del frame rate, in questo caso decisamente instabile ma comunque vicino ai trenta fotogrammi al secondo.
Tirando le somme, dopo aver portato a termine questa alpha demo devo ammettere di essermi fatto un’idea piuttosto positiva di Nioh. Al netto di alcune scelte di game design opinabili, che spero vengano modificate una volta che Team Ninja avrà ricevuto il feedback dei giocatori, questo Dark Souls in salsa samurai ha tutte le carte in regola per seguire le orme delle opere di Miyazaki e portare con sé qualche meccanica in grado di aggiungere valore e profondità a una formula sì collaudata, ma che forse col tempo è diventata un po’ stagnante.