Nioh : La Fine del Massacro - Recensione DLC

PS4

È stato un viaggio da capogiro quello di Nioh, ma finalmente l’epopea di Anjin volge al termine, concludendo le danze con stile. Più che un DLC opzionale, La Fine del Massacro rappresenta la proverbiale ciliegina sulla torta, un acquisto imprescindibile se avete seguito le vicissitudini del samurai dal bianco crine sin dall’inizio, apprezzando appieno una delle più promettenti IP nella recente storia del nostro hobby.

L’ULTIMO ASSEDIO

Nel suo puntare dritto al sodo, La Fine del Massacro non è esente da difetti, barattando ad esempio lo squisito level design di Onore Sprezzante per mappe piuttosto banali (anche se aprire scorciatoie a colpi di cannone ha un certo non so che…) e penalizzate dal riciclo di asset che oramai abbiamo imparato ad aspettarci da questo season pack, facendo anche a meno di introdurre nuove tipologie di armi, così come i precedenti DLC ci avevano abituato. Tuttavia, l’appuntamento finale con William ha altre frecce nel suo arco, come gli eccellenti boss che – finalmente! – non fanno rimpiangere gli incontri più epici e spettacolari del gioco vanilla in quanto a carisma. Siccome Yamata no Orochi ce lo siamo già giocato, l’ultimo nemico tira in causa un altro famosissimo esponente del folklore nipponico (the next best thing, direbbero in terra d’Albione) con esiti esaltanti, non solo per lo scontro in sé, ma anche per l’arena e il mood del combattimento. Lungi dal concludersi con un cliffhanger, La Fine del Massacro lascia comunque intendere che l’avventura di William abbia ancora qualcosa da dire, e una simile, splendida resa dei conti è il miglior modo per salutare (temporaneamente?) il lavoro di Team Ninja.

nioh la fine del massacro recensione ps4

La soddisfazione che La Fine del Massacro sa elargire è rappresentata dalla brillante somma delle sue parti

La soddisfazione che La Fine del Massacro sa elargire raggiungendo i titoli di coda è quindi rappresentata dalla brillante somma delle sue parti, abbinando a combattimenti esaltanti una vicenda capace di unire sapientemente storia e fantasia tramite il riuscito uso di personaggi storici come Yodogimi che, al centro di un evento destinato a sconvolgere la storia stessa del Giappone, saprà incarnare la tragica violenza di uno dei momenti più importanti e tumultuosi dell’era Sengoku. Non mancano i boss umani, solitamente incapaci di replicare i duelli con i ben più affascinanti Yokai negli altri due DLC, tuttavia stavolta forieri di amore e rispetto per merito di un certo personaggio, che farà palpitare il cuore dei fan di Team Ninja con massicce dosi di fan service. Non scherzo se dico che virili lacrime righeranno il vostro volto: date uno sguardo alla tecnica che imparerete sconfiggendolo e mi saprete dire.

FISSARE L’ABISSO

A parte la soddisfacente conclusione della vicenda principale, La Fine del Massacro offre anche l’Abisso, una modalità interessantissima capace di donare parecchie ore di divertimento in più. Si tratta sostanzialmente di un’arena divisa in più piani, ognuno spezzato in sei parti. C’è Terra Firma, che sarebbe l’area in cui si inizia e dove si possono effettuare le operazioni di rito al tempio, collegata direttamente al Crogiolo, ovvero l’arena dove fare a pezzi un boss per scendere al livello successivo. Un’operazione apparentemente naturale e scontata, se non fosse che William inizia ogni piano con quattro penalità che rendono il duello con il cattivo di turno un’impresa generalmente sconsigliabile. Qui entrano in gioco le altre quattro parti (o dimensioni, così come vengono chiamate) che compongono ogni livello, ovvero mini stage dove andare a caccia di un kodama che saprà eliminare uno dei quattro debuff, rendendo il combattimento finale via via più abbordabile. Ci sono delle regole però: morire lontani dallo spirito guardiano vuol dire abbandonare l’Abisso senza troppi complimenti, perdendo nel contempo le amrita accumulate e gli oggetti contaminati, potenzialmente formidabili ma impossibili da usare senza l’apposita purificazione che ci aspetta uscendo dal dedalo, dopo aver sconfitto il guardiano del livello. Il progresso raggiunto viene fortunatamente ricordato dal gioco, eliminando il terrore di dover ricominciare ogni volta dal primo piano.

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l’Abisso è un posto per duri

Per guadagnare l’accesso all’Abisso è necessario usare le tazze ochoko incrinate, un nuovo drop distribuito principalmente (almeno per esperienza personale) nelle missioni crepuscolo; è possibile sacrificare quelle “classiche” per aumentare la possibilità di ottenere equipaggiamento divino, mentre le bianche sono indispensabili per evocare fino a due compagni. Un’opzione consigliatissima, poiché l’Abisso è un posto per duri: per dare la misura, l’accesso al trentunesimo piano è precluso a chi non ha completato la nuovissima difficoltà, la Via del Nioh. Come disse qualcuno ben più importante di me, lasciate ogni speranza, voi ch’ entrate.

La Fine del Massacro conferma la coerenza di Team Ninja nel produrre contenuti su misura per la sua fanbase più dedicata e hardcore. In altre parole, L’assedio estivo del castello di Osaka non è roba per giovani ronin, presentandosi in tutto e per tutto come la giusta conclusione per chi ha vissuto appieno l’esperienza di Nioh, giocando, godendo e imprecando attraverso le avventure narrate dal season pass, possibilmente affrontando i vari livelli di difficoltà a testa alta. In ogni caso, si tratta di una conclusione esplosiva per una delle migliori avventure di un 2017 davvero memorabile.

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Pro

  • Un finale che lascia davvero soddisfatti.
  • Un nuovo livello di difficoltà. Auguri vivissimi.
  • L’Abisso è un’ottima aggiunta.

Contro

  • Solito riciclo di asset e level design che non aggiunge nulla di nuovo.
  • Un contenuto mirato esclusivamente ai personaggi di alto livello.
  • Nessuna nuova arma.
8.2

Più che buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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