Mortal Shell – Recensione

PC PS4 Xbox One

Coraggioso ma derivativo. E potremmo concluderla qui, passando direttamente al voto, ma poi il caporedattore mi corre dietro con una mazza chiodata.

Sviluppatore / Publisher: Cold Symmetry / Playstack Prezzo: 29,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Epic Games Store; Steam nel 2021), PlayStation 4, Xbox One

È solo ironia in fondo, ma neppure troppa. Sicuramente la “colpa” cade sul successo di Hidetaka Miyazaki e della sua saga più celebre, ma è davvero impossibile sciacquarsi dalla bocca quella sensazione di già visto che ti infesta dopo i primi minuti passati in compagnia di Mortal Shell. I cliché sono fedelmente presenti a rapporto, tra deprimenti scenari fantasy, nemici grotteschi e una decisa reticenza a chiarire l’ambientazione e gli eventi in atto, tanto per lasciare al giocatore e a folle di streamer starnazzanti il presunto piacere di mettere assieme i pezzi.

Non è però il caso di incolpare i ragazzi di Cold Symmetry, uno studio tanto piccolo quanto coraggioso: non si sono limitati infatti a ricalcare in modo quasi eccessivamente derivativo uno dei generi più gettonati degli ultimi anni, ma hanno tentato di dire la loro con alcune idee niente male, dimostrando nel contempo una buona padronanza del codice. Iniziando dalla fine e dai biechi numeri, Mortal Shell è tecnicamente pregevole e non ha mostrato incertezze di sorta durante il periodo di prova, solido nell’esecuzione e privo di particolari bug. Come biglietto da visita ci siamo.

LAST OF AN ANCIENT BREED

L’ho scritto all’inizio: le basi le conoscete già da soli. Nel gioco si impersona un essere antropomorfo dai tratti somatici appena abbozzati, alle prese con un mondo ostile per il capriccio di chissà quale divinità. Non ci sono statistiche o archetipi tra cui scegliere e, per giunta, il pallido protagonista (che vanta una marcata somiglianza con i drone host di Westworld) ha la costituzione di un fuscello, pronto a cadere a terra con un soffio.

L’asso nella manica è la possessione dei cadaveri di guerrieri dimenticati, pronti a essere riportati in vita per un’ultima battaglia.

Il suo asso nella manica è però la possessione dei gusci mortali accennati nel titolo, cadaveri di guerrieri dimenticati pronti a essere riportati in vita per un’ultima battaglia. Ce ne sono quattro da scovare, e differiscono tra di loro per i valori di vitalità e stamina, che ovviamente decresce a ogni colpo o durante la corsa. Per restare in tema di deja-vu, morire significa lasciarsi dietro un simulacro da recuperare, pena la perdita definitiva della valuta di turno chiamata tar (catrame? Tele Abruzzo Regionale? Il gioco non si prende la briga di dargli una traduzione nell’adattamento italiano) che serve un po’ per ogni cosa.

mortal shell recensione

Sa un po’ di già visto, eh?

Solo che qui non ci sono livelli da scalare, e la sensazione di progressione è assai poco marcata: per diventare più forte, ogni ex cadavere offre l’accesso a un limitato – ma dal prezzo assai salato – numero di abilità secondarie, acquistabili investendo un gran numero di tar e visioni, una seconda risorsa ottenibile principalmente dall’abbattimento dei nemici più tosti. Un’altra differenza riguarda la gestione dei punti vita, priva di fiaschette da tracannare o provvidenziali trasfusioni ricaricabili presso i fin troppo rari checkpoint.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Buona direzione artistica...
  • Alcune interessanti idee...
  • Tecnicamente solido.

Contro

  • … ma estremamente derivativa e scontata.
  • … non perfettamente sviluppate.
  • Scarso senso di progressione.
7.6

Buono

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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