Returnal – Recensione

PS5

EFFICACISSIMA LA GESTIONE DELL’AUDIO, CAPACE DI CREARE UNO STATO DI TENSIONE ESTREMA CON OGNI MINIMO CIGOLIO E SCRICCHIOLIO

Nessun essere che cerca di ucciderci là fuori è così terrificante come un’innocua villa di campagna, rappresentazione di una psiche schizofrenica, ormai incapace di distinguere realtà e finzione, diventando il più insondabile dei misteri che popolano Atropo. La gestione dell’audio in questi contesti è talmente efficace da risultare quasi insopportabile, trascinandoci in uno stato di tensione estrema ad ogni scricchiolio, cigolio, riconoscendo distintamente la distanza e il piano dal quale provengono, muovendosi pesantemente e controvoglia verso di loro. Si crea un legame speciale, profondo, paure condivise che avvicinano i due lati dello schermo, ritrovandosi irrimediabilmente innamorati davanti a queste situazioni, andando avanti contro tutto e tutti per rompere il cerchio.

MERAVIGLIOSA ROVINA

Non è un caso che abbia fatto molti nomi di altrettante opere in queste pagine, perché Returnal è capace di fare sue influenze e ispirazioni precise, nette, riconoscibili per costruire però qualcosa di estremamente personale, totalmente Housemarque. E nella sua estetica si riverbera la mitologia di Alien, il genio di H.R. Giger, i cadaveri abbracciati, inginocchiati o raggomitolati e i capillari ormai prosciugati di un apparato circolatorio che ricopre ogni architettura come immaginato da Zdzisław Beksiński; la natura corrotta, sconvolta dalle conseguenze di una guerra devastante ma ancora capace di ammaliare tipica di Tallon IV (Metroid Prime, ancora lui), tra foreste, deserti e ghiacciai.

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Oltre agli esseri ostili non mancano pericoli ambientali, spesso inseriti in veri e propri contesti platform.

VISIVAMENTE RETURNAL È STRAORDINARIO, 4K DINAMICO E 60 FOTOGRAMMI AL SECONDO CHE DANNO SAPIENTEMENTE VITA ALLA NARRATIVA AMBIENTALE

Tutto questo affidandosi alla potenza di cui PlayStation 5 dispone, rispettando religiosamente il dogma dei 4K a 60 fotogrammi al secondo granitici. Che vuol dire illuminazione splendida, suggestiva, in tempo reale, con le superfici ad assorbire e riflettere le fluorescenze dei proiettili e il pulviscolo dei particellari, come se sotto quei colpi fosse esploso direttamente il nostro OLED. Il ricchissimo livello di dettaglio (seppur ad occhio leggermente inferiore al lavoro di Bluepoint su Demons’s Souls) fondamentale per dare voce alla narrativa ambientale, fermandosi ad osservare monumenti, ancestrali luoghi di culto, imponenti edifici e rari ma meravigliosi panorami: piccoli in questa immensa solitudine. C’è tanto da dare in pasto alle retine, immortalare, ed è sanguinoso che manchi una modalità fotografica dedicata (almeno per ora). Ma poi la tuta di Selene che si sporca e mostra bruciature, il casco che riflette l’ambiente circostante, il design di chi Atropo lo domina, creature tentacolari o antropomorfe, feline, droni, alberi ciclopici ed enormi pipistrelli dall’epidermide iridescente, cerberi e arpie per ritornare alle suggestioni elleniche.

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Materiali alieni dalle consistenze più bizzarre ci attendono sia nell’arsenale che all’interno dell’ambiente.

La colonna sonora nel mentre lascia respirare l’occhio con la sua delicatezza elettronica e dà spazio a un’effettistica ambientale strepitosa, fatta di echi, vento, suoni lontani e indistinti, abissali, costruendo la suspence per poi entrare in scena violentissima nei momenti più esaltanti/angoscianti fino a diventare cardine di una parentesi in particolare, una di quelle sequenze capaci di definire un’intera opera e portarla al livello successivo, giocando con le percezioni, tenendo per mano il racconto. La firma è quella di Bobby Krlic, stimato produttore musicale che vanta collaborazioni con Bjork, Goldfrapp, Khalid e già autore della straordinaria colonna sonora di Midsommar (Ari Aster, 2019), con uno zampino pure in quella più corale di Red Dead Redemption 2. Synth potenti, lugubri, direttamente dallo spazio profondo, organi ecclesiastici e tracce quasi eteree, serene, note di piano, frammenti del passato che sbocciano tra i ricordi che vengono processati e reinstallati, per l’ennesima volta, tra morte e rinascita. Fondamentale in questo senso il lavoro egregio sull’audio Tempest 3D, apprezzabile con le cuffie Pulse 3D di PS5, capaci di dare veramente una dimensione privilegiata al sound design, in ogni sequenza di gameplay, e alle musiche. 360° di piacere uditivo.

In Breve: Returnal è l’arcade di nuova generazione, un bilanciatissimo cocktail di ispirazioni, suggestioni, concetti di game design. Un roguelite che punta su un’esplorazione di stampo metroidvania, un esplosivo bullet hell visto dalla prospettiva di un third person shooter, un viaggio al centro di un pianeta alieno che è anche discesa nella psiche della sua protagonista. Il loop parte integrante della narrazione, il senso di progresso costante, il tasso di sfida studiato alla perfezione in un contesto tecnicamente solidissimo, come Housemarque ci ha sempre abituati. Questa era considerata la prova della maturità per il team finlandese e l’esame è passato a pieni voti, quasi con lode. Mi sono innamorato della sua atmosfera, della fisicità degli scontri a fuoco, dei suoi continui riferimenti alla mitologia greca, tenendo per mano Selene col DualSense e assorbendo i colpi subiti, sentendo la pioggia sulla sua tuta, ascoltando con ansia i rumori provenienti da un angolo cieco, forse da un recesso della sua mente. Se sia una killer application lo deciderà il pubblico, ma su PlayStation 5 Returnal è quello che più ci si avvicina.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Rarissimi cali di frame rate non intaccano una prestazione solidissima, con una gestione delle luci incredibilmente suggestiva e un colpo d’occhio ammaliante in 4K e 60 fps.

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Pro

  • Gunplay adrenalinico, fluido, preciso e fisico / Narrativa misteriosa, psicologica, frammentata benissimo nel loop / Tecnicamente solidissimo, DualSense e Audio 3D al top / Struttura metroidvania applicata al roguelite in modo impeccabile, una manna per l’esplorazione.

Contro

  • Presi singolarmente, gli elementi che lo compongono non sono “geniali”
9

Ottimo

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