Nel 2001, dalla fervida immaginazione di Tetsuya Mizuguchi (Space Channel 5, Lumines), nasceva il primo cavallo di battaglia della realtà virtuale di Sony. No, non ho affatto sbagliato la data, è tutto vero!
La storia dietro a REZ (gioco di parole che deriva dalla parola inglese “resolve”) vede come unico protagonista il già citato game designer, all’epoca militante sotto etichetta SEGA, e il suo sogno di creare uno sparatutto che riuscisse a calare il giocatore in un profondo stato di trance. All’inizio degli anni 2000, REZ arrivava su Dreamcast e PlayStation 2, proiettando i giocatori in un delirante tunnel d’acidi e visioni sinestetiche, dove l’unico compito era quello di sparare a tutto ciò che si muoveva su schermo e, al tempo stesso, comporre musica. Chi ha provato almeno una volta questo shooter on-rail dall’animo techno può confermarlo: REZ era nato per essere giocato in VR già quindici anni fa, quando di HTC Vive e Oculus Rift non si vociferava nemmeno per scherzo. Fortunatamente, il tempo ha permesso alla tecnologia di evolvere in una direzione congeniale anche al nostro Mizuguchi-san che, nel frattempo, aveva lasciato il mondo dei videogiochi per darsi all’insegnamento nelle università giapponesi. Quale momento migliore, dunque, per tornare a parlare del suo capolavoro senza tempo e vestire ancora una volta gli “sporchi” panni del game designer visionario?
DEREZZED!
Rez Infinite è l’ennesima incarnazione dello sparatutto su rotaie apparso nel frattempo anche su Xbox 360, ma che su PlayStation 4 è riproposto con supporto a risoluzione 4K (almeno per PlayStation 4 Pro), Audio 3D e, soprattutto, modalità VR.
Rez Infinite è uno sparatutto in cui l’azione si trasforma in musica
Infine c’è lei, la musica, un campionario di sonorità techno, house e minimal in cui ogni interazione sullo schermo va ad aggiungere un segno sullo spartito, modifica un beat, creando un pezzo originale. L’azione è martellante, mentre l’estetica fa della sua semplicità tecnologica un’arma formidabile, capace di trasportare anche il più scettico in un vero e proprio viaggio in un cyberspazio insidioso.
REZ era un titolo ottimo sulla carta, ed eccellente joypad alla mano, ma credetemi, in VR è tutta un’altra cosa: trovarsi lì, dietro all’anonimo protagonista umanoide, potendo voltare la testa verso l’alto per inseguire anche i nemici più insidiosi o girarsi di scatto per inseguire i ciclopici boss di fine livello è una delle migliori esperienze videoludiche che io abbia mai provato. Il tutto, fortunatamente, reso ad una risoluzione fra le più alte disponibili in ambito PS VR, probabilmente grazie all’estrema leggerezza del comparto grafico.Uno sparatutto in cui l’azione si trasforma in musica, dunque, un’idea molto (ma molto) più semplice da provare che da spiegare, e fondamentalmente raccomandabile a chiunque visto che si tratta di un classico su cui ogni giocatore dovrebbe mettere le mani almeno una volta.
L’azione è martellante, mentre l’estetica fa della sua semplicità tecnologica un’arma formidabile
Se la modalità HD prevede tutti i contenuti già apparsi nell’edizione Xbox 360, Infinite aggiunge anche un nuovo livello chiamato Area X che ha tutto il sapore di un teaser per un sequel. In VR, Area X è giocabile ad una risoluzione leggermente inferiore a quella a cui viene renderizzata l’avventura principale, ma anche in questo caso basta davvero poco per lasciarsi trasportare dallo scoppiettio di effetti particellari e atmosfere oniriche. Quest’unico livello inedito prevede inoltre la possibilità di navigare nello spazio a proprio piacimento, “accelerando” con i tasti dorsali come se si fosse a bordo di una navicella e girando la testa per direzionare l’iconico umanoide tutto poligoni che da sempre rivestiamo nella storia del franchise. Area X è un esempio eccellente di come REZ potrebbe evolversi in un ipotetico sequel, e pur avvicinandosi a Child of Eden in fatto di sonorità (ma niente collaborazione con la band Genki Rockets stavolta!), bisogna ammettere che il pensiero di poter giocare altri livelli sulla falsariga di questo mi fa salire l’adrenalina nelle vene.
Parlando infine di longevità, esattamente come il titolo originale REZ può essere terminato in una manciata di ore, ma per completare le sfide supplementari, totalizzare i punteggi più alti nei livelli e darsi al completismo forsennato dei trofei, il contatore del tempo dovrà significativamente alzarsi, considerando che alcuni dei contenuti sbloccabili sono legati alle ore giocate. E sì, è possibile anche attivare la modalità “trance” per far vibrare tutti i controller connessi alla console: se avete nostalgia del Trance Vibrator venduto assieme all’edizione PS2 potete ovviare con l’opzione apposita. Per un mondo migliore.
Sono convinto, grazie a REZ Infinite e PlayStation VR, di aver provato finalmente il vero REZ, ovvero ciò che Tetsuya Mizuguchi aveva nella sua testa da “giappomatto” quando riversò i 250 MB di dati (circa) che componevano la prima versione del gioco sul disco per PlayStation 2. Si tratta di un titolo fruibile anche su televisore ma, credetemi, trovate un casco di Sony a qualunque costo e provatelo in VR: non ve ne pentirete.