StarVaders – Recensione

PC

Lavorando nei momenti liberi e nei weekend, tre amici di Montreal hanno realizzato StarVaders, un ibrido che mescola Slay The Spire, Into the Breach e Space Invaders: sogno che s’avvera o tempo sprecato?

Sviluppatore / Publisher: Pengonauts / Joystick Ventures, Playworks Prezzo: € 29,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data di lancio: 30 aprile

Delle due la prima, per quanto mi riguarda. Decisamente la prima. Realizzato in quattro anni perché ok la passione e il cassetto pieno di sogni spaiati, ma chi non lavora non fa l’amore né paga le bollette, StarVaders è uno di quegli esordi che, dopo un po’, ti fanno pensare “se il buongiorno si vede dal mattino”.

Non subito però. All’inizio ti inganna con la sua aria da “giochino sfizioso”. Si fa presto a etichettarlo, a cedere alla tentazione di sminuirne le ambizioni, a ritenerlo scarsamente impegnativo. L’art style da anime fanciullesco aiuta ad associarlo a quei giochi perfetti per quando si hanno dieci minuti liberi, possibilmente da giocare sullo smartphone. Eppure…

GIOCHINO A CHI?!

… eppure negli ultimi anni sono diversi i “giochini” che, grazie a un gameplay loop che mi stupisce sia ancora legale, ci hanno fatto sentire dipendenti come i protagonisti di Trainspotting. Si tratta di produzioni, spesso indipendenti, che meriterebbero una categoria a parte, qualcosa come “videodrugame”. Del resto non sarebbe una definizione perfetta per Balatro, Loop Hero e Vampire Survivors, ma anche per Slay the Spire e Into the Breach? A proposito: se questi ultimi due avessero avuto un figlio sarebbe StarVaders, che abbina l’invasione aliena alla gestione di deck e a tattiche grid-based. Con lo zampino di Space Invaders, è evidente, tuttavia non serve il test del DNA per scoprirne la paternità. Bastano un paio di screenshot per capire a chi fare gli auguri il 19 marzo. Non ci si può sbagliare.

StarVaders

Ci sono una sessantina di achievements, per i completisti patologici.

Anche in game è bene limitare gli errori. Nemmeno quelli marginali andrebbero commessi, ogni passo falso si paga a caro prezzo in StarVaders nonostante i Chrono Tokens, che consentono di rigiocare l’ultimo turno. C’è un’invasione aliena dalle movenze à la Space Invaders da fermare a ogni costo, c’è una storia dietro le quinte da svelare e, soprattutto, ci sono numerose sfide da superare prima di poter cantare vittoria. Sfide vere tra boss fight ingegnose – la maggior parte, una manciata sono meno ispirate o facilmente superabili – e incontri da selezionare accuratamente, in base alla previsione di minacce e ricompense.

C’è un’invasione aliena dalle movenze à la Space Invaders da fermare a ogni costo

Come quegli scontri che, in caso di vittoria, abbassano di 1 il livello di Doom, il quale si tramuta in game over se raggiunge quota 5. Detta così sembra facile ma non lo è. Ecco come si svolge: il nostro mech inizia nella parte bassa del board mentre i nemici in quella alta. Dopo il nostro turno tocca ai nemici muoversi e attaccare, scendendo verso la parte inferiore del tabellone di 1 o più caselle. Alcuni alieni hanno tratti fastidiosi come scudi, immunità et similia, perciò, essendo sempre in inferiorità numerica, è complicato impedire a tutti di raggiungere le ultime tre righe e, rimanendoci per un turno, canalizzare X quantità di Doom.

Quelle due estremità dei tentacoli del Kraken hanno raggiunto la zona inferiore e stanno canalizzando +1 Doom, vanno eliminate subito.

Ogni combattimento contro le ondate aliene è un avvincente grid-based match in cui poco o nulla è lasciato al caso. Con tre livelli di difficoltà da sbloccare, altrettanti mech ottimamente caratterizzati che significano tre stili di gioco assai diversi fra loro e una decina di piloti dotati di meccaniche uniche, c’è l’imbarazzo della scelta in fatto di stili di gioco. Al netto delle regole generali come il movimento dei nemici o la pesca di cinque carte all’inizio di ogni turno e lo scarto di quelle inutilizzate, il gameplay cambia radicalmente da un mech all’altro.

Ogni combattimento contro le ondate aliene è un avvincente grid-based match contro un destino giunto da un altro pianeta

Una run con il Gunner che sfrutta le bombe e spara proiettili è molto diversa da una con lo Stinger, il ninja-bot che colpisce da vicino e può lanciare fisicamente le sue carte contro i nemici, per tacere del terzo robot. A condire sapientemente il tutto ci si mette la gestione delle risorse specifica per ogni robot, tipo evitare l’Overheat con il Gunner e costruire strategie per evitare di bruciare carte. Moltiplicando tutto ciò per tre mech e considerando le 240 carte uniche e 120 artefatti tra cui scegliere, dire che le variabili sono quasi infinite non è un’esagerazione.

IL PICCOLO, GRANDE STARVADERS

Ci si deve rimboccare le maniche se si vuole ampliare il proprio pool di carte e, di riflesso, aumentare le proprie possibilità di vittoria. Ci si deve spremere le meningi, bisogna architettare tattiche e combo in grado di garantire il massimo risultato con il minimo sforzo. Non ci sono regali nel corso dei tre brevi atti della campagna single player, l’unica modalità disponibile, al massimo è concesso un + 1 pesca e +1 energia se proprio si vuole l’aiutino. La progressione lineare permette di sbloccare ulteriori opzioni fra carte d’attacco, movimento e tattica, così come accumulare quanta più pecunia possibile con combinazioni spettacolari consente di darsi allo shopping quando si raggiunge la tappa pre boss, il Min’s Workshop in cui acquistare carte, artefatti dagli effetti passivi determinanti o altro.

Il Min’s Workshop. Consiglio: non siate tirchi con le mance!

Qua e là si notano margini di miglioramento, penso a un progression system che potrebbe essere più frizzantino e a una varietà di nemici/status/situazioni ampliabile, oppure si scorgono dei limiti, come nel caso della componente narrativa. Nonostante ciò StarVaders dimostra a ogni run di essere un deckbuilder ben realizzato nelle rifiniture e laddove più conta, ovvero nel gameplay che diventa subito loop. Non nasce da una singola idea originale, mescola brillantemente le peculiarità delle sue fonti d’ispirazione dando vita a una colorata esperienza grid-based altamente assuefacente.

StarVaders è un deckbuilder solido, stimolante, veramente sfizioso oltre che ben realizzato sotto molti punti di vista

Lo vedrei bene su smartphone grazie all’impostazione verticale e alle partite rapide con tanto di Save & Exit. Non perde neppure tempo con tutorial eccessivi o spiegazioni prolisse, si racconta mentre ci fa respingere l’invasione aliena un’ondata dopo l’altra, tuttavia guai a scambiare la sua simpatia per superficialità: StarVaders è uno di quei giochi facili da capire, difficili da padroneggiare e ancor più da abbandonare.

In Breve: Immediato e intuitivo, profondo e stimolante, appassionante e divertente: questo e molto altro è StarVaders, un piccolo grande deckbuilder game con scontri tattici al punto giusto. Non nasce da una singola idea originale ma propone un interessante mix di spunti altrui. Qua e là si notano margini di miglioramento e qualcosa nel bilanciamento è rivedibile, ma che diamine? Svolge il suo dovere come meglio non potrebbe, rapisce con un gameplay loop assuefacente e non molla la presa finché non si sblocca tutto lo sbloccabile. Solo allora ci si può dedicare a completarlo davvero, apprezzandone finalmente ogni dettaglio. Spero vivamente abbia successo perché lo merita e perché adesso sono curioso di scoprire cos’altro potrebbero realizzare i tre ragazzi canadesi.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 7800X3D, Radeon 7800XT Nitro+, 32 GB RAM DDR5, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: Niente problemi di prestazioni, il gioco non richiede grandi requisiti per farsi apprezzare né una profonda conoscenza dell’inglese. Comparto grafico adatto a un’esperienza che risulta simpatica e scanzonata anche grazie al suo colorato stile anime. La colonna sonora è il giusto accompagnamento per le nostre elucubrazioni.

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Pro

  • Gameplay loop assicurato / Trasuda passione per i deckbuilder game / Molto più tattico e profondo di quanto non sembri

Contro

  • Tra boss più facili di altri e difficoltà generale, il bilanciamento è perfettibile / Si notano margini di miglioramento e alcuni limiti in buona misura comprensibili
8.3

Più che buono

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