Xenoblade Chronicles: Definitive Edition – Recensione

Switch

Domanda: esattamente quante altre volte sarà necessario riproporre Xenoblade Chronicles prima di mandare in pensione Shulk e compagni?

Sviluppatore / Publisher: Monolith Soft / Nintendo Prezzo: 59,99 € Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: Nintendo Switch

Risposta: almeno un’altra, un ultimo appuntamento capace di sanare una ferita aperta cinque anni fa, con l’uscita di Xenoblade Chronicles 3D per il New Nintendo 3DS. Il gioco originale ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, alfiere della rinascita dei JRPG di qualità assieme a The Last Story di Hironobu Sakaguchi, e la prospettiva di poterlo giocare in modalità portatile, ovunque e in qualunque momento, emanava vibrazioni paradisiache. Poi il brusco risveglio, una secchiata di acqua gelata gentilmente recapitata da un lavoro di conversione pigro, colpevole di un sistema di controllo inadeguato e di una veste grafica confusa e di difficile lettura.

In altre parole, il genere di prodotto dove si passa più tempo a contare i difetti che a godersi una delle più belle storie che un titolo del genere abbia mai narrato, popolata da eroi carismatici e nemici che amerete odiare, capaci di motivare quel desiderio di rivalsa che magari non credevate neppure di avere grazie a una crudeltà e una presenza costante e minacciosa, al servizio di una trama ricca di colpi di scena che colpiscono duro già dalle prime battute.

NOW YOU’RE PLAYING WITH POWER

Non credo sia necessario approfondire in questa sede il background di un gioco tanto amato: è sul mercato da così tanto tempo che probabilmente avete già incrociato un paio di giganteschi spoiler sulla trama e sul destino di alcuni personaggi, anche solo evolvendo gli spiriti durante la campagna di Smash Bros. Ultimate.

Xenoblade Chronicles Definitive Edition

Anche l’illuminazione ha goduto del nuovo hardware: a tratti sembra quasi un gioco nuovo.

Tuttavia è imperativo sottolineare che finalmente il sogno di giocare il capolavoro di Monolith Soft senza limitazioni è divenuto realtà, perché Xenoblade Chronicles: Definitive Edition è un’opera di restauro imponente, che garantisce una fruizione completa e priva di compromessi, qualunque sia il vostro modo approcciarvi al gioco.

Questa Definitive Edition è un’opera di restauro imponente, che garantisce una fruizione completa su entrambe le configurazioni, handled e docked

Ho speso decine di ore alternando modalità handheld e docked, godendomi la lunga avventura in entrambe le configurazioni, senza prenotare una visita all’oculista, e beandomi di un’estetica aggiornata grazie ai nuovi, bellissimi modelli poligonali, non più schiavi delle bassa risoluzione con cui i ragazzi di Monolith dovettero scendere a patti su Wii e impreziositi da volti in stile anime assolutamente perfetti, in linea con gli ultimi lavori della software house fondata da Tetsuya Takahashi.

Xenoblade Chronicles Definitive Edition

Modelli più complessi e texture nuove di zecca donano una grande personalità rispetto al passato.

Il tutto assieme a una fluidità sempre ineccepibile e a un’interfaccia nuova di zecca che rende agevole seguire le decine di quest che si andranno inevitabilmente ad accumulare. Lungi dall’essere un mero aggiornamento in alta risoluzione, Xenoblade Chronicles: Definitive Edition è a tutti gli effetti la migliore maniera per giocare oggigiorno un’opera amatissima, lanciandosi all’avventura sulle note della colonna sonora originale o del relativo arrangiamento, alternabili con un click in qualunque momento dallo schermo delle opzioni, assieme al doppiaggio in Inglese e Giapponese.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Xenoblade Chronicles non è mai stato così bello, e scusate se è poco.
  • Splendidamente godibile anche in modalità portatile, finalmente.
  • Migliorie a tutto tondo che rendono obsolete le vecchie versioni.

Contro

  • Future Connected non si è rivelato particolarmente ispirato.
9.2

Ottimo

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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