Non c'è più rispetto (quasi)

rispetto square enix

Un adagio popolare recita: “Chi rispetto vuol, rispetto porti“.
C’è una cosa che molte software house hanno capito, in questi anni (non che ci volesse chissà quale genio, ma tant’è), ed è che l’utente, il giocatore, il ragazzino pacioccoso con le mani sporche di Nutella che passa le ore incollato davanti al monitor o al televisore, è la stessa persona che, coi suoi soldi, permette alle aziende di esistere, di fare profitto e continuare a produrre e pubblicare nuovi giochi che il bambino pacioccoso di cui sopra comprerà con i suoi soldi, perpetuando questo infinito ciclo virtuoso d’amore. E quindi, come tale, merita prima di tutto rispetto. C’è chi, come Sony, di questa filosofia ha addirittura fatto il proprio claim, con il suo “For the players“, per i giocatori.

Questo non vuol dire che, nei fatti, sia sempre così. Destiny 2 che esce su PC quasi due mesi dopo le versioni console è difficile da giustificare se non con ragioni puramente di mercato, volte a favorire le vendite per PlayStation 4 e Xbox One (e le royalty che i produttori si intascano), ed è solo il primo esempio che mi viene in mente. Allo stesso modo, questo non significa che ai giocatori/acquirenti/clienti debba essere perdonato tutto, e che si debbano giustificare gli insulti e le violenze – per ora solo verbali, e facciamo che va bene così – nei confronti di questo o quel publisher per i motivi più disparati, e più o meno validi. Di base, nessun motivo sarebbe valido, ma non divaghiamo.

rispetto square enix

Certo è che, almeno formalmente, non foss’altro che per questioni di opportunità, uno il rispetto se lo aspetta. E invece. Invece capita che (grazie DSOGaming) sulla pagina ufficiale di Denuvo, il tool antipirateria tanto in voga di questi tempi, tra i “quote” delle aziende che lo usano felicemente, si legga quello di Square Enix che recita, testualmente: «Thanks to you for the incredible service your team provide – it’s great to partner with you! It’s thanks to you guys that people have to buy the game». Se non masticate l’inglese, una rozza traduzione è: «Grazie per l’incredibile servizio fornito dal vostro team – collaborare con voi è fantastico! È grazie a voi che la gente deve comprare i nostri giochi».

L’affermazione, neanche troppo implicita, che i giocatori PC siano più o meno tutti pirati che vanno a scrocco, non è delle più felici

Ahia. L’ultima frase, diciamo, non è delle più felici. L’affermazione, neanche troppo implicita, che i giocatori PC siano più o meno tutti pirati che vanno a scrocco, e che tirino fuori i soldi solo quando non è possibile fare diversamente (“deve comprare i giochi grazie al fatto che sono protetti con Denuvo”), è di quelle che lascia interdetti. Attenzione: nessuno sta dicendo che la pirateria non sia un problema, anzi, né che un’azienda non abbia tutto il diritto di tutelare le proprie opere nei modi che ritiene più efficaci e opportuni. C’è però modo e modo di dire le cose. Basterebbe ricordare a Square Enix che tutti i giochi con protezione Denuvo sono stati puntualmente violati, compresi i suoi, o che ci sono concorrenti che non condividono la sua politica “proibizionista”, come CD-Projekt RED, e che nonostante questo riescono ad avere un più che meritato successo. Perché forse la risposta sta da un’altra parte. Di sicuro, non in frasi come questa.

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