Bannermen è un gioco di strategia in tempo reale orgogliosamente ispirato ai grandi classici del genere, in particolare Warcraft e Age of Empires, e intende replicarne i fasti – pur con i limiti imposti da una produzione indipendente – cercando la propria via per la modernità, grazie a un’interfaccia utente facile da padroneggiare e veloce nella risposta. Per chi avesse appena letto la recensione di Warparty, pubblicata poche settimane fa, questa potrebbe apparire come una copia carbone, ma il punto è che i due giochi sono davvero molto simili nelle meccaniche, al punto che possiamo quasi impiegare le stesse strategie per portare a casa la vittoria. Cambiano tuttavia l’ambientazione, in questo caso medievale, e lo stile grafico, che punta maggiormente al realismo. Bannermen, inoltre, presenta una fazione sola ma, per la gioia di chi non è già avvezzo al genere, risulta essere molto più facile da approcciare.
LA BATTAGLIA DEGLI EROI
Nella campagna in singolo seguiamo le eroiche gesta di Lord Berrian, unico oppositore rimasto alle mire di conquista del cattivissimo Lord Karthor, un terrificante signore del male che ha già soggiogato buona parte delle terre di Valtoria e, dopo la vittoria nell’epica battaglia di Beckron, si appresta a estendere ancora di più il suo tenebroso dominio. Berrian è ferito gravemente e, nella prima missione, dobbiamo aiutarlo a raggiungere un villaggio alleato senza spendere altre energie nel combattimento.
Nella campagna in singolo seguiamo le eroiche gesta di Lord Berrian
SVILUPPO LINEARE
All’inizio di ogni missione, partiamo sempre con sei lavoratori e un magazzino già edificato in prossimità di due miniere, una d’oro e una di legno, le uniche due risorse di cui ci dobbiamo preoccupare. Le prime mosse da compiere sono: spedire i villici a raccoglierle, costruire un paio di case, una o due caserme e un laboratorio per il fabbro, il minimo indispensabile. Di lì in poi, ogni giocatore potrà scegliere la propria strategia, ma la difficoltà primaria consiste nella lentezza, del tutto artificiosa, con cui vengono approntate tecnologie e unità: non è possibile assegnare più lavoratori alla costruzione degli edifici, per esempio, né esistono incrementi tecnologici o magie capaci di velocizzare queste procedure.
L’evoluzione tecnica è flebile e del tutto funzionale alle battaglie
DA GRANDI POTERI…
Un discorso a parte va fatto invece per gli eroi. Ce n’è uno per ogni popolo e, oltre a essere ovviamente più forte e resistente degli altri soldati, ha un proprio albero evolutivo e può acquisire poteri magici particolari, con cui dominare la natura e scatenarne gli elementi contro i nemici. Come in un gioco di ruolo, gli eroi guadagnano punti esperienza per ogni vittoria e possono ottenerne altri cacciando gli animali selvatici in apposite aree, punti che possono essere impiegati per aumentare questa o quella caratteristica e che, una volta spesi, possono essere liberamente riassegnati in base alle necessità. Un esempio per tutti: Berrian può conficcare violentemente la sua spada nel terreno e, così facendo, stordire tutti i nemici nelle immediate vicinanze. Questa facoltà sarà indispensabile per superare una missione in particolare e, se non abbiamo provveduto a migliorarla col tempo, possiamo prendere momentaneamente tutti i punti spesi altrove e reimpiegarli qui. Per poi cambiare nuovamente idea.
SA DI VECCHIO
Il problema principale di Bannermen è il suo aspetto vintage. A prescindere dalle meccaniche, volutamente ispirate a quelle dei classici e mantenute tali proprio per attirare i nostalgici, la bella grafica sembra presa di sana pianta da un gioco di dieci anni fa e trasposta pari pari ai giorni nostri. Ci sono alcuni aspetti duri da digerire, come l’impossibilità di assegnare più lavoratori alla costruzione di un edificio o il fatto che le costruzioni avversarie, una volta scoperte dalla “nebbia di guerra”, spariscano nuovamente in assenza delle legioni. Inoltre, mi ha un po’ turbato la violenza gratuita contro i civili: mi sarei aspettato che l’esito di una vittoria fosse il loro passaggio alla mia bandiera, non che fosse obbligatorio sterminarli tutti e distruggere le loro case! Qualcuno potrebbe dire lo stesso degli animali che popolano le mappe, ma non sono così sensibile. Alla luce di tutto questo è davvero difficile giustificare il prezzo pieno di 30 euro, ripagato principalmente dal supporto che i programmatori – almeno per il momento – stanno dando alla community dei primi acquirenti, e dal fatto che i medesimi organizzino tornei in multiplayer con premi in denaro.
Dopo uno sviluppo un po’ tortuoso e un early access non privo di critiche, la versione 1.1 di Bannermen non è davvero niente male: l’ideale per chi adora gli RTS di una volta ed è alla costante ricerca dell’immediatezza. Il titolo di Pathos Interactive ha tutto ciò che serve, da una campagna in singolo variegata a un multiplayer piuttosto ricco, passando per una curva di apprendimento adatta anche ai principianti. Quello che manca, forse, è quel pizzico di originalità e quella ricercatezza nei particolari che, invece, hanno reso intramontabili i classici a cui si ispira. Pur con una bella grafica e una discreta colonna sonora, Bannermen tende a essere complessivamente un po’ acerbo e poco adatto a ricoprire la fascia di prezzo a cui è venduto.