Nordic Ashes: Survivors of Ragnarok – Recensione

PC

Un paio di anni fa, con il suo ingresso in Accesso Anticipato, Nordic Ashes: Survivors of Ragnarok si era aggiunto alla lista di videogiochi che hanno seguito le orme di Vampire Survivors. Vediamo come se la cava la sua versione completa.

Sviluppatore / Publisher: Noxfall Studios / Noxfall Studios Prezzo: 8,99€ Localizzazione: Testi PEGI: ND Multiplayer: Assente Disponibile Su: PC (Steam) Data di Lancio: Già disponibile

Catturare il fulmine in bottiglia non è certo facile. Così fosse, avremmo solo giochi fenomenali. Credo più o meno tutti siano d’accordo che Vampire Survivors già a inizio 2022, ben prima della versione 1.0, ci era riuscito in pieno.

Ed era inevitabile che in tanti cercassero di emulare il suo successo ma, non potendo ovviamente ricalcare l’originale e cambiargli il nome, per distinguersi hanno dovuto fare qualche cambiamento qua e là. Cambiando gli ingredienti a una ricetta, però, cambia anche il bilanciamento finale, e non è detto in meglio. E qui arriviamo a Nordic Ashes: Survivors of Ragnarok.

OH MA QUANTA ROBA C’È?

Partiamo subito da quello che è il pregio più evidente di Nordic Ashes: ha davvero parecchi contenuti. I suoi dieci personaggi (otto, più un paio di segreti) potranno avventurarsi per i nove regni della mitologia norrena, ciascuno diviso in quattro modalità (Avventura, Ragnarok, Incubo e Personalizzata; Avventura è a sua volta divisa in tre livelli di difficoltà), sbloccando mano a mano poco più di duecento reliquie, fra armi vere e proprie e oggetti che conferiscono potenziamenti passivi. Ci sono poi due vie di progressione orizzontale: una condivisa fra tutti i Survivor, con vari potenziamenti passivi da sbloccare tramite le foglie di Yggdrasil recuperabili completando i livelli, e una specifica di ciascun personaggio, le cui capacità aumenteranno più lo useremo.

Nordic Ashes Recensione

Vedere numerini sempre più alti ha sempre il suo fascino, e Hansi è un vero esperto in questo.

UN PREGIO INDUBBIO DI NORDIC ASHES È LA QUANTITÀ DI CONTENUTO

Il gameplay, poi, è bene o male quello tipico dei giochi di questo genere (per il quale una dicitura che mi sembra abbastanza popolare è “enemy hell”. Di sicuro suona meglio di vampiresurvivorslike). Le armi che i vari personaggi potranno accumulare sparano per conto loro – anche se alcune di loro permettono di mirare i nostri colpi: una funzionalità che, a essere onesti, ha senso utilizzare solo contro gli elite o i boss – e noi dovremo pensare principalmente a muoverci, sia per schivare i nemici sia per raggiungere i vari punti d’interesse presenti nel livello. Fin qui, insomma, tutto regolare.

NORDIC ASHES SI APPLICA, MA…

Uno dei problemi di Nordic Ashes – e mi rendo conto che sembra quasi paradossale dirlo, visto quanto ho scritto più sopra – è che soffre un po’ per la mancanza di varietà. Mi spiego meglio: una volta avviato un livello, ciascuno dei Survivor ha un suo albero di abilità che si resetta a ogni nuova partita. Questo albero di abilità gli permette di sbloccare alcune capacità passive e, cosa più importante, alcune armi che sono proprio “sue”. Altre armi possono essere trovate in giro per i livelli, o acquistate dallo shop a cui si accede una volta sconfitto uno dei due miniboss. Ma in linea di massima le armi proprie di un personaggio sono parecchio più potenti di quelle non legate a nessuno di loro, e quindi non è efficiente investire i punti esperienza che otteniamo sconfiggendo i nemici in queste ultime. Il risultato è che, sopratutto una volta trovata una build che “funziona” su un personaggio (per esempio: prendere Thyra con l’arco come arma iniziale, sbloccare prima possibile la seconda ascensione, sbloccare la passiva Focus e la Bomba Velenosa, e restare fermi a guardare tutto che muore appena appare a schermo), le partite con quel personaggio tendono ad assomigliarsi un po’ tutte.

Alcuni mondi hanno condizioni specifiche a cui dovremo prestare attenzione.

Non aiuta nemmeno il fatto che, elite e boss a parte, i nemici che incontreremo hanno ben poco da dire. Certo, alcuni si muovono seguendo pattern particolari, ma al di là di questo fra di loro le uniche differenze sono punti vita, resistenza, aspetto estetico e hitbox. Insomma, non c’è particolarmente da pensare quando si tratta di affrontarli; e se anche in Vampire Survivors è così, altri emuli (come per esempio Deep Rock Galactic: Survivors o Death Must Die) hanno invece cercato di introdurre anche nemici dai comportamenti più elaborati, che obbligano il giocatore a tattiche leggermente più elaborate di “stagli lontano”.

NORDIC ASHES FATICA A “PRENDERE” COME RIESCONO A FARE ALTRI SUOI COLLEGHI

C’è poi un ultimo aspetto di Nordic Ashes che non mi ha preso bene come avrebbe dovuto, e cioè quella caratteristica dei giochi, un po’ difficile da descrivere con precisione, che risponde al nome di “feel”. Non so se sia questione dello stile artistico, delle animazioni, degli effetti sonori o di che altro; probabilmente sono tutte queste cose combinate, ma resta il fatto che giocare a Nordic Ashes non ti “prende” come fa Vampire Survivors o, giusto per citare qualche enemy hell meno noto, come riesce a fare un 20 Minutes Till Dawn (a dispetto dell’avere circa un decimo dei contenuti).

TIRARE LE SOMME

Non vorrei dare l’impressione che il mio atteggiamento nei confronti di Noxfall Studios sia di una bocciatura senza possibilità di appello. D’altronde, quando qualcosa ti convince a metà è molto più facile parlare delle cose che non ti sono piaciute piuttosto che di quelle che hai apprezzato ma che allo stesso tempo non ti hanno stupito. E dunque, volendo tirare i sommi capi, Nordic Ashes resta comunque un buon enemy hell, per niente disprezzabile, che saprà sicuramente farsi amare da molti appassionati del genere (come possono peraltro già dimostrare i numeri delle recensioni su Steam); e, per loro, vista anche la quantità di contenuti, significherà parecchie ore di intrattenimento a un prezzo moderato. Certo, io personalmente resto un po’ più critico, e dubito che smanierò dalla voglia di avviarlo quando altri esponenti del genere invece hanno ancora tanto da darmi (tipo: buttate un occhio su Talented). Ma una recensione è una recensione, non legge iscritta nella pietra.

In Breve: Fosse uno studente delle superiori, Nordic Ashes sarebbe uno di quelli che si comportano bene, che fanno la loro parte, che ci mettono impegno, che sicuramente non dovranno mai fare esami di recupero o temere una bocciatura, ma che allo stesso tempo fanno fatica a prendere i voti più alti della classe. Di sicuro però gli piace scrivere un sacco. Metafora troppo complicata? Spero di no, dai.


Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: RTX 3060, Ryzen 3600, 16 GB RAM, SSD NVMe
Com’è, Come Gira: Nei requisiti minimi c’è una GTX 660 quindi direi che questo risponde a qualunque dubbio sulle performance. Per il resto, lo stile artistico “da gioco flash” potrebbe non incontrare i gusti di tutti.

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Pro

  • Far esplodere nemici a migliaia è sempre divertente / Tanti, tanti contenuti.

Contro

  • Meno vario di quanto potrebbe sembrare / Non “prende” quanto altri suoi colleghi.
7.8

Buono

Dai monti del Trentino scende Marco Bortoluzzi – figurativamente, s'intende, perché per smuoverlo dal suo paese servono le cannonate. Non chiedetegli mai perché ha giocato così tanto a Dota 2.

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