Stanotte me la sono sognata. Non credo fosse mai successo, prima d’ora. Mi sono sognato la graffetta metallica che utilizzavo per resettare il Commodore 64 (con grandissima attenzione e mano più ferma possibile, onde evitare di friggerlo per sbaglio toccando il contatto sbagliato) e inserire così un po’ di istruzioni POKE – copiate rigorosamente da Zzap! – per attivare i cheat. Accanto alla graffetta, ho rivisto il mai abbastanza usato cacciavite per regolare le testine del lettore a cassette. Non mi chiedete come mai me li sono sognati, perché non ne ho idea.

Ho ripensato a quanto tempo dedicavo anni fa a ogni singolo videogioco che mi finiva tra le mani
Ritrovarli per qualche istante, anche se solo nella mia mente, mi ha però fatto ripensare a quanta cura e tempo dedicavo anni fa alla mia macchina da gioco, e soprattutto a ogni singolo videogame che finiva per girarci sopra. Usciva sicuramente molta meno roba rispetto a oggi, moooolta di meno, e quindi finivo inevitabilmente per passarci sopra più tempo.
Pomeriggi interi spesi a cercare di superare il maledetto ottavo livello di Hawkeye, per poi ricominciare tutto il gioco da capo quando sbagliavo all’ultimo pixel, con lunghi e interminabili minuti ad aspettare che finisse il caricamento da nastro,
che poi uno per forza cede alla tentazione di usare la graffetta. Tolte le cassette pirata dell’epoca (che io non lo sapevo neanche che fossero illegali, le compravo dal signor Salvoldi nella sua storica edicola sotto casa mia, non in qualche vicolo buio da chissà quale losco figuro con il volto camuffato), che erano talmente un pacco che le smaltivo in mezza giornata,
i giochi “completi” erano per me così rari, così costosi e così impegnativi che l’acquisto di uno solo di loro (a patto che le riviste ne parlassero più che bene)
rappresentava un piccolo “evento” a sé, degno di tutta la mia attenzione e di tutto il mio tempo.
L’acquisto di un gioco completo rappresentava un piccolo, importante “evento” della mia vita

Oggi non è più così, evidentemente:
siamo travolti da uscite a getto continuo che non si riesce a starci dietro. Che già Steam e GOG sono un disastro; a questo, per il lavoro che faccio, devo aggiungere le numerose mail che ricevo tutti i giorni, in cui qualche studio o agenzia di pubbliche relazioni più o meno sconosciuti sottopongono alla mia attenzione i loro titoli, sia in forma di anteprime che di recensioni. E come si fa a giocarli tutti? A volte, come accade stamattina,
mi sembra che la bulimia digitale di cui siamo preda mi impedisca di apprezzare i giochi come succedeva vent’anni (facciamo anche trenta) fa. Sono cambiate talmente tante cose che non sto neanche qui a fare l’elenco, per l’amor del cielo, ma ci sono momenti in cui mi sembra quasi di essere un forzato del ludo elettronico, in cui completato (o almeno provato, che tanto l’ho pagato 20 centesimi nell’ennesimo bundle) un gioco,
pronti via, è già il momento di un altro, e nel tempo che ci metti a installarlo ne sono usciti almeno altri cinque che finiranno in un backlog sempre più lungo, e che ormai non ha senso neanche pensare di smaltire. E le occasioni per fare indigestione non mancano di certo: tra Humble Bundle, saldi di Steam, GOG e compagnia bella, assecondare il perverso desiderio di avere una libreria sempre più grossa è davvero facile.
In alcuni momenti, come oggi, mi sento partecipe non del tutto consapevole di una corsa sfrenata e quasi incontrollabile al possesso di quanti più giochi possibili, a prescindere dal valore e dal fatto che ci giocherò o meno. Quasi a voler stupidamente rinfacciare al me stesso di trent’anni fa che “hai visto? guarda quanti videogame ho, finalmente“. Che ci giochi o meno è accessorio. Come se la dimensione della mia libreria digitale sia più importante del tempo che riesco a passare con un (buon) videogioco. E il discorso, senza troppa fatica, si amplia facilmente a televisione, cinema e musica.
Intendiamoci, non ho particolari rimpianti per quei periodi, non mi manca la graffetta di metallo né il cacciavite del registratore. Solo, ieri sera ho fatto un sogno, e volevo condividerlo con voi.