Returnal – Recensione

PS5

IL COMBATTIMENTO È FRENETICO ED ELEGANTE, UNA SINFONIA DI PROIETTILI, SCHIVATE AL MILLIMETRO, SALTI, FENDENTI: UNA VERA BOMBA ATOMICA PRONTA A ESPLODERE TRA LE MANI DEL GIOCATORE

Si crea così un legame psico-fisico inscindibile tra giocatore e alter ego, laddove le nostre pulsazioni fuori soglia diventano letteralmente elemento di gameplay, come se il DualSense fosse uno smart watch. Un’orgia di colori, luci, urla aliene e suoni sintetici che arrivano dove l’occhio non osa guardare, sostituendosi all’HUD (sempre presente e leggibile comunque) come accadeva nell’evergreen Resogun. Sfere, onde, laser, razzi, revenge bullet e violentissimi quanto fulminei attacchi fisici sono i modi che gli ostili hanno per fermarci, fino ai boss che combineranno tutti questi elementi in straordinari momenti di gameplay, dimostrazioni muscolari di quanto gli sviluppatori abbiano studiato l’applicazione del loro genere di elezione in un nuovo contesto spaziale.

La luna e i suoi giochi di luce saranno una costante nelle prime ore di gioco, il suo fare capolino tra le nuvole un segnale di speranza.

Il lavoro sulla prospettiva è da togliersi il cappello, perché ogni attacco è gestito con ritmi precisi, lo si vede arrivare e si ha quella frazione di secondo per pensare alla contromossa più corretta. E il fatto che dal canto mio nessuno dei boss affrontati finora (perché sicuramente c’è altra roba che non ho ancora scoperto) mi abbia bloccato per più di 2-3 tentativi è la prova del rispetto che il titolo ha per il giocatore, tenendolo sul filo del rasoio senza massacrarlo per puro sadismo, rimanendo estremamente pop ed evitando di cadere in quella sindrome da gettone di cui ancora tanti giochi soffrono. La stessa simbolica moneta che si può però investire senza troppi pensieri nella fessura delle sfide giornaliere (simulazioni, perché quasi ogni cosa è diegetica qui), dove Returnal ritorna arcade allo stato brado, con punteggi e moltiplicatori, classifiche e situazioni preimpostate in cui resistere il più a lungo possibile. In purezza.

AMORE E PSICHE

E se il game over diventa così sopportabile non è solo una questione di folgorante e clamorosa giocabilità, ma di una narrativa che fa di necessità virtù, dove l’assenza di vere e proprie cut-scene e comprimari rende protagonisti del racconto quegli elementi che altri team relegano a ruolo di collezionabili. Registrazioni (fantastico il doppiaggio italiano) e steli da tradurre, come già accennato, ma anche il diario di bordo della Helios che continua ad aggiornarsi nonostante l’incidente. Un mosaico di voci, parole, citazioni letterarie, come se il tempo filtrasse le informazioni attraverso le sue pieghe per raggiungerci frammentato, cocci da ricomporre nella memoria della protagonista, stretta tra le spire di un’allegoria dove il viaggio al centro di Atropo diventa una questione di scoperta scientifica quando psicologica, parallela, riportandomi alla mente il percorso del maggiore Roy McBride in Ad Astra (James Gray, 2019).

LA MORTE E LA RIPETIZIONE DEL CONTENUTO NON SONO SOLO UN MEZZO PER ALLUNGARE IL BRODO, MA PARTE INTEGRANTE DELLA NARRAZIONE, DELLA NOSTRA SCOPERTA DI ATROPO E DI SELENE

E questo fin dai primi passi nel fango, superstiti, il motore della navetta in fiamme divelto dall’ala. Il DualSense bagnato di pioggia, i rami degli alberi che sembrano allungarsi verso di noi, curiosi e affamati, l’enorme luna che sbircia da dietro le nuvole, illuminando una notte che pare eterna. Selene che osserva Selene, facendone suo il passato, il presente e il futuro. La casa dov’è cresciuta circondata dalla vegetazione aliena; com’è possibile? La porta aperta, la visuale che passa in soggettiva, il vetro del casco che si appanna ad ogni affannoso respiro. Momenti, ricordi, fotografie, messaggi sulla segreteria telefonica, giocattoli. La figura di un astronauta che sembra giudicarci, o forse proteggerci, vegliare. Madre, figlia, sogni infranti e raggiunti, drammi sepolti nei recessi della mente.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Gunplay adrenalinico, fluido, preciso e fisico / Narrativa misteriosa, psicologica, frammentata benissimo nel loop / Tecnicamente solidissimo, DualSense e Audio 3D al top / Struttura metroidvania applicata al roguelite in modo impeccabile, una manna per l’esplorazione.

Contro

  • Presi singolarmente, gli elementi che lo compongono non sono “geniali”
9

Ottimo

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