IL COMBATTIMENTO È FRENETICO ED ELEGANTE, UNA SINFONIA DI PROIETTILI, SCHIVATE AL MILLIMETRO, SALTI, FENDENTI: UNA VERA BOMBA ATOMICA PRONTA A ESPLODERE TRA LE MANI DEL GIOCATORE

La luna e i suoi giochi di luce saranno una costante nelle prime ore di gioco, il suo fare capolino tra le nuvole un segnale di speranza.
Il lavoro sulla prospettiva è da togliersi il cappello, perché ogni attacco è gestito con ritmi precisi, lo si vede arrivare e si ha quella frazione di secondo per pensare alla contromossa più corretta. E il fatto che dal canto mio nessuno dei boss affrontati finora (perché sicuramente c’è altra roba che non ho ancora scoperto) mi abbia bloccato per più di 2-3 tentativi è la prova del rispetto che il titolo ha per il giocatore, tenendolo sul filo del rasoio senza massacrarlo per puro sadismo, rimanendo estremamente pop ed evitando di cadere in quella sindrome da gettone di cui ancora tanti giochi soffrono. La stessa simbolica moneta che si può però investire senza troppi pensieri nella fessura delle sfide giornaliere (simulazioni, perché quasi ogni cosa è diegetica qui), dove Returnal ritorna arcade allo stato brado, con punteggi e moltiplicatori, classifiche e situazioni preimpostate in cui resistere il più a lungo possibile. In purezza.
AMORE E PSICHE
E se il game over diventa così sopportabile non è solo una questione di folgorante e clamorosa giocabilità, ma di una narrativa che fa di necessità virtù, dove l’assenza di vere e proprie cut-scene e comprimari rende protagonisti del racconto quegli elementi che altri team relegano a ruolo di collezionabili. Registrazioni (fantastico il doppiaggio italiano) e steli da tradurre, come già accennato, ma anche il diario di bordo della Helios che continua ad aggiornarsi nonostante l’incidente. Un mosaico di voci, parole, citazioni letterarie, come se il tempo filtrasse le informazioni attraverso le sue pieghe per raggiungerci frammentato, cocci da ricomporre nella memoria della protagonista, stretta tra le spire di un’allegoria dove il viaggio al centro di Atropo diventa una questione di scoperta scientifica quando psicologica, parallela, riportandomi alla mente il percorso del maggiore Roy McBride in Ad Astra (James Gray, 2019).
LA MORTE E LA RIPETIZIONE DEL CONTENUTO NON SONO SOLO UN MEZZO PER ALLUNGARE IL BRODO, MA PARTE INTEGRANTE DELLA NARRAZIONE, DELLA NOSTRA SCOPERTA DI ATROPO E DI SELENE
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