Comprai Nintendo Switch più di un anno fa principalmente per The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Da allora, mai mi sarei immaginata che un giorno avrei scambiato le rilassanti passeggiate nel plateau di Hyrule con quelle nella landa di morte e distruzione per antonomasia: Lordran. E invece eccomi qua a parlarvene, a poche ore dalla pubblicazione ufficiale di Dark Souls Remastered su quel piccolo capolavoro della grande N. Annunciato l’11 gennaio 2018 attraverso un Direct, il titolo si è fatto attendere per qualche mese più del dovuto dai possessori della console ibrida nipponica, andando invece ad allietare (o frustrare) gli utenti PC, PlayStation 4 e Xbox One già ai primi di maggio. Il motivo del ritardo non è chiaro, ma sarà almeno servito almeno a renderlo un prodotto ben oltre le aspettative?
HEAT AND COLD, LIFE AND DEATH
Pregi e difetti della versione rimasterizzata del capolavoro di Hidetaka Miyazaki sono già stati snocciolati a dovere mesi fa, anche qui su TGM. C’è chi ancora si chiede perché dovrebbe spendere i propri soldi su una versione ufficiale di DSfix e non su un remake con l’engine del terzo capitolo; c’è chi invece è super felice di poter finalmente morire in pace dentro Blighttown a un frame rate dignitoso. Per quanto mi riguarda, potete trovarmi esattamente al centro tra i due poli: certo è stata un’occasione un po’ sprecata, ma Dark Souls è sempre Dark Souls e ogni miglioria o port, da queste parti, è accolta a braccia aperte. Messo in chiaro questo, l’obiettivo è capire se sia il caso di puntare a una versione da vera Master Race, oppure cedere alla tentazione di scarrozzare il nostro Chosen Undead ovunque, dallo spogliatoio della palestra all’ufficio, dalla camera da letto al bagno. Perché le differenze ci sono, naturalmente, partendo da quelle più ovvie: risoluzione e frame rate. La versione Switch di Dark Souls Remastered propone i 1080p in modalità dock e i 720p se, invece, si gioca in handheld mode. Niente 4K dunque, come ovvio, ma nemmeno i 60 FPS decantati (e purtroppo non sempre raggiunti) dalla varia concorrenza. Sulla console Nintendo ci dobbiamo accontentare di un blocco a 30 fotogrammi al secondo, che purtroppo non è sempre stabilissimo ma che riesce, senza dubbio, a regalare un’esperienza di gioco tutto sommato fluida e senza drop eccessivamente vistosi, come successe invece al lancio di Breath of the Wild.
La remastered su Switch regala un’esperienza di gioco tutto sommato fluida e senza frame drop eccessivamente vistosi
AND OF COURSE, LIGHT AND DARK
Naturalmente, un possessore di Switch è più che pronto a sorvolare sulla mancanza del 4K quando si tratta di scambiarli per la portabilità. Un po’ meno, forse, a rinunciare del cloud backup, non supportato per i titoli con componente online. Il vero vantaggio di comprare Dark Souls Remastered (e non solo lui) sull’ultima creatura di Nintendo è quello di poterci giocare letteralmente ovunque e poi, all’occorrenza, di ripiegare sulla modalità “fissa” con il dock. La soddisfazione è estrema e il risultato finale sullo schermino fa decisamente la sua figura. L’autonomia della batteria è di circa 3 ore con la luminosità al massimo e questo permette una buona dose di sano divertimento (o di nevrosi) prima di essere costretti ad collegarci alla corrente.
Il vero vantaggio è quello di poterci giocare letteralmente ovunque e poi, all’occorrenza, di ripiegare sulla modalità dock
Ho passato una manciata di giorni a caccia di non morti, Lord e grandi cavalieri. Ho rivisitato Oolacile dalla comodità del mio letto, ho perso migliaia di anime ad Anor Londo sotto il sole di mezzogiorno dal terrazzo di casa e ho sbattuto i pugni sulla scrivania mentre scivolavo nell’ennesimo burrone tentando qualche scorciatoia da speedrunner. Per quanto sia un peccato che gli FPS non siano perfettamente stabili, la possibilità di ingannare il tempo in coda alle poste togliendo Switch con Dark Souls dalla borsetta è riuscita a farmici chiudere un’occhio.