Prima di tutto una premessa è d’obbligo: cos’è la fotografia virtuale? Senza dilungarmi troppo, una foto virtuale è uno scatto catturato all’interno di un videogioco. Non è un semplice screenshot, intendiamoci, bensì un’immagine che segue tutte le regole canoniche della fotografia tradizionale. Trattandosi di un branca nata da pocho tempo, il dibattito su cosa renda una foto virtuale diversa da uno screenshot è ancora apertissimo, ma in molti identificano la principale discriminante nella possibilità di bloccare l’azione e controllare liberamente la telecamera al fine di catturare un’istantanea. In questo senso vengono in aiuto tutti i vari photo mode che ormai vediamo in molti dei videogiochi moderni: questi permettono di interrompere la partita in qualsiasi momento con la semplice pressione di un tasto, per poi offrire la possibilità di muovere la visuale e smanettare con diverse impostazioni, tra cui contrasto, saturazione, profondità di campo, filtri e via discorrendo.
Da un paio di anni mi sono appassionato al mondo della fotografia virtuale perché ritengo che i videogiochi possano offrire molto più di quello a cui siamo ormai abituati. Grazie anche al progresso tecnologico, principalmente sul versante grafico, sempre più sviluppatori sono in grado di realizzare mondi vastissimi ed estremamente dettagliati. Questa complessità fa sì che le il medium videoludico possa aprirsi anche ad altre forme di interazione con gli ambienti virtuali, spalancando la porta a nuove interpretazioni artistiche di questi veri e proprio micro-universi. Questa nuova passione non solo mi ha fatto conoscere una community affiatatissima, presente principalmente su Twitter e Instagram (le piattaforme più indicate per condividere i propri lavori), ma ha anche modificato radicalmente il mio approccio al videogioco nel suo complesso. Presto molta più attenzione ai dettagli, alle scelte cromatiche operate dagli sviluppatori, agli effetti di luce, alla disposizione degli elementi all’interno degli scenari, e tutto questo mi permette di apprezzare maggiormente non solo i vari giochi, ma anche l’enorme lavoro che sta alle spalle delle produzioni videoludiche, grandi o piccole che siano.

ritengo che i videogiochi possano offrire molto più di quello a cui siamo ormai abituati
Vi è però anche il rovescio della medaglia: non riesco a godere appieno di tutti quei giochi che non implementano una modalità fotografica. Ho perso il conto delle volte in cui avrei voluto fermare l’azione per scattare qualche foto in titoli privi di photo mode. In alcuni casi, perlomeno su PC, potrebbero esserci almeno un paio di soluzioni che ovviano a questa mancanza:
la prima è senz’altro Ansel, una feature riservata ai soli possessori di schede grafiche Nvidia che simula una modalità fotografica nei giochi che ne sono sprovvisti, tuttavia è necessario che Ansel sia supportato dai singoli giochi dal momento che non funziona automaticamente ovunque. La seconda consiste nell’affidarsi alla community, nella speranza che qualcuno abbia sviluppato una mod o un tool specifico per un determinato gioco al fine di implementare un photo mode amatoriale. Quest’ultima è proprio l’ultima risorsa dal momento che soluzioni del genere offrono – nella stragrande maggioranza dei casi – davvero poche opzioni, rivelandosi spesso soltanto dei tool per sbloccare la telecamera e interrompere l’azione. Il minimo indispensabile, quindi.

non riesco a godere appieno di tutti quei giochi che non implementano una modalità fotografica
Quando però gli sviluppatori decidono di integrare nativamente degli strumenti diretti ai fotografi virtuali, allora sì che si può dare libero sfogo alla fantasia. Questo perché
nell’ultimo periodo hanno iniziato a fornire photo mode relativamente sofisticati, dotati delle feature più disparate. In questo senso bisogna fare un plauso sia a Ubisoft che a Sony, veri e propri pionieri delle modalità foto: i due publisher tendono a inserire la modalità foto nella gran parte delle loro produzioni, questo perché hanno fiutato le opportunità offerte sul versante del marketing. Non è un caso, tra l’altro, che entrambe le compagnie organizzino periodicamente concorsi e competizioni sui loro canali social per premiare i migliori fotografi virtuali. A tal proprosito, vi è da citare la nascita di nuovi tipi di influencer, dei fotografi virtuali di talento con migliaia di follower spinti proprio dai vari publisher affinché pubblicizzino i loro giochi tramite istantanee scattate in-game. Insomma, le potenzialità della
fotografia virtuale – sia sul fronte artistico che su quello comunicativo – sono davvero enormi. Per quanto mi riguarda,
ho trovato un nuovo modo di godere delle opere videoludiche, scoprendo una vocazione artistica che non avrei mai creduto di avere. E alla fine, almeno per me, va già bene così. Una piccola nota in chiusura: tutte le immagini che trovate in questo articolo sono state catturate dal sottoscritto in Far Cry 5, God of War, Hitman 2, Mirror’s Edge Catalyst, Marvel’s Spider-Man, The Division 2, Shadow of the Colossus e The Vanishing of Ethan Carter; in caso vogliate vederne di altre, potete dirigervi sul mio account
Instagram dedicato proprio alla fotografia virtuale o sul mio profilo
Flickr.