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Il tempo è stato favorevole ai Duffer Brothers, creatori e registi di Stranger Things, perché al netto della buona qualità della seconda stagione, era evidente come quel ciclo di episodi fosse nato per creare continuità a un prodotto Netflix capace di provocare un piccolo terremoto mediatico, con un risultato più che godibile ma anche notevolmente forzato nella narrazione, complici le esigenze produttive davanti a tutto.
Anche per questo, ho accolto di buon cuore la notizia che la terza stagione sarebbe arrivata a notevole distanza dalla seconda. Più di un anno, per l’esattezza, impiegato per proporre una storia davvero valida in un prodotto molto più genuino, così da dimostrare che Stranger Things ha ancora molto da raccontare. Non si è trattato di un semplice fuoco di paglia, insomma, ma di un miracolo in grado di rinnovarsi nella nuova stagione.
Più maturo, asciutto e macabro, senza particolari guizzi narrativi ma riprendendo – letteralmente – un ramo narrativo lasciato in sospeso nella seconda stagione per costruirci sopra un ottimo villain, Stranger Things 3 cambia tantissime delle sue carte. Calano drasticamente le citazioni, su cui si è spesso forzata la mano per reggere il contesto storico, dando vita a una Hawkins decisamente più viva, un luogo fitto di misteri al pari di una Twin Peaks di Lynchyana memoria, dove a mantenere un briciolo di luce nell’oscurità fatta di Demogorgoni e Mind Flayer è proprio l’amore, che incolla tra loro diverse storyline che corrono parallele per tutta la stagione. Le linee narrative su incontrano alla fine per sciogliere ogni nodo narrativo, componendo una storia strutturata e profonda che si nutre, tra le altre cose, di un paio di new entry che faranno facilmente breccia nel cuore degli spettatori. Avrete tutto il tempo di rapportarvi e familiarizzare con loro, e dunque di scoprire background che, calati in un contesto tra l’horror e l’omaggio degli anni ’80, contribuiscono a rendere i personaggi dannatamente perfetti nei loro ruoli, nonché funzionali al racconto.
stranger things 3 si presenta più matura, asciutta, macabra e consapevole delle proprie potenzialità
Anche Undici avrà una curva di crescita che scorrerà parallela a quella dei suoi amici, non come unica protagonista ma come pezzo fondamentale di un complesso puzzle, studiato per rendere più nitida la personalità dei suoi compagni di battaglia.
Anche nelle fasi conclusive emerge il coraggio degli sceneggiatori per aver saputo prendere forti decisioni sul destino di alcuni personaggi, quasi a sancire la rinnovata maturità di Netflix nel coccolare i suoi cavalli di razza, mostrandoli ai nastri di partenza lucidi e brillanti.
Ma a tenere banco sono ancora i giovani protagonisti, che crescono assieme a noi a vista d’occhio; le loro priorità cambiano, da D&D ai baci con le ragazze, mentre altri cercano disperatamente di non smarrire l’amicizia di un gruppo così affiatato, a causa del turbine ormonale portato dall’adolescenza. Stranger Things è anche questo, crescita, consapevolezza e amore, mentre un mostro famelico si aggira per le strade di Hawkins…
VOTO 8
Genere: avventura, fantasy
Publisher: Netflix
Regia: Duffer Brothers, vari
Colonna Sonora: Kyle Dixon, Michael Stein
Interpreti: Winona Ryder, David Harbour, Finn Wolfhard, Millie Bobby Brown, Gaten Matarazzo
Durata: 8 episodi