Durante una pausa a lavoro mi sono reso conto di come il mio compleanno sia più vicino del previsto: l’11 agosto per la precisione, e il primo pensiero è stato “cosa posso regalarmi?”. Ho trovato risposta guardando al giorno precedente, 10 agosto, data di uscita di No Man’s Sky, dopo anni di attesa e di immancabili rinvii. Mi prendo del tempo per leggere le ultime news, le dichiarazioni degli sviluppatori e i video ufficiali di un titolo che aspetto tanto, troppo, evitando accuratamente i leaked che girano in rete ultimamente. In questi casi le aspettative rovinano sempre il giudizio quando si ha in mano il prodotto finito. Certo, con Uncharted 4 questo non è successo, e anzi si è rivelato un titolo che, nonostante le attese fossero titaniche, è riuscito addirittura a superarle.
No Man’s Sky è tuttavia un progetto diverso e necessita un trattamento con i guanti. Queste parole derivano da un grande dubbio, una paura che quasi mi fa tremare le gambe. Mi sento con Charlie Brown sulla soglia della porta dove abita la bambina dai capelli rossi, dito teso al campanello, pronto a suonare per poi girare i tacchi e scappare via. E se mi deluderà profondamente, rifiutandomi? È mai possibile che No Man’s Sky si riveli un flop totale?
Il primo pensiero che mi è balenato per la testa è il seguente: in una realtà videoludica dove vince sempre il nuovo COD e dove il gusto del videogiocatore si è adagiato pigramente su alcuni piaceri quali grafica o gameplay accattivante, No Man’s Sky potrà mai uscirne vincitore? La natura da gioco sandbox porta a valorizzare altri elementi che già conosciamo: è di fatto uno space-sim, per quanto impostato su un binario arcade, e ci dona la possibilità di andare alla scoperta di pianeti o di iniziare attività commerciali; è dotato un sistema di generazioni di mondi – i dati dicono circa 18.446.744.073.709.551.616 pianeti esplorabili, quindi possiamo già prevedere l’assenza di trofei del tipo “Visita tutti i pianeti” – e qui passiamo al prossimo step, la trama.
No Man’s Sky mi è sempre sembrato un progetto perfetto per creare un’esperienza, che tuttavia rischia di diventare ripetitiva all’infinito
La trama dicevamo. Charles Bukowski ne Il Capitano è fuori a pranzo, scriveva “[…] io al mattino quando mi chino per allacciarmi le scarpe penso: Cristo onnipotente, e ora?”. Sembra una frase che calza a pennello per descrivere il grande dubbio che aleggia attorno a No Man’s Sky. Al mattino ci svegliamo, ci prepariamo, ci infiliamo le scarpe e poi abbiamo una giornata da affrontare di lavoro o di studio, ma le peggiori sono quelle pregne di nulla. Mesi fa avevo scritto qui su TGM che da giovane dedicai un anno della mia vita girovagando senza motivo all’interno della barriera di Gothic, perché mi appagava vivere quel mondo così, senza badare a storia e quest. Dopo anni forse riuscirò a rivivere la stessa sensazione, ma quanti potranno avere il mio stesso feticismo? O ancor di più, quanto la curiosità potrà rimanere viva al cinquantesimo pianeta scoperto? Rientriamo nella nostra navicella, accendiamo i sistemi “e ora?”: ennesimo pianeta da scoprire, ennesime creature e fauna da catalogare, commercio da aggiustare, pirati da annientare. Se il web si è detto tanto schifato dalla ripetitività di Mad Max, un titolo a cui tutt’ora gioco e che mi diverte tantissimo, come potrebbe affrontare un prodotto di natura ripetitivo e probabilmente privo un finale vero e proprio? Certo c’è sempre un certo Elite Dangerous a indicare la via buona, ma anche in questo caso il paragone potrebbe risultare forzato già dopo una manciata di ore di gioco.
Nonostante i mille dubbi esposti qui, sono andato a prenotare la mia copia e il mio hype è alle stelle come prima
Noi stessi, esseri umani, siamo spinti dal compiere determinate azioni, consapevoli che ci sarà la morte e nessun respawn a coprire gli errori commessi. Abbiamo solo una vita,insomma. Siamo punzecchiati da uno stimolo costante, sopito dentro di noi ma sempre presente, e quindi ci attiviamo e ci muoviamo, abbiamo un motivo per uscire di casa dopo aver messo le scarpe, consapevoli sul cosa fare e cosa no. In No Man’s Sky ho invece paura che possa annoiarmi la mancanza di una curiosità – al di fuori del visitare pianeti generati casualmente – o di qualcosa di diverso da fare.
Sia chiaro che questo non è un articolo contro No Man’s Sky: ieri al rientro da lavoro, nonostante i mille dubbi esposti qui, sono andato a prenotare la mia copia e il mio hype è alle stelle come prima. Alla fine di tutto il ragionamento i possibili sbocchi sono almeno tre: No Man’s Sky sarà un successone, piacerà a tutti e mi frusterò con il cilicio per aver dubitato; o anche, il gioco avrà sia detrattori che amanti, e mi troverò probabilmente a difenderlo fino alla morte, nonostante ne riconosca i difetti; infine, sarà un flop totale e riverserò la mia delusione, digitando tante altre parole e lettere nel web. Un po’ come Destiny: tutti ne parlano male, ma tutti ci giocano continuamente. Ciò che è certo è che l’11 agosto, oltre a festeggiare il personalissimo level up, salirò sulla mia navicella alla volta infinita della galassia. Speriamo bene.
Anche se la totale assenza di informazioni "vitali" sulla versione PC (causata da voi sapete bene chi) mi innervosisce parecchio, male che vada refund :sisi: