Orgoglio, pregiudizio e Switch

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Che storia d’amore, quella tra me e Nintendo Switch! Nemmeno Jane Austen se ne sarebbe fatta venire in mente una così tormentata, raccontando l’orgoglio e soprattutto il pregiudizio verso questa consolina che adesso, vicino a me, zitta zitta, sta scaricando la demo di ARMS. È iniziato tutto con una fortissima antipatia: lei mi sembrava uguale a tutte le altre, se non peggio. Con quel fare aristocratico, mi pareva quel vecchio amore che mi aveva deluso. Certo, Wii U non era graziosa come Switch, era un pochino chiatta, non aveva mai maturato quelle forme sinuose che ti porta il tempo, ma aveva iniziato con grandi premesse. Mi aveva ammaliato e poi si era lasciata andare a una vita di sedentarietà; si può dire che non aveva più lasciato la sua dockstation. Capite bene, quindi, come mi sono approcciato a Switch: aveva tutta l’aria di chi non era minimamente interessato a sedurmi. E allora peggio per te, cara mia, resta pure zitella sugli scaffali di mezzo mondo, mentre la tua beltà sfiorisce una volta per tutte.

Poi le cose sono cambiate. Ve l’ho raccontato decine di volte: prima Zelda, poi la comodità della console e, infine, la scoperta che Switch e Wii U sono profondamente diverse. Come Elisabeth e Lydia Bennet. Una donna d’amare e una viziata civettuola. Di Switch ho amato ogni singolo momento trascorso su Zelda, un po’ perché il gioco è quello che è, un po’ perché è davvero un piacere giocarlo in mobilità, come e quando si vuole, e smettere e riprendere nel giro di tre secondi. Poi però è successo ciò che accade sempre con queste console di casa Nintendo: le ami immensamente fintanto che le tieni accese, ma arriva l’ineluttabile momento in cui la cotta passa, così come i giochi da provare, e torni in te. Questo momento, in questa occasione, mi ha invece dato occasione di riflettere. Non è stato spiacevole, perché ho passato il tempo insieme a Persona 5 che, voglio dire, avercene, ma mi ha fatto pensare che se lo avessi giocato su Switch, avrei sofferto meno la frammentarietà delle mie sessioni (sostanzialmente: un’ora quando capita) e avrei sicuramente fatto meno fatica ad avanzare nell’avventura. Tanto è vero che ho giocato a Zelda il doppio delle ore che ho giocato a Persona 5, ma in metà del tempo.

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Se oggi come oggi potessi scegliere una piattaforma dove giocare qualsiasi titolo, la scelta cadrebbe su Switch

In quel momento, mentre Switch mi guardava maliziosa dalla sua dockstation, ho capito la verità: se oggi come oggi potessi scegliere una piattaforma dove giocare qualsiasi titolo, specialmente quelli più impegnativi in termini di ore, sceglierei lei. Lei e la sua modalità riposo discreta e rapida da ridestare; lei e la comodità di – pardon – portarsela a letto e passarci una bella serata fino ad addormentarsi praticamente insieme; lei e la possibilità di averla in aereo, in treno, in ufficio, semplicemente sul divano mentre la tua (altra) dolce metà si gode un po’ di TV, senza dover agognare di passare un’oretta a giocare incastrati alle due di notte, quando finalmente il mondo dorme. Per scrivere un lieto fine a questa storia, servirebbe solo una cosa: supporto. Le vendite ci sono state, la gente adora la console e ha premiato Nintendo. Adesso vogliamo giocare, e giocare tanto. Per favore, non trasformate Orgoglio e Pregiudizio e Switch in una storia di morti viventi!

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