Fino a ieri sera ero convinto che oggi sarei andato a scrivervi di letteratura emergente nel mondo dei videogiochi e su quanto ieri Fabio avesse ragione in più di un senso, però è stato proprio l’andamento della nottata che mi ha fatto cambiare idea. Sì, perché oggi è quel giorno in cui siamo autorizzati a suonarcela un po’ da soli: 365 giorni fa, dopo una gestazione complessa e sfiancante, abbiamo premuto l’enorme tasto verde e il nostro (e spero vostro) sito preferito è andato online. Una sensazione di liberazione e riappropriazione della propria identità che perdura ancora oggi, anche quando, come stanotte, si presenta il conto di quello che vuol dire, in un manipolo tutto sommato ridotto di persone, portare avanti sito e rivista insieme, come unica entità.
E dunque succede che mentre sei a scrivere i pezzi per la rivista che deve andare in stampa fra non troppo, si incastrano gli embarghi del web, e hai Mario che è in sbatta brutta per Nioh, perché la sua professionalità gli impone di macinare ore su ore su ore anche quando non ci sono, per cui, con l’aria serafica di chi si è oramai già abbondantemente bruciato il cervello, ti annuncia che per la videorecensione ci si aggiorna tipo la sera prima dell’embargo, oppure ti propone la levataccia del mattino stesso. Ovviamente, sa meglio di te che in un paio d’ore la cosa non si risolve, ma lui ci ha provato lo stesso. Di contro, io gli rispondo che tanto è tutto sotto controllo, perché abbiamo “plenty of time” (è la nostra frase preferita quando siamo cortissimi coi tempi), perché le ore, sotto sotto, diventano giorni intere, un po’ come la Stanza dello Spirito del Tempo. E dunque, con l’embargo alle 9 di stamattina, la videorecensione inizia a prendere vita nel mio Premiere all’una di notte, giusto in tempo per scoprire che manca il voto e che la PS4 di Mario ha deciso di scherzare il nostro marmista preferito con il codec audio. Tutto sotto controllo, si possono sempre dividere le tracce audio e video e risincronizzare, tanto c’è tempo, ben 8 ore all’embargo. E così, alle 3, mentre il lavoro di sistemare le clip è bello che finito, mi riposo un attimo gli occhi. Magicamente si fanno le 6, provo a capire dove sono e chi sono, e sempre con molta nonchalance mi rimetto a lavoro: alla fine il video è alle 8:00 sul tubo come privato, tempo di inviare il link col buongiornissimo agli altri, e vado a morire sereno un’oretta. Un po’ come la pubblicità in cui salvano il cavallo e si bevono l’amaro, anche questa volta l’ordine dell’Universo è stato salvato, e possiamo stappare i calici e festeggiare con un fiume di :alesisi: (che è la nostra emoticon di ordinanza).
Vi ho raccontato questo aneddoto non per dirvi che siamo fighi (benché tutto sommato io pensi che lo siamo davvero), ma perché, e lo dico con molto orgoglio e senza il minimo senso di frustrazione per la follia dei nostri orari – che in realtà è uno dei motivi per cui amo questo mestiere – , lavorare per The Games Machine ha i tratti della vocazione e si avvicina più allo sposare una causa che allo scegliere una professione. Non sono assolutamente la persona giusta né sufficientemente “titolata” per darvi un messaggio ufficiale dei primi 365 giorni del sito, ma vi sto raccontando cosa rappresentano per me e come li ho vissuti. Sono stati importanti perché mi hanno insegnato un sacco di cose, soprattutto quando si tratta di concepire un prodotto che ha un’anima anacronistica (la rivista, nel 2017) che è il cuore pulsante e meravigliosamente vivo di un progetto, e un’anima volubile e in piena trasformazione, come il sito, e devi costantemente tenerle in equilibrio, senza permettere alla seconda di fagocitare la prima. Per questo si sbaglia, si pensa, si ripensa, ma quello che, credo, il sito abbia donato a TGM, ancora più di prima, sia stata la quotidianità redazionale. Nei tre anni che sono da queste parti non è mai mancato il rapporto familiare con i colleghi, ma il sito ha probabilmente stretto ancora di più i legami, ha esteso quel clima da bromance che si viveva necessariamente solo alle fiere, perché alla fine l’essere sparpagliati per l’Italia ha lo svantaggio di non potersi vedere ogni giorno.
Lavorare per The Games Machine ha i tratti della vocazione e si avvicina più allo sposare una causa che allo scegliere una professione
non so come facciate, però siete davvero bravi
also, tanti auguri a noi
non so come facciate, però siete davvero bravi
also, tanti auguri a noi
è facile, basta rinunciare al sonno, ai sabati e alle domeniche
ma cosa c'è di meglio, nella vita che lottare per il :smugranking:
Ah ok, ed io che pensavo doveste vender l'anima al diavolo ed eseguire quotidianamente riti satanici!
Scherzi a parte veramente complimenti!
Augurissimi a voi ed a tutta la community
Sono un lettore della rivista cartacea dai tempi dell'Amiga (sigh...), e vi scongiuro di tenere duro e continuare a pubblicarla, anche se oggi giorno per molte persone e' effettivamente una cosa anacronistica (citraz. "Ma come ? leggi ancora una rivista su carta ? Ma dove vivi ?")..
Ogni tanto ripenso a quante riviste cartacee di Informatica e VG mi sono passate per le mani in questi 30 anni, ed ora non ci sono piu' (a parte su siti di retrocomputing, che ringrazio di tutto cuore !), mi commuovo e mi dico "forza, TGM !!!".
Scusate la digressione, ancora auguri e complimenti per la rivista (e per il sito), grazie a voi tutti per l'ottimo lavoro.