Compagni, abbiamo grandi novità.
Dopo la ritirata tattica dalla Spagna (che ci dicono stia scontando le follie del suo dittatore fascista; ne parleremo dopo!) la rivoluzione è approdata presso i nostri fatelli afghani. Il compagno Stalin non ha potuto ignorare la condizione miserevole del proletariato di quel paese e ha deciso di intervenire per salvarlo dai porci capitalisti e clerico-islamici che spadroneggiavano in quelle terre!
La notizia ha fatto il giro dell'Unione ed è stata accolta con entusiasmo
La gloriosa armata rossa, purgata dai Trotskisti, avanza quindi verso Kabul ed Herat per rovesciare un governo tirannico ed esportare la proletariocrazia in Afghanistan.
I nostri soldati sul fronte
Ma proprio dei vermi trotskisti dobbiamo parlare, ma non temete la situazione è sotto controllo.
Proprio mentre il vero comunismo viene esportato in Afghanistan, i Trotskisti messi al muro ed in preda alla disperazione decidono di optare per una vera e propria sollevazione militare.
È inconcepibile pensare che sia potuto accadere naturalmente: dietro infatti c'è la longa manus fascista-italica. Ma questa mano che aiutava i suoi sodali trotskisti è stata ben presto schiacciata dal martello e amputata dalla falce del proletariato.
Orrore e raccapriccio nel constatare come i trotskisti abbiano OSATO porre la propria capitale a STALINGRADO..
..ma come vedete l'onta è stata lavata nel sangue.
Due guerre dunque abbiamo affrontato, con ancora il macigno del malgoverno zarista e kerenskijano sulle spalle.
Ma i nemici del proletariato sono spacciati: prima capitola la borghesia clerico-feudale afgana..
Si poteva mai dubitare della vittoria dell'armata rossa in Afghanistan?
..e quindi i rivoltosi trotskisti.
Trattate queste questioni dobbiamo informarvi dei nostri risultati in politica estera.
Di fronte ad un mondo sempre più sul piede di guerra (stolti, se tutti capissero che il comunismo trionferà..), il glorioso paese del socialismo osserva con distacco la tragedia delle borghesie che trucidano se stesse.
Non ci si può schierare né con l'asse Berlino-Madrid (che ripropone una gretta visione nazionalista quando è chiaro che la Rivoluzione comunista sarà globale), né con l'Entente franco-polacca-italo-cecoslovacca (se non sapessimo la vera natura dei poteri democratici, troveremmo quantomeno curiosa la loro alleanza col Fascismo di Mussolini) e nemmeno con gli "Alleati" (alleati de che? della borghesia per sopprimere i proletariati nord- e sudamericani con la connivenza della monarchia inglese che strangola i popoli?).
Solo un paese condivide queste nostre preoccupazioni: il glorioso impero del Giappone.
Solo presso la corte del tovarish (scherzosamente chiamato "imperatore" o "imperatore-dio" dai suoi compagni) Hiroito abbiamo trovato lo stesso interessamento per le condizioni inumane dei proletari di tutta Eurasia.
Appreziamo enormemente i loro sforzi per liberare i proletari cinesi dalla servitù della gleba, che sono in piena sintonia con la nostra visione del mondo e condividiamo la loro indignazione per quanto accade negli altri continenti.
E dunque un naturale sviluppo quello che ha portato l'impero del Giappone nel Comintern euroasiatico.
Qualche compagno proletario-musico ha deciso di salutare l'avvenimento con una canzone, di cui riportiamo un pezzo per chiudere. Proletari di tutta Eurasia, unitevi!
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scarpe rotte e pur bisogna andar
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