Shardlight - Recensione

PC

Di Shardlight ci siamo occupati solo poche settimane fa, ricordate? Il bello di un sito web è che per rimandare a un altro articolo non serve invitare il lettore a curiosare su qualche mensola o in qualche cestone, ma basta un bel link come questo. Lì potete leggere, in lungo e in largo, la trama del gioco. Per sommi capi e per puro dovere giornalistico, però, la riassumiamo anche qui.

IL FUTURO È BRUTTO E CATTIVO

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Il mondo in cui vive Amy Wellard non è per niente adatto a finire sui depliant di un’agenzia viaggi: sconvolto dalla guerra e abbandonato a se stesso, è dilaniato dalla miseria e da una grave malattia che si presenta come un innocuo raffreddore, ma che col passare del tempo si tramuta in una forma letale di polmonite, resa ancora più spaventosa e grottesca dalle pustole e dai segni lasciati sui contagiati.

La cura per la malattia che sta decimando il pianeta viene distribuito solo ai vincitori di una cinica lotteria

Già, perché ovviamente i virus di queste pandemie apocalittiche non si accontentano di girare per l’aria e colpire a casaccio: si trasmettono con i normali contatti umani e, nelle “città stato” che dominano ciò che resta della terra ferma, sono previste apposite aree di contenimento da cui è impossibile uscire. L’unico rimedio al male è un vaccino che le autorità centellinano fra la popolazione povera e disperata, distribuendolo come premio di una lotteria a cui è possibile partecipare soltanto dopo aver svolto lavori ingrati o particolarmente pericolosi, che nessun nobile appartenente all’aristocrazia dominante avrebbe mai il coraggio di affrontare. Ad Amy tocca riattivare un reattore per ripristinare la corrente elettrica, ed è proprio nella centrale che incontra il suo sfortunato predecessore, riceve una lettera per un certo “Danton”, e rimane invischiata in un romanzesco complotto per rovesciare il regime.

UN INTRICATO DOPPIO GIOCO

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La società in cui vivono i protagonisti dell’avventura è profondamente divisa fra gli aristocratici, una piccola e ricca oligarchia di cui si sente continuamente parlare, ma di cui alla fine vediamo soltanto il leader in carica – l’astuto manipolatore Tiberius – e, beh, tutti gli altri. Povera gente che sopravvive come può, recuperando il poco cibo a disposizione con umili scambi o con servigi, cercando di evitare il contagio e aderendo, nei casi più disperati, al culto per il Tristo Mietitore (The Reaper, letteralmente), un oscuro e mitologico personaggio che, secondo alcune testimonianze, apparirebbe alle vittime della pandemia per tagliare loro un braccio e portarli nell’aldilà. Una situazione del genere non può certo andare bene a tutti, e naturalmente si è formata un’organizzazione di ribelli capitanata proprio da Danton, il destinatario della misteriosa missiva ricevuta da Amy all’inizio del gioco. Il tentativo di recapitare quella lettera cambierà per sempre il destino della protagonista, che si accorge solo ora di quanto sia ramificato in realtà il desiderio di rivalsa, dei segreti mantenuti per anni da amici e famigliari, e che si ritrova involontariamente al centro della cospirazione. Da una parte Tiberius la userà per arrivare ai ribelli, dall’altra Danton non si farà scrupoli a usarla per ottenere i suoi scopi. In mezzo ai due fuochi, Amy cercherà la verità e una cura per la malattia, visto che anche lei è stata contagiata e non può sopravvivere ancora a lungo.

METAFORE E ALLEGORIE

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Shardlight mette nel paniere diversi temi adulti e difficili, dosando suspense, dramma e grottesco

La sceneggiatura di Shardlight è stata scritta da Francisco Gonzalez, che avevamo già potuto apprezzare, un paio di anni fa e sempre sotto l’ala di Wadj\et Eye Games, nella sua “seminale” A Golden Wake, avventura certamente più rozza di questa ma comunque di notevole caratura stilistica. Da allora Gonzalez ha fatto un salto di qualità enorme, migliorando il proprio talento sotto tutti gli aspetti: trama, personaggi, background storico… Shardlight mette nel paniere diversi temi adulti e difficili, dosando sapientemente la suspense, il dramma e il senso del grottesco, dipingendo con sapiente cinismo una società post-bellica dove si ha modo di meditare anche sulle debolezze umane e sul senso delle religioni, il tutto mentre si è impegnati a dare ad Amy, e al suo mondo, la speranza di un rinnovamento sopita dolorosamente per anni. E ci toccherà prendere decisioni davvero difficili (non fatemi spoilerare), che nella vita reale non vorremmo mai dover affrontare. Perfino nel finale del gioco, nel momento clou della rivoluzione. E, credeteci, non sarà facile. Anche perché queste eventualità appaiono all’improvviso, senza che ci sia data la facoltà di salvare proprio in quel punto. O la va o la spacca insomma. La storia finirà comunque, ma in modo diverso.

FACILE, MA BELLA

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Shardlight è stata realizzata col solito Adventure Game Studio e, per tanto, eredita dalle altre produzioni della stessa software house l’ormai iconica risoluzione di 320×200 pixel moltiplicata più volte, fino a ottenere i 1280×800 amichevoli coi monitor attuali. Ciò conferisce al gioco un aspetto irrimediabilmente vintage che, però, come al solito non stona. A questa “povertà tecnica”, che poi così povertà non è, fanno da contraltare un voice-over quasi sempre impeccabile e un accompagnamento musicale di primissimo livello, e quando finalmente scorreranno i titoli di coda, vi sorprenderà sapere quante persone abbiano collaborato al progetto!

Gli autori hanno preferito dare la precedenza alla storia e ai suoi ritmi, più che agli enigmi

Ci eravamo lasciati un mese fa chiedendoci se la grafica retro arricchisse semplicemente il pathos o, con la sua relativa “povertà”, impreziosisse ancora di più l’ottima trama e il carisma dei personaggi, ma la risposta è che in realtà ottiene entrambi gli obiettivi. Un incredibile effetto collaterale, se consideriamo che per Dave Gilbert, produttore del gioco e patron di Wadjet Eye, questa scelta sia dovuta unicamente ai limiti del budget a disposizione (cosa che diventa sempre più difficile a credersi, vista la crescente qualità e il successo delle sue produzioni tra gli avventurieri). Le dinamiche sono quelle delle avventure punta e clicca, con tanti dialoghi a cui partecipare, tanti oggetti da raccogliere e combinare, pochi meccanismi da manipolare con i classici giochetti di logica che in questo genere van per la maggiore. E Shardlight, lo diciamo subito, per chi mangia pane e clic a colazione sarà quasi una passeggiata: gli enigmi sono tutti molto logici e piuttosto semplici da risolvere, anche per gli standard della stessa Wadjet Eye. Stavolta, gli autori hanno preferito dare la precedenza alla storia, ai suoi ritmi, stimolando l’encefalo dell’avventuriero più con il racconto che non con gli enigmi, lasciando insomma che le esigenze del copione avessero la meglio su quelle del gameplay. Un suicidio? Tutt’altro.

È inutile. A me piace ridere e scherzare, apprezzo come un matto le avventure grafiche demenziali perché – lo so benissimo – fare ridere è sempre più difficile che scioccare, scandalizzare o commuovere. Ma c’è poco da fare: alla fine i racconti comici non mi lasciano niente, quelli drammatici, quelli che mi obbligano a pensare, invece, sì. Lasciano un segno indelebile e Shardlight lo ha fatto certamente, al punto che presto me lo rigiocherò con più calma solo per non avere l’assillo di doverlo recensire al day one o giù di lì. Grafica pixellata o no, questa avventura è grandiosa. Punto. Mi è piaciuta tantissimo e non ho alcuna riserva a consigliarla anche a tutti voi.

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Pro

  • Sceneggiatura da Oscar, personaggi carismatici.
  • Una drammatica ma meravigliosa distopia.
  • Amerete Amy Wellard come Kate Walker.

Contro

  • Grafica davvero vintage.
  • Decisamente facile da portare a termine.
9

Ottimo

Diffidate delle imitazioni. Il vero prototipo di tecno-nerd ce l’abbiamo noi e si chiama Paolo Besser. La CBS vorrebbe darci un sacco di soldi per un suo cameo in un episodio di BIg Bang Theory, ma il nostro rifiuto è netto e deciso: dopotutto, sapete che figura barbina farebbe fare a Leonard e Sheldon?

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