Ieri abbiamo pubblicato la recensione di un videogioco semi sconosciuto chiamato Idle Evolution (se vi interessa, potete leggerla qui). Nonostante il voto non sia tra quelli da celebrare a colpi di Gran Pavese (sventolato in cima al deposito di Zio Paperone o tra i pennoni dell’Amerigo Vespucci), sono rimasto incuriosito dalle parole del buon Daniele, tanto che ho deciso di passare qualche ora in compagnia del titolo griffato MTR. L’approccio alla chimica e alla tavola periodica degli elementi è certo blando, ma si è comunque rivelato un esercizio utile per ripassare concetti ormai anneriti dal tempo e per togliere un po’ di ragnatele da nozioni apprese ai tempi del liceo prima, e dell’università poi. Insomma… al di là dei meriti e dei demeriti del gioco – che non sono oggetto di questi miei pensieri – è indubbio come Idle Evolution ospiti nel codice anche un animo didattico, oltre che ludico, peraltro alla portata anche di chi di chimica non ne sappia un granché.
Il passo successivo è stato ricordarmi di come, non più tardi di una settimana fa, mia figlia mi abbia chiesto di stamparle una copia della tavola periodica, così da cominciare a farsi i primi rudimenti di chimica (non per sua iniziativa ma su richiesta del professore di scienze, sia chiaro). Ho sovrapposto in un’unica visione le due cose e ho deciso che questo week-end metterò la primogenita alle prese con Idle Evolution, osservandone l’approccio da una certa distanza. Male che vada si divertirà per qualche ora, ma nutro la speranza che riesca anche ad assorbire qualche nozione utile agli studi che sta affrontando in questo periodo.
L’apprendimento della teoria potrebbe fare un notevole passo qualitativo in avanti se si provasse a far coabitare ludica e didattica sotto lo stesso tetto
Possibile mai che nel 2017 siamo ancora legati a doppio filo a un approccio didattico che si limita a costringere gli studenti a tenere la testa solo e rigorosamente chinata su un libro? Certo, molte materie affiancano giustamente la pratica di laboratorio allo studio, ma l’apprendimento della teoria potrebbe fare un notevole passo qualitativo in avanti se si provasse a far coabitare ludica e didattica sotto lo stesso tetto. Qualche lucciola si accende nel buio dell’orizzonte (penso, ad esempio, a quanto ci ha raccontato qui qualche settimana fa Davide Mancini a proposito di Father and Son o, molto più alla lontana, ai rudimenti di Storia profusi da alcuni gestionali come Civilization o dalla roba di Paradox), ma si tratta di rari esempi in un deserto ancora popolato da troppi cespugli rotolanti. Certo, mi rendo benissimo conto che in Italia abbiamo problemi più urgenti da risolvere nel campo dell’istruzione, tra la fatiscenza delle strutture scolastiche e i fondi inesistenti perfino per le attività di base; tuttavia, non mi sembra che anche nei paesi esteri più all’avanguardia si stano facendo grandi passi da questo punto di vista. Sono solo un gran sognatore, o credete anche voi che i tempi siano maturi per ripensare in toto la parte di apprendimento al di fuori delle aule, sfruttando le potenzialità della tecnologia e il piacere del videoludo?