Nel Lato Oscuro di Hollywood c’è una piccola stanza dove vengono tenute per anni sceneggiature di film che non verranno mai realizzati. Questa è chiamata – con poca fantasia, va detto – “blacklist”, e contiene essenzialmente stesure sia di film potenzialmente validi, sia di facili flop. Prendere in mano un qualsiasi fascicolo contenuto nella blacklist è pericoloso quasi quanto occuparsi del Macchiavelli di Boris: un film sbagliato e la carriera di un regista rischia di essere troncata sul nascere (vedi Gore Verbinski, acclamato dopo la trilogia dei Pirati dei Caraibi e sparito dopo il flop clamoroso di The Lone Ranger). Codice 999 era una di queste sceneggiature, ma uso il verbo al passato perché la mano esperta di John Hillcoat, regista di una poetica ben distinta nel girare, è riuscito a portare al cinema un prodotto che di certo non vincerà il premio di thriller dell’anno, ma comunque resta un film dai contenuti ricchissimi.
Il Codice 999 di cui fa riferimento il titolo, nel linguaggio poliziesco americano identifica quella situazione grave in cui un agente è colpito e cade a terra. Un codice, insomma, che quando viene chiamato via radio richiama in loco tutte le volanti della zona, tanto da mobilitare un intero dipartimento. Nell’incipit del film questa azione viene usata da un gruppo di agenti corrotti per eseguire un lavoro pericoloso a favore di un boss della mafia russa, così da avere meno polizia possibile alle calcagna. Tuttavia, le cose si mettono male quando l’agnello da sacrificare non è il novellino che credevano.
Il cast di Codice 999 è enorme e vanta, tra gli attori celebri, Casey Affleck (il fratello più dotato di Ben), Aaron Paul, Woody Harrelson, Kate Winslet e financo Norman Reedus, il Daryl di The Walking Dead. Il film parte subito con una dichiarazione d’intenti: come già successo nel precedente lavoro di Hillcoat (Lawless), e ancora con lo splendido The Road, tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCharty, anche in Codice 999 non si va troppo per il sottile, tanto che il destino dei vari personaggi è già scritto sulle loro fronti, senza troppo fronzoli o giri di parole.
La gestione sopraffina dei protagonisti da parte di Hillcoat non punta il faro su un unico e vero mattatore: tutti lo sono in realtà, tanto che la presenza di molta azione non impedisce a Codice 999 di dipanare una trama attraverso numerosi intrecci. Il tempo per le parole non c’è quasi mai: gli eventi che si susseguono spingono la trama e ogni sorpresa nascosta dietro l’angolo ha come conseguenza un contraccolpo nelle certezze dello spettatore. Come nei thriller più marci, difatti, ai protagonisti nulla riesce come dovrebbe, e la morte è pronta a colpire dietro l’angolo di ogni inquadratura. Insomma, in Codice 999 si respira morte come se fosse ossigeno e la si percepisce in ogni singolo fotogramma.
Detto questo, il tema portante del film non è tanto la corruzione dell’uomo, civile o agente di polizia, quanto l’ineluttabilità del suo destino. Per ritornare al già citato romanziere Cormac McCharty, l’uomo è un cane bastardo e merita di morire. Non c’è vita, ma un destino nefasto, un tunnel da cui non c’è uscita, se non attraverso la morte. Codice 999 quindi, pur coi suoi difetti, è un thriller valido ma che deve essere approcciato con la consapevolezza dell’impatto durissimo che provoca allo spettatore, come una lama fredda che si insinua nella nuca, per poi scendere fino allo stomaco.
Voto: 7,5
Genere: poliziesco, drammatico, noir
Publisher: M2 Pictures
Regia: John Hillcoat
Colonna Sonora: Atticus Ross
Interpreti: Casey Affleck, Chiwetel Ejiofor, Anthony Mackie, Aaron Paul, Norman Reedus, Woody Harrelson, Kate Winslet.
Durata: 115 minuti