I nuovi algoritmi di Facebook ci seppelliranno tutti

facebook algoritmi editoriale

Come ormai sanno anche i sassi, da ieri Facebook ha iniziato un processo che, nel giro di poco, rivoluzionerà gli algoritmi che scelgono cosa mostrare (e, soprattutto, cosa NON mostrare) nella nostra timeline. “Da oggi più spazio ad amici e famiglia sulla vostra timeline e meno news”, recita il claim col quale l’azienda con a capo Mark Zuckerberg ha annunciato la svolta, e certo a una prima analisi superficiale la novità può essere vista come una buona cosa. L’annuncio ufficiale (lo trovate per intero, in lingua inglese, cliccando qui) racconta di una decisione presa perché le persone possano incontrarsi con più facilità e condividere discussioni e post di loro interesse, molto più di quanto sia accaduto anche nel recente passato.

Nelle roboanti dichiarazioni degli oligarchi di Facebook, però, manca una parolina essenziale: “anche”. È certo vero che in una parte delle intenzioni ci sia rendere il social network più celebre al mondo un luogo meno avvelenato da post inutili, ma i primi a farne le spese saranno le pagine (come la nostra, ad esempio), che vedranno ridotto ulteriormente il “reach”, ovvero la quantità di persone raggiunte dai contenuti tra quelle che hanno deciso di mettere un like e seguirne i contenuti. Lo scopo è quindi “anche” di aumentare la quantità di denaro che ciascuna pagina già spende per farsi conoscere da chi è ignaro della sua esistenza o per sponsorizzare i post che ritiene più interessanti per i propri seguaci.

Questo, in realtà, è in parte già successo negli ultimi due anni, quando – poco alla volta, ma costantemente – si è ridotto il quantitativo di persone raggiunte, a parità di euro dedicati alla causa. Analizzando i dati della pagina di The Games Machine, difatti, già da qualche tempo ci siamo accorti di come, ogni tot mesi, stesse diminuendo improvvisamente il “reach”, senza che avessimo ritoccato al ribasso la quota preposta alla sponsorizzazione.

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Da ieri Facebook ha iniziato a rivoluzionare gli algoritmi che scelgono cosa mostrare (e, soprattutto, cosa NON mostrare) nella nostra timeline

Ora, parliamoci chiaro: Facebook non è una Onlus ed è giusto che ponga in essere tutte le iniziative che reputa necessarie per ottenere il maggior ricavo possibile. Tuttavia, è mia sensazione che il punto di rottura si stia definitivamente avvicinando, per lo meno perché tutte le realtà medio/piccole si troveranno a non poter sostenere ulteriormente il gioco, visto il disequilibrio cui si sta andando incontro. Già prima di quest’ultimo step, da queste parti ci stavamo interrogando su quanto stesse diventando “costosa” la nostra presenza su Facebook. Avere quasi 35mila persone che ci seguono e dover investire sempre più soldi perché siano loro mostrati i nostri contenuti (e lascio fuori dal discorso la sponsorizzazione della pagina in sé, che viaggia su un binario differente) si sta trasformando in una pratica fortemente antieconomica. Per dire, qualora non avessimo utilizzato un discreto quantitativo di denaro per sponsorizzare questo stesso articolo tra chi ci segue, è facile che non sareste qui a leggere queste righe, nonostante il vostro like alla pagina di TGM – del quale vi saremo eternamente grati – dovrebbe essere letto da Facebook come un “hei… questo è un luogo che mi piace, quindi fammi vedere cosa propone, per favore!”.

Per noi (e per molti altre realtà) la presenza su Facebook è importante, per diversi motivi: il primo è che, almeno nel nostro caso, si tratta di uno dei principali veicoli di traffico verso il sito che riempiamo quotidianamente con tutto l’amore dell’universo; in seconda battuta, troviamo che – per voi che siete lettori – questo social network sia uno dei posti più comodi per interagire con la redazione, per partecipare alle discussioni senza particolari sbattimenti e per condividere con i vostri amici qualche spunto che avete trovato interessante, molto più di quanto accada con Twitter o Instagram, che invece sono luoghi perfetti per un’interazione più spiccia e meno articolata. Ecco perché, dopo tutta la fatica profusa per costruire una community viva e stimolante (per quanto ancora piccolina, almeno rispetto ai numeri di altri portali che si occupano di videogiochi), ci spiacerebbe davvero molto dover abbandonare la barca.

Cosa si può fare a riguardo? Beh… da parte nostra c’è solo da impegnarci di più a donarvi ogni giorno del materiale che vi possa piacere condividere con i vostri amici (come ad esempio gli editoriali quotidiani, vero e proprio vanto della nostra testata), giacché i nuovi algoritmi dovrebbero aumentare il “reach” di una pagina anche in funzione dell’interesse alimentato dalle interazioni. A voi, invece, rivolgiamo una preghiera: se trovate piacevole frequentare questi lidi e non volete perdere il contatto con noi, potete recarvi nella sezione “Preferenze della sezione Notizie” nel menu impostazioni di Facebook e aggiungere la pagina di The Games Machine tra quelle da tenere in bella vista. Giurin giuretta: non abuseremo della vostra fiducia!

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