Salvate il soldato Jensen

Salvate il soldato Jensen

Mancano due settimane all’uscita di Deus Ex: Mankind Divided e, in maniera sorda anziché no, è scoppiata una polemica spinosa intorno all’uso della parola “apartheid” nei contenuti promozionali del gioco, nonché di un concept art in cui campeggia la frase Augs Lives Matter su uno striscione, con chiaro riferimento al movimento attivistico nato in America a tutela delle comunità afro-americane.

Eidos Open Bionics Deus Ex

L’idea di classificare il razzismo mi inquieta e mi sembra frutto di un pregiudizio ancora più forte

 Perché il putiferio, dunque? Perché Eidos Montreal, di fatto, ha caratterizzato l’intera comunicazione sul concetto di pregiudizio, sulla divisione noi (normali) e loro (augmentati) del post Aug Incident, evento nel mondo di gioco che, nel 2027, ha visto gli augmentati andare fuori controllo ed essere, di conseguenza, ghettizzati e vittime di episodi di razzismo. Il punto della situazione è dunque, apparentemente, se sia giusto utilizzare connotazioni forti e un’iconografia che ricorda le grandi emergenze razziali del mondo contemporaneo per promuovere un gioco la cui vicenda, per stessa ammissione di Jonathan Jacques-Belletête, art director di Mankind Divided, si focalizza più sul rapporto tra esseri umani e tecnologia in senso lato, pur approfondendo in maniera inequivocabile i risvolti sociali.

L’altro argomento portato ai critici delle scelte comunicative di Eidos Montreal è che, tecnicamente, gli augmented non rappresentano una minoranza in difficoltà e vessata per motivi di nascita e di mantenimento dello status quo. Piuttosto siamo davanti a un pregiudizio scaturito da un fatto di cronaca ben definito e, sostanzialmente, gli augs sono un’elite di persone che hanno fatto una scelta in base alle proprie possibilità economiche – tendenzialmente alte – che si è rivelata problematica, e ne stanno pagando le conseguenze. In un certo senso, dunque, l’idea è che lo stato di ghettizzazione degli augmentati è motivato, mentre, chiaramente, l’apartheid sudafricano o il razzismo verso gli afro-americani non lo sono, o, meglio, lo sono per motivi ingiustificabili. Un punto interessante, questo, che però secondo andrebbe contestualizzato meglio, più che altro perché Deus Ex non l’abbiamo ancora giocato per intero e magari al suo interno ci sarà la possibilità di approfondire la natura reale del pregiudizio contro gli augs e di comprendere esattamente la situazione. Paradossalmente, l’idea di classificare il razzismo mi inquieta e mi sembra frutto di un pregiudizio ancora più forte: Mankind Divided ha al suo interno il tema della discriminazione sociale ed è un dato di fatto, per cui andare contro l’idea che possa essersi appropriato indebitamente di alcuni termini mi sembra francamente una polemica preventiva abbastanza sterile.

Deus Ex Mankind Divided: vediamo alcune città immaginate nel 2029

Credo che Eidos Montreal si meriti tutta la nostra fiducia

 L’altro ragione per cui, almeno secondo me, la discussione sarebbe stata evitabile, risiede proprio nell’analizzare in toto il progetto Deus Ex, quantomeno nel binomio Human Revolution e Mankind Divided. Sin dalla promozione del primo episodio l’obiettivo di Eidos Montreal è stato rendere l’ambientazione credibile e smuovere la coscienza dei giocatori in un contesto che potrebbe essere molto più vicino di quanto non si creda. Dagli spot della Sarif fino al trailer di Mechanical Apartheid, Eidos Montreal ha compiuto un percorso che, per quanto all’interno di una strategia commerciale, è riuscito a creare un universo diegetico potente, convincente e, tutto sommato, ben motivato. Ridurla a una questione linguistica, per quanto seria ed importante, mi sembra davvero poco rispettoso nei confronti di una software house che, con molta intelligenza, sta riuscendo in questi anni a inserire all’interno di una serie di giochi completamente calata nella realtà mainstream alcuni temi che sono di cocente attualità.

Tra l’altro, a mio modo di vedere, lo sta facendo bene e in maniera interessante, soprattutto provando ad allargare lo spettro della discussione proprio attraverso i materiali promozionali. Per esempio, invece di fermarsi solo allo striscione, sottolineerei come i meravigliosi artwork sulle città del 2029 abbiano fatto giustamente il giro del mondo, arrivando anche sulla stampa generalista, portando, per una volta, i videogiochi sulla bocca di tutti per il potenziale immaginifico dei loro creatori. Per questo, voglio sperare, che Deus Ex: Mankind Divided non sia penalizzato da questa storia e che Adam Jensen non diventi prigioniero di una battaglia preventiva fuori luogo. Certo, se il 23 agosto poi si scopre che all’interno del gioco la questione sociale è trattata con superficialità o alla carlona, allora saremo tutti qui a parlare di un’occasione sprecata, ma fino a quel momento, sinceramente, credo che Eidos Montreal si meriti tutta la nostra fiducia.

P.S. – In questo topic su reddit si può leggere la risposta di Gilles Matouba di Eidos Montreal alle suddette critiche: la tocca piano, insomma. Bravo Gilles.

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