L'importanza di chiamarsi Zelda

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Ebbene sì: ho veramente scritto Zelda nel titolo e non parlerò nemmeno per sbaglio di Breath of the Wild. E no, non sono nemmeno interessato a rispolverare qualche vecchio capitolo per GameCube o Nintendo 64. Di cosa parlerò? Ma che domande: di figli, di gatti e di passioni incrollabili, ovviamente.

Dopo la notizia che Zelda Williams, figlia del compianto Robin, ha racimolato circa cinquemila dollari per una fondazione di ricerca sulle malattie mentali giocando in diretta su Twitch proprio all’ultimo titolo della casa nipponica, i fieri redattori di The Games Machine, rigorosamente in doppiopetto, cilindro e monocolo, hanno cominciato ad esternare il proprio amore verso la giovane attrice. Pochi minuti e sono volate le prime confessioni: il sottoscritto, nonostante non sia un grandissimo fan della serie videoludica, ha sempre adorato alla follia il nome Zelda, tanto da pensare di battezzare una futura figlia proprio con tale nome. Lo stesso, bene o male, vale anche per l’amico Ivan Conte, che essendo già prole-dotato ha però “ripiegato” su un gatto, di nome Zelda. Dopo una breve discussione sul fatto che Zelda Tassani suoni dieci mila volte meglio di Zelda Conte (no, neh… ndKikko), l’intera redazione ha cominciato a esprimere il desiderio di donare alla propria discendenza, o anche solo a un animale domestico, un nome degno del più puro dei videogiocatori.

Effettivamente, senza starci troppo a pensare, quando in casa capitò “per caso” un pappagallino spennato uscito da poco dall’uovo, decisi immediatamente di chiamarlo Chocobo, con buona pace della mia dolce metà. Non c’è stato nessun dubbio e nessun tentennamento: non poteva esistere un nome più adatto per quello che, parecchi anni dopo, sarebbe diventato l’uccello preferito della redazione. Il destino è stato invece più crudele nei confronti del buon Vicario, che voleva donare al suo cane il nome Kratos e invece, per non finire a dormire sul divano, è stato costretto a tornare sui propri passi.

nanaki final fantasy

Trovo alquanto curioso il modo in cui noi videogiocatori cerchiamo sempre il modo di trasportare la nostra sfrenata passione “nel mondo reale”

Aneddoti a parte, trovo alquanto curioso il modo in cui noi videogiocatori cerchiamo sempre il modo di trasportare la nostra sfrenata passione “nel mondo reale”, arrivando addirittura a dedicargli il nome di una bestia a noi cara (i figli dovrebbero rientrare in questa categoria). Sicuramente, decidendo di chiamare il nostro compagno a quattro zampe Nanaki, non solo vogliamo avere una scusa per ricordarci giorno dopo giorno un videogioco a cui siamo particolarmente legati, e che magari ha avuto per svariati motivi un ruolo importantissimo nel nostro passato, ma cerchiamo anche un modo decisamente epico per far conoscere al mondo intero la nostra passione. Nel bel mezzo di un parco, con decine e decine di persone provenienti da chissà dove, aver la possibilità di richiamare il proprio cane gridando a squarciagola Andiamo a casa, Spyro! è la perfetta scusa per sventolare una bandiera invisibile con su scritto “Sono un videogiocatore e ne vado fiero, facciamo amicizia”.

Sono pazzo? Forse sì, ma certi personaggi fittizi sono talmente importanti per la nostra storia passata che sarebbe veramente un onore prestare il loro nome a un proprio discendente. A volte penso di essere solo un pazzo visionario, ma quando mi capita di vedere Zelda che gioca a Zelda, allora capisco che, dopotutto, la vita non ha senso senza un briciolo di follia.

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