Song of Horror – Recensione

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Qualora un personaggio incontrasse la sua fine, potremo vestire i panni di un altro e andare a recuperare indizi e oggetti messi da parte sino ad allora

Non è facile abituarsi all’idea di non avere alcun mezzo di difesa e, già dai primi incontri con la Presenza, sarà chiaro che la fuga sarà una soluzione percorribile esclusivamente in determinate situazioni. Ognuna delle minacce in attesa di un nostro passo falso, però, può essere superata attraverso dei piccoli efficaci quicktime event: rimanere immobili e calmare il respiro, nascondersi sotto un tavolo o in un armadio e rallentare il battito cardiaco, divincolarsi per liberare i nostri arti dalle loro grinfie o impedire che le creature varchino la porta della stanza in cui ci troviamo.

UN PICCOLO PASSO FALSO

Nonostante l’ovvio quanto classico massiccio backtracking, Song of Horror vanta un buon level design nelle singole mappe proposte, che va pian piano a migliorarsi di episodio in episodio.

Song of Horror Recensione

Ambarabà ciccì coccò… chi andrà a morire male ora sceglierò…

Purtroppo, questo suo punto a favore non è accompagnato dalla stessa costante qualità nella struttura dei singoli enigmi. La serie parte davvero bene, con rompicapi impegnativi ma tutto sommato risolvibili con un po’ di impegno, e termina purtroppo con qualche altro esempio oltremodo criptico, come nel caso di uno dei primissimi puzzle del quinto e ultimo episodio della serie, talmente difficile da decifrare da spingere gli sviluppatori a fornirne persino l’intera soluzione su Steam.

La qualità degli enigmi è altalenante, con una difficoltà che oscilla tra il bilanciato e l’oltremodo criptico

A bilanciare questo evidente passo falso c’è un’atmosfera, ricreata nelle singole ambientazioni, oltremodo inquietante e opprimente, merito sì dell’ottimo utilizzo della telecamera fissa e di una colonna sonora cupa e distorta, ma soprattutto di tutta una serie di rumori ed effetti che non solo accompagnano costantemente il giocatore durante il percorso ma lo aiutano in caso di necessità.

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Soluzione del puzzle più misteriosa delle origini della Presenza.

La possibilità di origliare accostando l’orecchio a una porta prima di aprirla, consente di evitare improvvise e cruente morti o incontri indesiderati, mentre tonfi e scricchiolii provocati dai nostri stessi passi aumentano di volume a ogni accenno di corsa, attirando su di noi l’attenzione della Presenza.

Grazie anche al pregevole comparto sonoro, gli sviluppatori sono riusciti a mantenere una costante atmosfera di tensione

In questo modo, gli sviluppatori sono riusciti a mantenere una costante situazione di tensione senza dover necessariamente ricorrere a meccaniche un po’ abusate e facilmente frustranti come la ricerca di batterie per la torcia o di candele intatte. La luce, infatti, non si consuma mai e può, anzi deve, essere sempre a nostra disposizione non solo per non piombare nell’assoluta oscurità, ma per essere fisicamente direzionata verso i tantissimi indizi e oggetti presenti in ogni stanza.

Song of Horror Recensione

Negli ambienti più claustrofobici, Song of Horror riesce a flettere i muscoli e mostrare scorci davvero niente male.

Nonostante alcuni specifici difetti, il titolo di Protocol Games è quindi riuscito nel suo intento di offrire agli amanti del genere un’avventura di buona fattura, della durata complessiva di una quindicina di ore circa. Certo, arrivati ai titoli di coda alcuni si sarebbero sicuramente aspettati delle risposte in più ma, a livello puramente personale, ho invece apprezzato la volontà di lasciare avvolti nel mistero certi particolari.

In Breve: Song of Horror non nasconde di aver preso ispirazione dalle pietre miliari del genere survival horror e, anzi, tenta in modo elegante di far loro omaggio, a volte riuscendoci molto bene, altre scivolando maldestramente. La divisione in capitoli mette in evidenza alcuni sensibili miglioramenti in termini di animazioni dei personaggi e, soprattutto, di responsività dei comandi (che rimangono comunque migliori su controller che su mouse e tastiera), oltre che impostare un ritmo narrativo piuttosto costante, lasciandoci a ogni “conclusione” con un piacevolissimo misto di curiosità e terrore.

Configurazione di Prova: CPU Ryzen 5 1600, RAM 8GB, GPU 980ti, HDD
Com’è, Come Gira: La configurazione di prova non ha faticato a mantenere stabili gli FPS con le impostazioni a Ultra per i primi episodi, mentre piccoli ma continui cali di frame hanno reso decisamente meno fluida l’esperienza nei capitoli conclusivi.

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Pro

  • Atmosfera e musiche da incubo.
  • Meccaniche semplici ma funzionali alla narrazione.
  • Molti enigmi ben costruiti...

Contro

  • … altri decisamente meno.
  • FPS non stabilissimi negli ultimi capitoli.
8

Più che buono

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