Di solito, alla fine di una proiezione stampa di un film, tendo a intrattenermi con alcuni colleghi fuori dalla sala, scambiare opinioni sul film visto, punti di vista, aneddoti, insomma robe così, e proprio pochi giorni fa, uscito dalla proiezione di Spider-Man: No Way Home ci si domandava assieme a stimati colleghi quanto una recensione (nazionale o internazionale) possa influenzare la decisione di uno spettatore di andare o meno al cinema.
Il punto è abbastanza semplice e ve lo racconto dalla prospettiva a me più vicina, quella cinematografica, campo che vede la mia firma da ormai quasi dieci anni nel web. Almeno nel mondo del cinema tiene banco la famosa diatriba che pone la critica al cospetto dell’incasso. Pensate a Venom, film praticamente massacrato da gran parte della stampa specializzata, eppure benedetto da quasi un miliardo di dollari al boxoffice.
le recensioni – e ancor di più, il ruolo della stampa – riescono ancora a veicolare la scelta finale dell’utente sull’acquisto?
Questo dato ha portato il pubblico, a briglie sciolte, a etichettare tutte le recensioni negative del film come “sbagliate”. Sbagliare sottintende che qualcosa è stata fatto male; un testo coerente al voto in calce a un articolo dunque è, senza pensarci troppo, sbagliato, un testo sbagliato, una considerazione sbagliata. La critica non capisce nulla, mentre il pubblico sì.
Questo concetto del “nemico” è una delle strategie comunicative più utilizzate in politica, eppure un semplice utente del web la utilizza senza pensarci troppo sopra, evidenziando continuamente considerazioni a suo modo di vedere erronee. Insomma, per farla breve, se una recensione scrive e giudica bene un gioco che piace anche a noi, il critico è il nostro migliore amico, gli diamo la sub su Twitch, gli offriamo una birra, ci usciamo la sera e gli offriamo il rispetto infinito; al contrario, se smonta senza pietà (ma con tesi a supporto) un titolo che il pubblico ama, allora inizia la giostra di voli pindarici tra giornalisti pagati, critici poco seri e vari esempi di comportamento poco o per nulla professionale.
In questa battaglia continua ed eterna sul web, è lecito chiedersi a cosa serva ormai una recensione e, ancor più, quanto potere decisionale ha la stessa sulla scelta dello spettatore?
Risposta: zero. Ma non affermo ciò con rassegnazione, anzi, ne consegue che rispetto al testo scritto, oggi, ci sono tanti altri modi di veicolare un messaggio, che sia social, influencer, campagne adv o situazioni similari.
Nel momento in cui chiudo e consegno una valutazione, tendo sempre a seguire una regola non scritta, che ho fatto mia leggendo diversi saggi proprio sul valore della critica (che sia di un film, videogioco, libro o qualunque altre forma di espressione anche artistica), ovvero pensare e idealizzare il testo come una chiave di lettura.
Ho quindi sempre considerato una recensione, un testo di analisi per dare al lettore la giusta chiave di lettura per approcciarsi al titolo preso in oggetto. Nessuna presa di posizione ferrea o deboli considerazioni per valutazioni personali e forzate. Un buon testo, con dei punti a supporto, è inattaccabile per chi ha una chiara comprensione di esso, ma sono anche cosciente che ci sono quei fenomeni che difficilmente riescono a farsi mettere i bastoni tra le ruote.
Tornando a Spider-Man: No Way Home, una possibile recensione negativa potrà mai fermare il treno del boxoffice che lo porterà all’inevitabile miliardo? No.
Meglio fare un discorso uguale e contrario per tutto ciò che difficilmente ha una vetrina grande. Penso a Remnant: From the Ashes, titolo dei ragazzi di Gunfire Games, che ha visto un lancio abbastanza in sordina, per poi crescere sempre e sempre più – fatemelo pensare – proprio grazie alle incoraggianti recensioni positive che hanno sottolineato come il titolo fosse una piccola perla da provare.
Se agli inizi del 2000 per il sottoscritto era fondamentale fiondarsi in edicola e leggere le recensioni dei videogiochi in uscita sulle mie riviste preferite, oggi per ovvi motivi, il modo di fruizione di queste valutazioni è drasticamente cambiato. Esco dalla sala cinematografica, mando un tweet e il gioco è fatto. Magari giocare sulle aspettative sì, le recensioni hanno ancora qualcosa da dire e qualche collega potrebbe dire che questa considerazione probabilmente svilisce il valore delle stesse, ma trovo in parte fantascienza pensare che un mio voto sotto la sufficienza, possa influire così tanto da evitare un acquisto di un gioco o risparmiare un biglietto del cinema. O no?