La giovane Mija verrà affiancata da un gruppo di animalisti che la aiuteranno nella missione. Fin qui, tutto sembra scorrere su di un binario narrativo consapevole e ben delineato, ma proprio quando ogni cosa sembra già scritta, il regista Bong Joon-ho mescola le carte in tavola: dopo una costruzione base, comincia la decostruzione, sia della trama che dei protagonisti.
Davanti ad una morale prettamente orientale – quella del collettivo e della forza del gruppo (viene facile il paragone con Non uno di meno) – Bong comincia ad equilibrare la storia proprio nel momento in cui lo spettatore sente la necessità di etichettare buoni e cattivi, per scoprire – con grande sorpresa – che nessuno esce veramente vincitore o vinto.
Okja si presenta come una dolcissima storia adolescenziale fantasy di facile interpretazione e con una chiara morale
Il gruppo di animalisti si muove come una novizia gang anarchica senza un vero ideale da seguire, se non uno statuto scritto più di quarant’anni fa, ormai anacronistico se applicato al mondo di oggi. Il regista, in questo senso, si diverte a mostrare quanto possano essere buffe persone che si ritrovano ad avere cali costanti di zuccheri o a mangiare asparagi come snack di viaggio. Sul versante opposto troviamo la multinazionale che – in quanto tale – non bada ai sentimenti, ma al dio Denaro, ai sondaggi di gradimento e alle previsioni economiche future, con pregi e difetti grossolani ben in evidenza.
Bong Joon-ho mescola le carte in tavola: dopo una costruzione base, comincia la decostruzione
Nella pellicola si corre continuamente, Mija stessa non riesce a stare dietro a tutto quel che accade e si dimostra essere una piccola pedina, prima nelle mani della multinazionale, poi in quelle degli animalisti. Il plot twist finale agrodolce racchiude essenzialmente parte della critica e della morale che serpeggiavano già durante i primi minuti di film, e si ricollega ad un messaggio che il regista coreano aveva avuto già modo di raccontare prima con Memories of Murder e con Snowpiercer, poi: per quanto appaia illogico ai nostri occhi, molte realtà hanno una loro coerenza effettiva, su cui il mondo civilizzato odierno ha basato le proprie fondamenta; puoi combattere il sistema, provare a cambiare le carte in tavola, e magari ottenere una vittoria effimera, ma difficilmente il mondo cambierà. Quindi è davvero un male essere – o diventare – individualisti in un mondo individualista?
VOTO 8.5
Genere: avventura, drammatico, fantascienza
Publisher: Netflix
Regia: Bong Joon-ho
Colonna Sonora: Jaeil Jung
Intepreti: Ahn Seo-hyun, Tilda Swinton, Paul Dano, Jake Gyllenhaal, Giancarlo Esposito
Durata: 120 minuti