Mission: Impossible - Fallout - Recensione

Ethan Hunt (Tom Cruise) dorme, sogna e ha orribili incubi. Così inizia il sesto capitolo di Mission Impossibile, il secondo firmato da Christopher McQuarrie, che già con il precedente Rogue Nation ha dimostrato di meritare il ruolo; a confermare la tesi troviamo la riconoscibile volontà di creare all’interno del franchise una piccola parentesi narrativa consequenziale. Questo perché,  per la prima volta nella storia della saga (intendiamo quella cinematografica, ovviamente), Fallout è un diretto sequel di Rogue Nation.

McQuarrie affina sempre più la sua tecnica, pulita al limite dell’impeccabile, in un matrimonio di stile e narrazione davvero impressionante; sembra quasi eccessivo usare paroloni così altisonanti per un film che porta il titolo Mission Impossible, eppure scopriamo che li merita tutti a visione conclusa. Non c’è più l’ostentata ricerca di scene al limite del credibile, o il portare in sala un’orgia di adrenalina, dal momento che Ethan Hunt matura e addirittura “invecchia” quanto il suo stesso attore. La dimensione umana inizia a emergere e a farsi strada prepotentemente, scalfendo l’integrità dell’impeccabile agente segreto; quest’ultimo rimane sempre infallibile ma comincia a titubare, magari davanti alle scelte apparentemente più semplici. McQuarrie ne è consapevole e umanizza Hunt fino al midollo. Più volte sentiamo quasi la necessità di metterci nei suoi panni, di comprendere i fantasmi che gli tolgono il sonno e il timore di legarsi a una persona.

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Hunt è un uomo solo in un mondo pieno di maschere, false promesse e colleghi sinistri. Stanco e sfiduciato, vive all’ombra della fisicità violenta del collega della CIA August Walker (Henry Cavill), aggiunta di peso che potrebbe rivelarsi una minaccia o anche un valido alleato.

Christopher McQuarrie ha raggiunto un equilibrio tecnico-narrativo davvero impressionante

Tornerà anche la miglior nemesi di Hunt creata fino a oggi, quel Solomon Lane che era stato catturato alla fine di Rogue Nation, unica vera minaccia che agli atti terroristici contrappone tanti e diversi confronti verbali in cui, senza pietà, sbatte in faccia ad Hunt il suo ruolo di agente governativo che lavora e serve un paese che tante, troppe volte gli ha voltato le spalle per insabbiare gli errori.
McQuarrie lavora proprio su questi piccoli picchi emotivi per costruire e ricercare il valore del suo cinema, lo stesso che sta trasformando la saga di Mission Impossible in un diamante di inestimabile valore all’interno del genere action.

mission impossible fallout recensioneNulla da dire sul lato tecnico: la bravura di  McQuarrie è ormai palese a tutti, ma ancora una volta la cura maniacale con cui realizza ogni scena d’azione è impressionante, dando vita a un mix stilistico perfetto, pulito, dinamico, mai preda della confusione ipercinetica.

Mi preme sottolineare l’incredibile resa della scena della scazzottata nel bagno pubblico, coreografata e montata in modo eccezionale, tanto che se ne può apprezzare il valore anche estrapolandola da tutto il resto il resto del film. Le tre grandi scene d’azione presenti in Fallout, in effetti, non sono mai  fini a loro stesse e, anzi, si incastrano con armonia all’interno del tessuto narrativo. Un’opera unica, capace di indicare la via a un franchise che, a causa dei continui cambia di regista, non ha mai trovato il registro universale che sembra ora contraddistinguerlo, ergendosi a esempio per tutti i colleghi di genere.

VOTO 8

mission impossible fallout recensioneGenere: azione, thriller
Publisher: 20th Century Fox
Regia: Christopher McQuarrie
Colonna Sonora: Lorne Balfe
Interpreti: Tom Cruise, Henry Cavill, Simon Pegg, Rebecca Ferguson, Ving Rhames, Sean Harris
Durata: 147 minuti

 

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