Professione reporter

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Fateci caso: questa è una generazione di aspiranti fotografi, delle foto simil-artistiche sui social network, di Instagram, dei filtri, dei copyright su fotografie che nessuno vorrebbe utilizzare gratuitamente, figuriamoci comprarle. Qualche anno fa era tutto un DJ a perdita d’occhio: un decennio di smanopolatori seriali e di scratchatori compulsivi che ci hanno lasciato in eredità della pessima musica. Sarà forse il fatto di trovarsi una macchinetta fotografica sempre in tasca (anche di ottima fattura in tanti casi), ma siamo diventati tutti fotografi da strapazzo patologici. Quando sono al ristorante e mi arriva un piatto particolarmente gustoso, la mano corre automaticamente alla tasca, quindi il pollice sblocca il telefono e fotografo con grande attenzione per il dettaglio. Mi rendo conto di far parte di una delle categorie più zotiche che esistano, quella dei fotografi di cibo. Qualsiasi cibo. Ma abbiamo sviluppato, in quanto comunità, un feticismo per l’immagine perfino malsano e io ne pago ogni conseguenza.

Questa necessità di fotografare sempre tutto ha in qualche modo influenzato anche i mondi virtuali che abitiamo. Ad esempio, il tanto amato Photo Mode, per somma gioia mia e del Mancini, comincia a essere una presenza canonica all’interno di molti titoli. Questa modalità non coinvolge più soltanto il controllo dell’inquadratura, ma anche tutta una serie di parametri molto tecnici come la sfocatura e il campo visivo, e abbraccia perfino filtri, cornici, saturazione e luminosità. Insomma, si può giocare con l’immagine in ogni declinazione per scattare la foto dei nostri sogni. Addirittura, la presenza del Photo Mode è diventata per me l’ago della bilancia nella scelta della versione da acquistare. Vi dirò di più: ho ricomprato The Witcher 3 su PC dopo averlo giocato su PS4 e solo dopo aver letto che con una mod era possibile aggiungere proprio la possibilità di scattare screenshot attraverso il Photo Mode.

Tra l’altro questa pratica, per quanto mi riguarda (e Davide lo sa bene, perduto nelle meraviglie della modalità fotografica di Uncharted 4) si mangia un mucchio di tempo. Tanto per ribadirlo, in The Witcher 3 ho passato più tempo a caccia di tramonti, con la spada nel fodero alla ricerca della luce giusta, piuttosto che picchiando mostri. Mi aspettavo che Geralt comprasse da un momento all’altro il basco da artista e cominciasse a fare lo schizzinoso sulle angolazioni scelte. Certo, è un modo per scoprire un aspetto “inedito” che non fa di certo parte dei piani principali dell’avventura, ma che risulta altrettanto stimolante. Insomma, difficile considerarlo come tempo perso.

uncharted 4 photo mode immagine recensioneDetto questo, come nasce questo editoriale, che sembra contenere il germe di una lagna per una feature che dopotutto adoro? Partiamo da quel tasto Share che su PS4 ha permesso di ridurre al minimo i passaggi che portano dallo scatto alla condivisione sul social network. Ci vogliono circa dieci secondi per portare a termine l’operazione; dieci secondi in cui molto spesso non si fa nemmeno in tempo a ragionare su cosa si stia condividendo e sul potere di quella singola immagine. Ergo: tante volte si anticipa in maniera ingenerosa il gioco a chi lo sta ancora vivendo.

Il tasto Share è come il grilletto di un fucile

Due casi recenti: Dark Souls 3 e Uncharted 4. Il primo ho avuto la fortuna di giocarlo prima dell’uscita ufficiale, annullando l’effetto malefico degli spoiler che in questi giorni stanno scorrendo sulla mia bacheca di Facebook. Boss, ambientazioni, armi, armature: ho ripassato ben bene tutto quello che il titolo mi aveva mostrato qualche settimana prima. Per Uncharted il discorso è diverso. Attualmente sono fermo al 12° capitolo, ben lontano dalla fine dell’avventura, eppure conosco perfettamente i prossimi passi che mi aspettano alla ricerca del tesoro dei pirati. Ho già dato un’occhiata fin troppo generosa alle ambientazioni che dovrò affrontare e anche a qualche svolta imprevista nella trama che, con pochissima sorpresa, mi colpirà senza pietà. Volete sapere il colmo? So anche come andrà a finire, perché uno dei miei contatti su Facebook ha pensato bene di condividere fotogramma dopo fotogramma tutta la parte finale, l’epilogo e anche gli easter egg dopo i titoli di coda. Un reportage completo.

Il tasto Share è come il grilletto di un fucile. Non nascondo di essere abbastanza amareggiato, perché la possibilità di condividere momenti con tanta semplicità è splendida, ma l’uso che se ne fa è quantomeno sconsiderato. Ci si arrabbia spesso per come vengano anticipati tanti particolari in fase di recensione o anteprima, ma sarebbe bello che lo stesso rispetto che deve usare il professionista fosse esteso a tutti, anche dopo la data di uscita. Anche se ritrarre momenti particolarmente emozionanti ci sembra la cosa più bella del mondo, prima di premere il grilletto sarebbe bene pensare a quello che si sta facendo.

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