Cos’è più deludente, un film brutto oppure un film per cui non hai il minimo interesse per la storia narrata? Credo che la seconda opzione sia quella più vicina al concetto di delusione. D’altronde il cinema, come arte e forma di intrattenimento, se viene meno proprio su questo aspetto può generare forti e pesanti malumori. Ecco, Fahrenheit 451, remake televisivo firmato HBO e diretto da Ramin Bahrani, è quanto di più vicino a questa sensazione di totale menefreghismo dello spettatore verso la storia narrata.
Conosciamo tutti Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, quindi eviterei di dilungarmi in troppi dettagli. Come prassi in queste situazioni, il film rielabora alcuni passaggi narrativi pur mantenendo intatti valore e contesto distopico della vicenda. Attualizzando e portando il setting in un futuro esteticamente non dissimile da quello di Blade Runner, con grandi immagini olografiche che avvolgono interi palazzi della città, i pompieri oltre ad appiccare incendi, sono delle vere e proprie web star: ad ogni incendi appiccato, ogni VHS distrutta, testo incenerito e pellicola strappata, guadagnano like, approvazione social da un mondo istituzionalizzato, convinto che nei libri ci sia il caos, una via demoniaca per regredire a esseri viventi indecisi, deboli e confusi. La scelta non deve esistere; solo un’unica via condivisa da tutto il genere umano può salvarci dal caos.
Per tutta la sua durata, Fahrenheit 451 non riesce mai a catturare l’attenzione dello spettatore
Tutto il film si palesa come una grandissima occasione sprecata. Al di là dell’aspetto estetico di un futuro reso interessantissimo, la sceneggiatura puntella l’intimo dei personaggi con la classica fascinazione per ciò che ci viene negato: quanto più un governo ci dice di non fare qualcosa, tanto più cresce la curiosità nel fare esattamente quell’azione. Ed è così che, parallelamente a Montag (Michael B. Jordan), anche il suo inamovibile capitano John Beatty (Michael Shannon) nel buio della sua abitazione, spegne ogni intelligenza artificiale per scrivere pensieri su cartine da tabacco – così è più facile bruciarle successivamente – rendendo la sua persona viva e libera per poi annientarsi nell’adorazione del fuoco, considerato quasi una divinità che collega l’uomo all’ordine mondiale delle cose.
Proprio su questi piccoli dettagli feticisti il film mostra davvero grande mordente, ed è un peccato che l’attenzione sia costantemente pari allo zero per il resto del minutaggio. La colpa è principalmente della storia, narrata superficialmente quando, invece, dovrebbe mostrare i denti, accanto a una recitazione poco coinvolgente e incisiva, quasi che gli attori siano stati i primi a non credere abbastanza nel progetto.
VOTO: 5
Genere: fantascienza, drammatico
Publisher: HBO
Regia: Ramin Bahrani
Colonna Sonora: Antony Partos, Matteo Zingales
Interpreti: Michael B. Jordan, Michael Shannon, Sofia Boutella, Khandi Alexander, Martin Donovan
Durata: 101 minuti