Perché non stiamo più giocando a tanta roba nuova? Questa generazione non è partita al meglio delle possibilità e non è certo una bestemmia tale affermazione. C’è voluto del tempo, ottime intuizioni da parte di publisher e sviluppatori, nonché un pubblico attento e aperto alla sperimentazione per regalare, almeno negli ultimi cinque anni, un periodo videoludico di grande rilevanza. Proprio negli ultimi due anni diversi titoli hanno catalizzato totalmente l’attenzione mediatica: Crash Bandicoot N. Sane Trilogy, Resident Evil 2 Remake, Spyro Reignited Trilogy, e da pochi mesi è disponibile anche Crash Team Racing Nitro-Fueled, di cui ho curato la recensione su queste pagine. Numeri di vendita astronomici per la riedizione della trilogia di Crash Bandicoot per Activision, a cui è seguito il successo in casa Capcom per Resident Evil 2 Remake, con Spyro e CTR che macinano ancora numeri importanti. Assurdo pensare che a oggi, i giochi più venduti nel mondo siano rielaborazione moderne di opere del passato.
Questo è uno di quegli editoriali volutamente confusi, utili a puntellare diversi argomenti, non approfondirne neanche uno e magari creare prese di posizioni su snodi importanti. Non è nuova la discussioni sul valore intrinseco di operazioni attorno remake e remaster di alcuni titoli storici, da molti viste come spudorate operazioni commerciali senza cuore, altri invece giustificano e lodano la possibilità di far provare tali titoli anche alle nuove leve di videogiocatori e diciamocelo, attorno a questi titoli in particolare sono nati veri e propri culti che sono stati allevati proprio su internet. Il godimento nel giocare nel 2019 a titoli del genere è paragonabile all’incredibile ondata web che voleva a gran voce il ritorno del Winner Taco e no, non fate finta di nulla, anche voi una decina di anni fa, con l’approdo di Facebook, avete condiviso o vi siete iscritti a gruppi del tipo “rivogliamo il Winner Taco” e affini. Il risultato del numero crescente ha portato le alte sfere a domandarsi se, effettivamente, c’era un pubblico a cui propinare roba del genere.
tutto bello, ma perché non stiamo più giocando a roba nuova?
Titoli inediti ne escono sempre con cadenza puntuale e l’offerta di vendita si rimpasta sempre nei soliti metodi, con sequel di successo, giochi a cadenza annuale, remake, remaster e appunto, nuove IP da sfruttare, eppure il mercato fatto di “richieste” di remake è più vivo che mai, con la piena consapevolezza della potenza delle macchine odierne, operazioni del genere diventano improvvisamente un’inesauribile lampada del Genio a cui serve solo dare una strofinata, pescare dal sacchetto la biglia dei ricordi e chiedere di convertirla in HD. Tra poche settimane arriverà l’ennesimo remake, quello di MediEvil, titolo a cui sono fortemente legato ed esattamente come per gli esempi già citati mi chiedo se proprio questa operazione, che si è mostrata con trailer e video diari non proprio al massimo dello splendore, possa essere il primo passo falso che porterà molti a rifondare pesantemente la politica dietro queste operazioni.
Tra poche settimane arriverà l’ennesimo remake, quello di MediEvil, titolo a cui sono fortemente legato
Arrivati a questo punto forse si può cadere facilmente nel tranello dell’editoriale che mette sul banco degli imputati la nostalgia processandola e/o lodandola per il contributo all’industria videoludica attuale, eppure dalle premesse iniziali, è un discorso lungo e tortuoso che mi rendo conto, non ha nessuna conclusione, eppure le domande legate all’esempio di Resident Evil mi frullano per la testa almeno una volta al giorno, e riassumono perfettamente il senso di queste righe: uno dei miglior rilanci di un franchise è stato messo da parte dai fan per far spazio ad altri remake e quello che credo sia il miglior survival horror di questa annata, è un remake di un gioco di 20 anni fa. Tutta questa situazione è davvero strana e paradossale, per quanto si vada a toccare titoli di fattura elevatissima. Insomma, il Winner Taco è e rimane sempre buono, ma lo ricordavamo diverso.