Il livello di segretezza attorno a Spider-Man: No Way Home si riflette anche nella diretta gestione e organizzazioni delle attività stampa e press tour. Nonostante gli svariati e incessanti leak che hanno accompagnato fino ad oggi il film, Sony e Disney ci tengono a coccolare come possibile i fan e gli spettatori di tutto il globo, dunque coniugando la necessità di tenere la bocca chiusa su molte cose e dare un succulento antipasto, eccomi allo scadere di questo embargo ancora privo di una proiezione stampa ufficiale (che arriverà a breve) ma con la visione dei primi 40 minuti del film – di cui vi parlerò assolutamente senza spoiler – e relativa conferenza stampa “olografica” direttamente con Tom Holland.
SPIDER-MAN: NO WAY HOME E IL MULTIVERSO
Per un film della durata di circa 150 minuti, capite benissimo che in qualche modo, raccontare l’esperienza dei primi 40 minuti è come fermarsi a dei preliminari alla luce dei quali, per quanto eccitanti e capaci anche di toccare nuove scale di valori, è praticamente impossibile sbilanciarsi e dare un giudizio; anzi, farlo sarebbe intellettualmente sbagliato.
Qualcosa però possiamo assolutamente dirlo, e la lode maggiore sta nella gestione del ritmo: Spider-Man: No Way Home non si prende mai un attimo di pazienza e inizia proprio dove Far From Home finiva, con un video postumo di Mysterio che svela al mondo la vera identità di Spider-Man. Da lì in poi è tutto un precipitarsi di situazioni, privacy violata, la relazione con M.J. che inizia a farsi complicata giacché per la coppia sarà impossibile stare da soli senza avere qualche giornalista o camera di una rete televisiva puntata contro.
l’incipit di spider-man: no way home è folgorante, non si prende pause e inizia proprio dove far from home finiva, con la vita di peter parker andare in frantumi dopo il video postumo di mysterio che rivela l’identità di spider-man
E che dire degli amici? Stessa sorte, tutti potenziali fonti di informazioni da essere vendute al miglior offerente. In questo contesto, la cosa più saggia da fare è attendere che le acque possano calmarsi, d’altronde è il prezzo da pagare per il valore della scoperta e il tema dell’identità di Spider-Man è un piatto ricco a cui tutti, media in special modo, stanno mangiando. A complicare le cose c’è l’accusa di aver ucciso Mysterio, celebrato da molti come un eroe, e per quanto Peter abbia dalla sua un avvocato senza paura, la soluzione migliore sarebbe che tutto il mondo dimenticasse che Spider-Man sia Peter Parker.
Ecco dunque entrare in gioco Doctor Strange e ciò che abbiamo assistito sin dal primo trailer, l’incantesimo rovinato dalla testardaggine di Peter, l’apertura del Multiverso e l’improvviso attacco del Doctor Octopus di Alfred Molina e del Goblin di Willem Dafoe. L’avvertimento di Strange a Peter è chiaro, i Multiversi sono confluiti, adesso la loro missione è catturare tutti i nemici di Spider-Man degli altri universi per rispedirli nelle rispettive dimore e lo stregone avrà bisogno del giovane Avenger, diventato a tutti gli effetti l’attrattiva principali dei suoi sadici nemici.
In qualche modo, i primi 40 minuti del film sono una diretta estensione della manciata di secondi mostrati nel primo trailer, dunque privi di vere sorprese (tranne qualcuna puntellata che forse verrà esplorata o meno) e che confermano senza zone d’ombra la macchina narrativa che darà vita a tutti gli eventi del film. Ma l’appuntamento, in questo caso, è direttamente a mercoledì su queste pagine per la recensione completa al film.
INCONTRO CON TOM HOLLAND
Abbastanza inusuale e assai divertente il modo in cui si è svolto l’incontro stampa con Tom Holland, non fisicamente a Roma, ma collegato virtualmente con noi, con il supporto video a dare la sensazione di collegamento olografico. Ad arbitrare il botta e risposta con noi presenti in sala, Alessandro Cattelan.
Tom, vista l’unicità del film, in termini narrativi e di eventi, quanto sei stato emozionato durante la lavorazione del film?
Moltissimo. Effettivamente questa è stata la prima volta, in live action, che ci è stata data la possibilità di attraversare in un unico film più storyline di Spider-Man grazie ai suoi iconici villan dai precedenti film, dunque è stata un’esperienza unica ed elettrizzante per ogni giorni passato sul set.
Spider-Man è un personaggio che attinge molto al dramma per costruire la sua figura di eroe. Come è stato prestarsi a queste scene in un blockbuster così grande?
Effettivamente nei blockbuster non ci sono mai momenti di dramma, o altri in cui un attore può esprimersi per far emergere una vena più intensa o meno. Posso però dire che nonostante la natura del progetto e il genere di appartenenza, ci sono un paio di momenti su schermo assieme a Zendaya che reputo di grande intensità emotiva, dove agli effetti speciali e i combattimenti, abbiamo lasciato parlare i nostri corpi e le nostre emozioni. Posso ritenere Spider-Man: No Way Home un film assai equilibrato sotto questo punto di vista.
Cosa ha dato Spider-Man a Tom Holland in questi anni di interpretazione?
Tantissimo. Sicuramente la possibilità di gestire al meglio i miei impegni di lavoro e privati, poi conoscere tantissime persone dentro e fuori dal set, ma ancor di più, esattamente come capita a Peter Parker nel film, gestire la mia notorietà. Non è stato facile trovarsi a 19 anni a interpretare Spider-Man e vedersi la propria vita stravolta nel giro di poco. La notorietà ti colpisce in pieno volto, invade la privacy in modo anche abbastanza fastidioso [probabilmente riferendosi alla sua relazione da poco ufficializzata con la compagna di set Zendaya, NdR] dunque in qualche modo ho sentito molti di questi effetti riguardo l’identità segreta svelata di Spider-Man anche sul mio privato.
Con film ufficiali e tre partecipazioni (Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame) qual è l’aspetto di Spider-Man che più affascina Tom Holland?
Credo sia l’umiltà la miglior qualità di Peter Parker e spero di averla portata su schermo al meglio delle mie possibilità. Ma non nego che anche il suo stile di combattimento che predilige coreografie spettacolari e dall’indubbio fascino atletico, Uscendo dal contesto narrativo, quando interpreto Peter Parker mi trovo sempre a lavorare con stuntmen e coreografi bravissimi!
Secondo te, Tony Stark sarebbe orgoglioso di come stia crescendo Peter Parker?
Penso proprio di sì. Peter adesso prende seriamente il suo ruolo da Avenger, prende decisioni importanti in situazioni difficili e credo che stia diventando un vero e proprio leader. In questo film vi troverete davanti uno Spider-Man assai più consapevole delle proprie azioni.
Per la prima volta in un film, viene svelata l’identità di Peter Parker. Come pensi accoglieranno questa scelta narrativa i fan?
Bella domanda. Rapportarsi con i fan è sempre difficile. Di solito questi sono conservatori, dunque portare al cinema una novità come questa è stata una sfida ardua. Il cambiamento mette sempre paura, ma Marvel e Sony hanno spinto per prendere questa decisione e la ritengo una scelta importantissima. Dietro ci sono decine, centinaia di persone che lavorano a progetti del genere e portare il cambiamento è un atto rivoluzionario. Spero dunque che i fan possano apprezzare quello che abbiamo realizzato con questo film.
Come è stato recitare con Alfred Molina e Willem Dafoe?
Esperienza assolutamente incredibile, davvero. Immaginate di crescere vedendo i film di Sam Raimi per poi trovarvi un giorno sul set con questi due incredibili attori, che vanno a riprendere proprio quei ruoli. Dafoe è un attore sbalorditivo, sorprendente e sia lui che Molina sono stati gentilissimi con me sul set, c’era sempre un clima rilassato e amichevoli tra tutti. Posso assicurarvi che i fan impazziranno di gioia nel vederli sul grande schermo.
Questa volta parliamo del Multiverso: hai avuto modo di approfondire il discorso sul lato fumetto?
Non necessariamente se devo essere sincero. I produttori e gli sceneggiatori hanno una conoscenza infinita del materiale originale, dunque tendo a fidarmi del copione che mi arriva in mano, cercando di dare il meglio poi sul set.
Qual è il rapporto di Peter Parker con Strange e che consigli ti hanno dato Tobey Maguire e Andrew Garfield?
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Strange non è il nuovo mentore di Peter, tanto meno un sostituto di Stark. Nonostante ci siano le dovute distanze, anche per il rispetto infinito che Peter prova nei confronti dello stregone, Spider-Man ormai sta crescendo e costruendo un suo percorso personale. I migliori consigli li ho avuti guardando e riguardano i loro film più e più volte! [insomma, chi si aspettava una tacita conferma ufficiale sulla loro presenza dovrà attendere di scoprire il verdetto direttamente in sala, NdR]
Una domenica pomeriggio senza dubbio interessante a cui non nego di contare le ore che mi dividono dalla proiezione stampa del film, perché quando assaggi una prima e piccola fetta di una buonissima torta capita che arrivati all’ultimo boccone di leccarci le dita e bramare di divorare la restante prima che qualcun altro ci arrivi con le loro mani. Restate sintonizzati sulle pagine virtuali di The Games Machine per le prossime novità a tema Spider-Man: No Way Home!