Forse la “colpa” è di Doom e del suo marine che, appena intaccata dai nemici la percentuale di salute, cominciava a perdere sangue dal naso (epistassi, direbbe il nostro Marco Tassani, fresco di Laurea in Medicina). I vari gradi di tumefazione che successivamente, compromessa ulteriormente la situazione, si presentavano sul suo volto granitico – compreso tra il tastierino delle armi e il box segnalante il valore dell’armatura – erano un chiaro e “goliardico” indicatore del volgere al peggio dei segni vitali: un modo sicuramente diretto per suggerire al giocatore di prendere urgenti provvedimenti (nello specifico, scovare e raccogliere un kit medico).
Francamente non ricordo se Doom sia stato il primo titolo ad aver adottato un simile espediente, ma resta il fatto che la necessità di comunicare al giocatore le precarie condizioni di salute permane anche in videogiochi più recenti, nonostante la scomparsa dell’hud “invasivo”, sottoforma di screen shakingTM, Dolby Stereo Heart ThumpingTM, Vision ReddeningTM e Screen BlackeningTM (questo come ultimo stadio dell’abbattimento della scala cromatica): urgenze visive e sonore atte a segnalare l’imminente dipartita in-game.
lasciatemi “morire” in pace, ché il potere del Save & Reload mi è amico
Ecco, io rinuncerei volentieri a tutto questo, anche al prezzo di tenere costantemente d’occhio la “sottile linea rossa” e un dito “ancorato” al tasto della pozione cura ferite (o medi-gel, o stimpak, o Batca canister,…). Nel caso, lasciatemi “morire” in pace, ché il potere del Save & Reload mi è amico.