Esiste un terribile morbo che colpisce molti videogiocatori, lasciandoli inermi innanzi alla loro passione. Si parla sempre poco di questa gravissima piaga, come quasi a volerne dimenticare l’esistenza. Eppure, trattare questo disagio come un tabù non fa altro che peggiorare la situazione, ferendo i poveri afflitti anche nell’anima, oltre che nel corpo. Oggi voglio dare un calcio dove non batte il sole al problema, e lo farò nel modo più naturale possibile: parlandovene. Amici, senza vergogna vi confido che il sacro male ha colpito anche me: io soffro di Motion Sickness. Possiamo chiamarla in tanti modi, da “mal di mare” a un più generico “giramento di testa”, ma il nome corretto di questa bestia è Videogame-Related Motion Sickness (VRMS). Perdonatemi se ho volutamente esagerato in apertura d’articolo, ma a conti fatti ci troviamo davanti a un grosso fastidio che limita notevolmente il parco titoli a cui possiamo dedicare le nostre liete serate, e voglio condividere con voi la mia esperienza.
Ho capito che c’era qualcosa che non andava quando avevo poco più di dieci anni. Una sera provai la demo di Descent, trovata ovviamente sullo storico Silver Disk di TGM, e mentre cercavo a fatica di guidare la mia navicella tra i labirintici cunicoli in tre dimensioni che resero famoso l’FPS di Interplay venni colto da improvvisi giramenti di testa, accompagnati da una fastidiosissima nausea. Non ebbi altri problemi fino all’anno seguente, quando il tutto si è ripetuto per “colpa” di Magic Carpet 2. Non potevo certamente immaginare che tali fastidi fossero legati a ciò che vedevo sullo schermo, anche perché giocavo praticamente a qualsiasi cosa e mi era impossibile pensare che il mio fidato Pentium 133 c’entrasse qualcosa con quelle brutte esperienze, almeno fino a quando non provai qualche anno dopo Turok – Dinosaur Hunter: quella dannata visuale che faceva oscillare l’arma a ogni passo mi stese letteralmente, con tanto di sudore freddo, pallore e vertigini. Ormai avevo capito la mia condanna.
Oggi, dopo tutti questi anni, la situazione non è affatto migliorata: Mirror’s Edge mi ha messo K.O. per svariate ore; il terzo capitolo di Max Payne ha rischiato di farmi vomitare l’anima; per recensire BioShock Infinite ho dovuto fare brevi sessioni da massimo venti minuti; cosa ancora ben più grave, non ho mai finito Half-Life 2. È proprio il titolo Valve che però dobbiamo ringraziare per aver reso “famoso” il problema: nel lontano 2004 la “Sindrome da Half-Life” meritò anche un editoriale sul neonato TGM Online, a causa delle decine di utenti che finivano con la testa sul cesso dopo qualche decina di minuti di gioco per colpa di un FOV (Field of View) di 75 gradi invece dei fisiologici 90. Una stringa di codice sulla console “guarì” gli utenti meno sensibili, ma purtroppo sul sottoscritto ha avuto ben poco effetto.
Nel corso degli anni ho imparato a convivere con la Motion Sickness: lampadina puntata sul monitor in modo da averlo ben illuminato; niente televisione accesa sullo sfondo, per evitare ulteriori immagini in movimento che possano evocare la nausea; al primo accenno di giramento di testa, alzarsi immediatamente dalla scrivania e prendere una bella boccata d’aria in giardino. Mi sono quasi commosso quando ho visto modder e addirittura software house prendere a cuore il problema: ho scoperto una serie di mod create appositamente per disabilitare l’Head Bobbing – questo il nome di quell’orribile ondeggiamento di testa negli FPS – mentre cercavo disperato un modo per giocare a The Void di Ice-Pick Lodge. La sorpresa più grande l’ho avuta comunque leggendo il menù principale di The Talos Principle di Croteam, che vantava la meravigliosa voce “Motion Sickness Options”.
Il problema è stato addirittura studiato dall’Università del Minnesota nel 2006, che ha stimato che circa uno studente su due soffriva di leggeri mal di testa dopo aver giocato per un’ora ad Halo, e che tali sintomi si presentano soprattutto nei soggetti che soffrono anche di mal di mare e mal d’auto (e tristemente posso confermare per esperienza diretta). L’anno precedente anche l’U.S. Army Research Institute ha avuto gli stessi risultati, sottoponendo 742 piloti a varie simulazioni di volo: anche qui circa un militare su due ha riportato vari sintomi, che sparivano dopo un’ora nel 34% dei casi e potevano addirittura permanere per più di sei ore nel 4% dei soggetti.
Ora che mi sono tolto questo piccolo sassolino dalla scarpa mi sento decisamente meglio: coraggio, amici, unitevi a me nella lotta contro la Motion Sickness! Gridate al mondo il disagio che provate nel giocare agli FPS e non fatevi più prendere in giro da chi è più fortunato di noi! Arriverà il giorno che potremo anche noi godere di tutti i titoli senza problemi. Per il momento, però, ho rischiato di morire dopo aver provato per tre secondi Oculus Rift.
Ché poi sta sulle balle anche a me, a prescindere dalla nausea :-)
Certo con i dispositivi VR... penso non ci sia soluzione facile come un'opzione.